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Messico, no alla speculazione sulle tortillas

23 gennaio 2007 – Il prezzo delle tortillas - la focaccia di granoturco che rappresenta il prodotto alimentare di base in Messico - è esploso negli ultimi mesi, a causa della folle corsa alla produzione di etanolo negli Stati Uniti, che sta producendo un'impennata dei prezzi del mais in varie zone del mondo. L'etanolo, il “biocarburante” più di moda al momento, rappresenta una perdita netta una volta calcolata l'energia necessaria per produrlo, e richiede enormi quantità di mais. La conseguenza è che comincia già a profilarsi un calo delle quantità di mais disponibili per il consumo umano, e gli speculatori finanziari hanno subito fiutato l'affare.
L'aumento del prezzo delle tortillas in Messico rappresenta una seria minaccia per la maggioranza della popolazione messicana, che ha già visto un calo della propria ricchezza negli ultimi decenni a causa degli accordi liberisti del NAFTA. Una fetta rilevante della popolazione è già malnutrita, in un paese che qualche decennio fa era autosufficiente dal punto di vista alimentare; adesso, dopo il miracolo del libero mercato, diventa sempre più povero, e la gente disperata decide di rischiare tutto per emigrare clandestinamente negli Stati Uniti.
A metà gennaio il Foro Permanente di Produttori Rurali, un gruppo di agricoltori che è diventato molto noto a metà degli anni Novanta quando ha adottato le proposte di Lyndon LaRouche per affrontare la crisi del debito nel settore agricolo, e che ha promosso numerose iniziative pubbliche all'insegna dello slogan “Sì, c'è vita dopo la morte dell'FMI”, ha pubblicato una dichiarazione in cui denuncia la speculazione sul prezzo del mais. La dichiarazione, che è stata ripresa da numerosi quotidiani locali e anche dalle principali emittenti radiofoniche, si intitola “Mais: chi è più importante, il Mercato o la Gente?” Denuncia la speculazione finanziaria di chi rischia di affamare il popolo messicano, e poi punta il dito contro la strategia del governo di Felipe Calderon, che propone soltanto di importare altro mais dagli Stati Uniti, con la conseguenza che quel poco che rimane della produzione di mais in Messico andrà definitivamente in bancarotta. Così la dottrina liberista crea una situazione in cui costa meno importare il cibo dall'estero, mandando in rovina l'economia nazionale.
La dichiarazione del Foro dice, tra l'altro: “Il governo Calderon, se vuole governare veramente, deve mettere a punto una serie di azioni che andranno contro il proprio credo economico, e quello degli interessi finanziari che vogliono garantire la continuazione di un modello economico che minaccia di fare morire di fame milioni di messicani. Servono misure straordinarie da parte dello stato per regolamentare i prezzi e bloccare la speculazione. Lo stato è in grado di identificare le grandi corporazioni che stanno controllando il mercato e facendo incetta di mais.”
“In concomitanza, serve una strategia che permetta al paese di ristabilire misure di base per la protezione della produzione agro-alimentare nazionale. Questo significa allontanarsi dalle premesse del libero mercato, e piuttosto attuare una politica di sostegno dei prezzi. Lo stato deve rilanciare una politica di investimenti pubblici per stimolare la ripresa del settore agricolo, e in modo particolare gli investimenti nelle infrastrutture idriche, quale il Piano dell'Acqua del Nordovest, che permetteranno un'espansione dei confini della nostra agricoltura e garantiranno la possibilità di produrre i cereali necessari per ridurre fortemente la nostra dipendenza alimentare dall'estero”.
La dichiarazione del Foro è uno degli elementi usati dal movimento giovanile di LaRouche (LYM) in Messico nella sua campagna a favore di una ripresa della sovranità economica e politica del paese, dopo la vergogna dell'elezione del neo-presidente Felipe Calderon, resa possibile da brogli sistematici.


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