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Ancora aria di guerra fredda: la Russia e missili USA in Europa orientale

8 febbraio 2007 – Nelle ultime settimane si sono rinnovati gli annunci americani di un dispiegamento di missili e sistemi antimissile nei paesi dell'Europa orientale, una volta fedeli alleati di Mosca, come la Polonia e la Repubblica Ceca.

Già in passato ci siamo occupati di questa questione riferendo come, all'annuncio che non sarebbe stata rivelata la natura (se nucleare o meno) dei missili dispiegati da parte americana, la Russia abbia replicato che la risposta ad un eventuale lancio di un missile di natura non specificata sarebbe per forza di cose nucleare.

Infatti a nessuno sfugge il fatto che missili di quella portata, potenzialmente vettori di bombe atomiche, a dispetto delle dichiarazioni americane che vorrebbero tali missili puntati su installazioni di non meglio identificati “terroristi”, sono in realtà una minaccia per la Russia, per di più piazzata nel suo “cortile di casa”.

Il 4 febbraio scorso il generale Makmut Gareyev ha infatti detto che la pretesa che tali installazioni siano state previste per fronteggiare minacce da Iran e Corea del Nord “fa acqua da tutte le parti” e che, al contrario, esse sono puntate verso la Russia e “sono legate all'espansione della NATO verso la Russia.”

L'edizione del 9 febbraio della Rossyskaya Gazeta riporta in prima pagina: “Gli USA si preparano alla guerra con Mosca e Pechino.” L'editoriale che porta questo eloquente titolo riferisce della testimonianza al Senato da parte del Segretario alla Difesa USA, Robert Gates, sulla richiesta di finanziamento per le forze armate, che in quella occasione ha detto che gli Stati Uniti hanno bisogno di un'intera gamma di risorse per la difesa, dal momento che “non sappiamo cosa accadrà in posti come Russia, Cina, Corea del Nord e Iran.”

L'articolo passa poi a stemperare i toni dicendo che certe affermazioni servono ad impressionare i parlamentari per ottenere i fondi desiderati, ma l'impressione del titolo rimane.

Il ministro della difesa russo Sergei Ivanov, l'8 febbraio, sulla Suddeutsche Zeitung, ha, da parte sua, messo in chiaro che se gli USA andranno avanti con tali progetti, la Russia prenderà le sue contromisure, definendo “incomprensibile” la scelta del dispiegamento dei sistemi d'arma in Europa orientale, quando c'è un accordo di cooperazione tra Russia e NATO.

“Gli unici missili in grado di colpire l'Europa e gli USA,” ha continuato Ivanov, “sono in possesso, oltre che di paesi della NATO, di Russia e Cina (tra i quali una guerra è improbabile), per quanto riguarda la Corea del Nord, basta guardare il mappamondo…”.

Ivanov ha anche dichiarato che si è di fronte all'intenzione da parte americana di controllare le difese dell'Europa e di un segnale non amichevole verso la Russia, che comunque si dichiara disponibile al dialogo.

In questo quadro va comunque inserita la recente presa di posizione su alcuni organi di stampa da parte russa, sulla SDI (Strategic Defense Iniziative). A seguito dell'esperimento cinese di distruzione di un proprio satellite, infatti, si è infatti riaccesa la discussione sui sistemi di difesa strategica che utilizzano tecnologie avveniristiche (come i raggi al plasma e al laser). I Russi hanno ribadito la loro contrarietà a simili sistemi d'arma e hanno difeso l'allora decisione sovietica (1983) di rifiutare l'offerta, formulata dal Presidente USA Reagan, di sviluppare congiuntamente tali sistemi, definendo quella proposta come una truffa tesa a distruggere l'URSS.

Ricordiamo che Lyndon Larouche tra il 1982 e il 1983 svolse la funzione di latore di questa offerta da parte americana. L'economista e politico USA ha invece recentemente ribadito che fu proprio la decisione della dirigenza sovietica di rifiutare quell'offerta ad accelerare il crollo dell'URSS, che infatti per tutta risposte si gettò a capofitto in una corsa agli armamenti, che finì di saccheggiare l'economia di quel paese, come lui stesso aveva puntualmente previsto in quell'occasione.


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