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Esplode l'indignazione internazionale per la truffa di Al Gore

20 marzo 2007 – Il tentativo dell'agente britannico Al Gore e della sua coorte ecologista di imporre tagli colossali alla produzione industriale ed ai livelli di vita, creando al tempo stesso una nuova bolla finanziaria nelle cosiddette tecnologie delle fonti rinnovabili, ha finalmente suscitato un'ondata di resistenze. Allo sforzo internazionalmente coordinato da Lyndon LaRouche e dal suo movimento giovanile si è recentemente aggiunta una corrente in Inghilterra che ha prodotto un film intitolato “La grande truffa del riscaldamento globale”, come pure una schiera crescente di personalità, soprattutto scienziati, che hanno deciso di denunciare Al Gore, egli stesso un operatore di hedge funds, come promotore di una frode di stampo fascista.
Nel suo recente tour europeo, Gore ha chiaramente fatto capire di operare in coordinazione con David Milibrand, ministro dell'ambiente britannico, e con gran parte della leadership dell'Unione Europea, dove l'imposizione di una riduzione delle emissioni di CO2 e dell'ecotassa su di esse dovrebbero diventare uno dei temi centrali della politica internazionale ai vertici come quello del G8. Milibrand ha rilasciato dichiarazioni per chiedere drastiche misure di riduzione delle attività industriali, anche a livello di Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La Cancelliere tedesca Angela Merkel si è unita alla crociata facendosi promotrice di una riduzione del 20% delle emissioni nell'intera UE. Il vertice EU di Potsdam del 17 marzo si è prevalentemente occupato sul presunto problema del riscaldamento globale adottando infine il protocollo della biodiversità.

Fatte a pezzi su Canale 4 le menzogne di Gore

Nei primi cinque minuti della trasmissione “The Great Global Warming Swindle” mandata in onda da Channel 4 l'8 marzo è stata smontata la menzogna di Al Gore secondo cui nessuno scienziato accreditato respinge la tesi del riscaldamento globale. Una lista impressionante di esperti in climatologia, oceanorafia, meteorologia, scienze ambientali, biogeografia e paleoclimatologia impiegati da istituti come NASA, International Arctic Research Center, Pasteur Institute, MIT e quasi una decina di università prende la parola per contraddire la tesi di Gore.
Il film passa quindi a smontare l'ipotesi del CO2: le emissioni dell'attività umana o naturali non determinano il clima. L'attività solare invece, nei suoi cicli lunghi e brevi, esercita un influsso decisivo sul clima terrestre, citando a proposito uno studio particolarmente convincente di uno scienziato danese.
Il film conclude spiegando che l'ambientalismo conduce al genocidio, mostrando un ospedale, non distante dal luogo dove l'ONU ha tenuto la conferenza sul clima nel 2006, dove tutta l'elettricità disponibile è quella fornita da un pannello solare che non basta ad alimentare contemporaneamente un minifrigo per i vaccini e l'illuminazione. L'ex fondatore di Greenpeace Patrick Moore, che ha abbandonato il movimento, afferma: “Il movimento ambientalista si è trasformato nella forza maggiore che esiste per impedire lo sviluppo nei paesi in via di sviluppo ... Ritengo per me legittimo definirli 'anti-umani'.”
Negli USA il documentario circola underground, animando il dibattito soprattutto a Washington, ed ha ottenuto molta pubblicità in Danimarca e Svezia. I suoi produttori si rendono ben conto dei sostegni storicamente dati dall'Inghilerra al movimento verde, a cominciare dalla gioventù nazista, e dei pericoli insiti nel lasciar correre(il dvd può essere acquistato a questo link: http://www.wagtv.com/acatalog/Store.asp. Oppure cercare “The Great Global Warming Swindle”).
Parlando ad Edimburgo, Gore ha reagito al documentario definendolo “la pseudo-scienza come intrattenimento”.

Una nuova bolla speculativa, il “Carbon Trading”

Con il termine Carbon Trading si intende il mercato delle quote di emissione consentite in base all'accordo di Kyoto e ripartite tra attività e industrie. Si tratta di qualcosa di ben più sfuggente dell'IT che già fece crac nel 2000, ma nell'Unione Europea sembrano tutti pronti a buttarsi in questa supernew economy. Il quotidiano conservatore londinese Daily Telegraph del 14 marzo riferiva che il vero messaggio di Al Gore è “il boom del mercato della riduzione delle emissioni”. Il giornalista economico Tom Stevenson ha scritto che Gore “sa individuare le tendenze” e “il carbon trading ... è quello più promettente”.
La cosa fa particolarmente piacere al probabile successore di Toni Blair. Il 12 marzo il cancelliere dello scacchiere Gordon Brown ha parlato alla Green Alliance dichiarandosi pronto a trasformare Londra nel centro di questo nuovo “global carbon market”. Facendo riferimento al rapporto di Sir Nicholas Stern che nel 2006 diffuse il panico sul riscaldamento globale, Brown ha affermato che l'Inghilterra potrebbe mettersi alla testa delle “iniziative” in materia di clima, “creando nuovi mercati. Come sostiene Nick Stern, il trading delle emissioni ... può dar vita a significati flussi di investimenti verso i paesi in via di sviluppo. La mia ambizione è costruire un mercato globale delle emissioni di CO2, sulla base del piano dell'UE per le emissioni, con centro a Londra. Il trading delle emissioni, che ha oggi un valore di circa 9 miliardi di dollari, potrebbe espandersi tra i 50 ed i 100 miliardi. Dunque promuoveremo questo nella conferenza internazionale che si terrà a Londra per discutere come possiamo collegare i piani tra i diversi paesi e migliorare tale trading con i paesi in via di sviluppo, trasformando questo sistema crescente in una forza globale per effettuare il cambiamento”. “Cina, Brasile, Sud Africa, India, Messico ed altri” saranno presi di mira in questo tentativo di costituire un nuovo impero in chiave “ambientalista”.
Brown non ha nascosto le sue simpatie per il ministro degli esteri dell'Impero George Canning, che nella prima metà dell'Ottocento si vantò “di aver fatto nascere il nuovo mondo per riequilibrare il vecchio”. Analogamente, Brown si propone di dar vita ad un “ordine nuovo” ambientalista fondato sull'interdipendenza globalizzata. Tutto “il sistema delle istituzioni internazionali post 1945 ... ha urgentemente bisogno di essere riformato per un mondo di 200 stati e un'economia globale che ha ora bisogno di attenzioni ambientali globali”. Brown ha continuato: “Il mese prossimo il Regno Unito cercherà di porre il cambiamento climatico all'ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza”. “Al centro di queste nuove istituzioni globali dev'esserci un'Europa globale che collabora più strettamente ... e lasciatemi dire che le decisioni prese la settimana scorsa attestano la leadership del Regno Unito in Europa”.
Il giorno successivo il ministro dell'Ambiente David Milibrand ha presentato una proposta di legge laburista per il cambiamento climatico secondo cui il governo inglese sarebbe il primo ad imporre drastiche misure obbligatorie di riduzione delle emissioni: il 60% entro il 2050.
La City di Londra, riferisce il Guardian, si imbarcò già nel mercato del carbon trading nel 2002 con un piano da 215 milioni di sterline per indurre le imprese a ridurre le emissioni. Al proposito il direttore dei mercati ambientali di Barclays Capital ha asserito: “Quando nel 2005 arrivò il piano di trading di emissioni europee (ETS - Emission Trading Scheme) ci trovammo automaticamente al centro degli affari”. La direttiva ETS tocca più del 60% del volume di quote di emissione trattate nel mondo e l'80% del suo valore complessivo, ha scritto il Guardian. Adesso si stima che quest'anno sia possibile trattare permessi di emissione pari a 2,4 miliardi di tonnellate di CO2 rispetto agli 1,6 miliardi dell'anno scorso o i soli 799 milioni di tonnellate del 2005. Il traffico delle emissioni ha raggiunto i 20 miliardi di euro l'anno scorso e i mercati delle emissioni si stimano sui 20 miliardi di euro.


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