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Il dibattito sugli hedge funds in Germania, Svizzera e Austria

7 maggio 2007 – Nel discorso pronunciato il 4 maggio in occasione della conclusione del mandato di Edgar Meister al vertice di Bundesbank, il ministro delle Finanze tedesco Peter Steinbrueck ha notato che la sua proposta per la trasparenza degli hedge funds non è al momento realizzabile a motivo delle resistenze provenienti soprattutto dall'Inghilterra. Steinbruck ha inoltre riferito di aver trovato gli americani più disponibili verso la sua proposta. Sebbene al Summit del G-8 a giugno non sarà approvata nessuna normativa per il controllo di tali fondi, il governo tedesco è convinto che occorre molto più della semplice autodisciplina convenuta tra i fondi, ma a questo punto occorre concordare un codice ben definito e formalizzato. Fonti del governo tedesco hanno fatto trapelare l'indiscrezione secondo cui gli inglesi avrebbero insistito affinché si eliminasse dai documenti del G-8 ogni riferimento al termine “trasparenza”, perché secondo loro sa troppo di “regulation”, cosa che la City di Londra aborrisce profondamente. Così nei prossimi incontri - quello dei 27 ministri delle Finanze dell'EU che si tiene a Berlino l'8 maggio e quello dei ministri delle Finanze del G-8 previsto a Potsdam il 19 maggio - non c'è da attendersi progressi su questo tema.
L'appello alla trasparenza ed ai controlli intanto si diffonde oltre i confini tedeschi, dove da due anni è al centro del dibattito sui “fondi locuste”. In Svizzera esponenti del governo soppesano l'opportunità di indire speciali udienze parlamentari sui fondi, sull'esempio di quelle indette dal parlamento nazionale olandese all'inizio di aprile. L'urgenza di mettere sotto controllo il fenomeno dei fondi in Olanda è dovuta alla vicenda della ABN AMRO, la più grande banca privata del paese che è stata aggredita da una serie di hedge funds britannici guidati da TCI, probabilmente forti della complicità di Groenink, amministratore delegato di ABN, che potrebbe aver lavorato sottobanco per la Royal Bank of Scotland, probabile nuova proprietaria del gruppo olandese. Anche in Svizzera l'allarme riguarda le scalate ostili contro le principali banche e imprese del paese. L'allarme è stato suonato anche in Austria dove l'edizione del 3 maggio di Die Presse denunciava il rischio per 50 grandi banche e imprese di essere prese di mira dalle scalate ostili dei fondi nelle prossime settimane o mesi. A corredo dell'articolo l'immagine di una locusta grossa e grassa, il simbolo degli hedge funds d'assalto.
Il governo tedesco potrebbe in ogni caso inasprire i controlli con altri mezzi, senza attendere l'approvazione dei partener dell'UE o del G-8. Il ministero delle Finanze tedesco si ripropone di rafforzare il peso e allargare le competenze dell'ente di vigilanza BAFIN che porterà a 400 la lista delle banche e dei fondi che terrà costantemente sotto osservazione. Questo avviene a scapito della banca centrale tedesca, di ispirazione più monetarista, fino ad ora responsabile di vigilare su molte banche. Inoltre ad aprile è stato sottoscritto a Berlino un accordo tra BAFIN e l'omologa americana SEC per la cooperazione sulla vigilanza e lo scambio di informazioni “su casi allarmanti” o anche sulle indagini ufficiali sul conto di banche e fondi da ambedue le parti, cosa che può essere intesa come un primo passo per una intesa tra Stati Uniti e Germania.

La Federal Reserve ammette rischi da LTMC

A proposito degli sviluppi finanziari in corso LaRouche ha ricordato il 3 maggio che i suoi moniti al riguardo sono ben noti.
In particolare l'economista americano ha fatto riferimento al nuovo rapporto della Federal Reserve nel quale si lancia l'allarme sui rischi rappresentati dalla bolla degli hedge funds, che può scoppiare come accadde con LTCM nel 1998, quando si rischiò il collasso irrecuperabile dell'intero sistema finanziario mondiale. Nel rapporto del 2 maggio la Federal Reserve di New York scrive: “Le elevate correlazioni che recentemente caratterizzano i rendimenti lasciano intendere concentrazioni di rischio paragonabili a quelle che precedettero la crisi degli hedge funds nel 1998”. A seguito della crisi di LTCM, nel 1998, il Presidente Bill Clinton propose una conferenza internazionale per creare “una nuova architettura finanziaria”, ma la sua iniziativa fu prontamente affossata.
Il termine “correlazioni”, usato nel rapporto, indica semplicemente il problema che quasi tutti gli hedge funds fanno le stesse scommesse, investono sugli stessi futures, acquistano lo stesso tipo di titoli, ecc. per cui una crisi improvvisa di questi titoli sarebbe amplificata a dismisura sui mercati internazionali, come avvenne con l'insolvenza sui titoli di stato russi su cui avevano scommesso pesantemente LTCM e tanti altri, chiamati a rendere conto nell'ottobre 1998. Come noto, gli hedge funds fanno questi investimenti soprattutto con denaro preso in prestito. “Simili strategie di trading”, e l'alto rapporto di indebitamento o di leva, “accrescono il rischio quando i fondi debbono chiudere posizioni simili in risposta ad uno shock comune”, riferisce il rapporto redatto da Tobias Adrian, economista dei mercati di capitali della Fed.
E' importante notare che mentre le fonti finanziarie britanniche hanno preso nota del monito della Fed, i mezzi d'informazione americani hanno preferito ignorarlo. Nella classifica delle facce di bronzo si distingue MSNBC che ha scritto “La Fed dice che il rischio degli hedge funds è diminuito”, una linea su cui gli altri mezzi d'informazione hanno imbastito le loro variazioni.
Mentre la Fed lanciava il suo monito, il Dillon Read Capital Management, prestigioso hedge fund della USB svizzera, dava forfait dopo appena due anni di attività, a motivo delle perdite colossali nelle operazioni in titoli MSB (i mortgage backed securities, titoli negoziabili emessi su pacchetti di debiti ipotecari). In realtà, per quanto cospicue, le perdite di UBS sono poca cosa rispetto al miliardo di dollari in MBS perso in un solo trimestre dalla General Motors Acceptance Corporation (GMAC). Chi segue questa newsletter da qualche tempo ricorderà che nel 2005, chi voleva minimizzare i rischi della distruzione del settore dell'auto USA denunciati da LaRouche, sosteneva che GM sarebbe sopravvissuta grazie alla solvibilità della sua branca finanziaria, appunto GMAC. Adesso GMAC è posseduta a metà da GM e per l'altra metà dall'hedge fund Cerberus, e i suoi guai sono tutt'altro che terminati.
Le perdite sul mercato MBS in realtà non si limitano ai 20 miliardi, come sostiene qualche economista accreditato, ma forse superano già i 100 miliardi, secondo alcuni calcoli preliminari condotti dall'EIR. “Da tempo ammonisco da tale rischio, ma fanno finta di niente. Credono di saperla lunga perché le 'loro fonti' la raccontano diversamente. Per questo non fanno niente”, ha spiegato LaRouche.


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