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Le implicazioni dello scandalo della BAE

18 giugno 2007 – Il 14 giugno Lyndon LaRouche è intervenuto ad una videoconferenza dell'EIR su internet a cui hanno partecipato Augustin Rodriguez (segretario nazionale dei dipendenti dell'Università Nazionale Autonoma del Messico), Yasmir Farina, (vicepresidente del sindacato dei dipendenti universitari del Cile) e Hugo Moyano, segretario generale della CGT, il principale sindacato argentino.
LaRouche ha presentato le prospettive di una ripresa economica mondiale, l'argomento principale discusso nelle sue recenti visite a Mosca e a Roma. “Ci troviamo in uno dei periodi più pericolosi della storia moderna”, ha spiegato l'economista americano. “L'attuale sistema finanziario e monetario mondiale scomparirà inevitabilmente. Resta solo da chiedersi: come sostituirlo? Questo è il problema. Il sistema monetario internazionale, nella sua forma attuale, è irrimediabilmente fallito. Non può essere in alcun modo riformato, ma può essere soltanto sostituito. Ciò che occorre fare è creare un nuovo sistema monetario, come ho più volte proposto: se gli Stati Uniti - cosa che ritengo non impossibile - presentano una proposta alla Russia, alla Cina e all'India per sponsorizzare la formazione di un nuovo ordine monetario e finanziario internazionale, questo può essere fatto”. LaRouche ha sottolineato alcuni sviluppi positivi in America Latina, attorno alla neocostituita Banca del Sud, che sarà capace di generare credito a lungo termine, se opererà in un contesto internazionale riformato.
LaRouche ha ribadito che una svolta tanto profonda degli Stati Uniti verso una tale alleanza a quattro non è impossibile, specialmente alla luce dello scandalo che ha coinvolto la grande impresa aerospaziale britannica BAE Systems e il governo saudita, che mette alle corde il vicepresidente Dick Cheney a motivo dei suoi legami con il principe Bandar. Lo scandalo, ha sottolineato LaRouche, non riguarda le tangenti ma assume una dimensione più ampia: “E' una crisi che mostrerà chi prende le decisioni al mondo. Sarà un gruppo di nazioni? Oppure sarà il riemergente impero britannico, che in realtà non è mai stato disciolto? Un impero che sta prendendo il controllo sugli Stati Uniti e arriverà al dominio mondiale attraverso la globalizzazione”.
Lo scandalo della BAE, ha spiegato LaRouche, è conseguenza del fatto che “certe forze in Europa, negli Stati Uniti e persino nella stessa Inghilterra, sono in rivolta contro questa minaccia di un impero mondiale. La rivolta si esprime in parte attraverso la resistenza di importanti figure militari, negli Stati Uniti ed altrove, contro ciò che sta accadendo nell'Asia sud-occidentale. Si esprime anche in altri modi, e ora attraverso lo scandalo BAE.
“Lo scandalo, che ha puntato i fari sul principe saudita Bandar come personaggio chiave in questa truffa internazionale, ha aperto un vaso di Pandora. Se Bandar affonda, anche l'intero sistema tenderà a colare a picco”.
Il 21 giugno, LaRouche spiegherà ulteriormente le implicazioni dello scandalo BAE in una webcast che sarà accessibile sul sito www.larouchepac.com.

Guerra all'oligarchia anglo-olandese

Sebbene i mezzi d'informazione, come il Guardian e la BBC, che hanno rivelato per primi lo scandalo, abbiano documentato aspetti importanti dei traffici di armi tra inglesi e sauditi e le tangenti da 2 miliardi di dollari al principe Bandar ibn Sultan, la vera storia ancora non è arrivata al grande pubblico. Il nocciolo della questione, che viene ancora ignorato, è questo: i traffici in questione poggiano su un accordo che garantisce agli inglesi la consegna giornaliera di una intera petroliera carica di 600 mila barili di petrolio, in ciascun singolo giorno da quel lontano settembre 1985, quando l'accordo fu stipulato, fino ad oggi.
I sauditi decisero di firmare il contratto per aquistare armi dalla BAE britannica dopo che il loro tentativo di acquistare gli F-15 americani fu bocciato grazie alla lobby dell'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC). L'accordo fu negoziato dallo stesso principe Bandar con l'allora governo Thatcher. Nel contratto del 25 settembre 1985 si parla di 72 caccia Tornado e 30 aerei d'addestramento Hawk. Il contratto Al-Yamamah preveva in pratica il baratto, con il contante previsto solo per le “consulenze” al principe Bandar.
L'EIR pone la seguente domanda: dove sono finiti i 600 mila barili di petrolio al giorno? Innanzitutto salta agli occhi che questa produzione era al di fuori della quota che l'OPEC assegna all'Arabia Saudita, per cui le finanze saudite non ne hanno risentito affatto. In secondo luogo, tutto il petrolio veniva piazzato immediatamente sullo spot market, dunque a prezzo di mercato. Tutto questo petrolio venduto in 22 anni, al valore attuale del dollaro, si può stimare sui 160 miliardi di dollari, e senza tracce contabili.
L'EIR calcola inoltre che i sauditi possono aver speso, per estrarre il petrolio e caricarlo sulle petroliere, al massimo 5 dollari al barile. Dunque una spesa massima di 24,6 miliardi. Inoltre, il valore degli aerei acquisati si stima a 40 miliardi di dollari. Anche sottraendo queste spese dal valore commerciale dei 160 miliardi, si arriva ad una cifra che oscilla tra gli 80 ed i 100 miliardi di dollari come guadagno netto, un fondo dunque creato e gestito da qualcuno in Inghilterra, in un'operazione concordata con centri di potere negli USA e con alcuni sauditi.
Il principe Bandar ha studiato al College Cranwell della Royal Air Force britannica, a partire dai 16 anni d'età. Vi entrò non appena suo padre diventò ministro della Difesa, come riferisce la biografia ufficiale del principe. Ci sono voci secondo cui egli sarebbe stato cooptato nei servizi MI6 dello spionaggio britannico. Il gruppo aerospaziale BAE, allora privatizzato dalla Thatcher, è rimasto legato alla City di Londra ed ai servizi britannici: tutto il personale commerciale di BAE è passato per l'MI6 o è stato da esso scrutinato. Di conseguenza quella della BAE è una struttura del gruppo di potere anglo-olandese. L'EIR continua ad approfondire l'inchiesta da questo punto di vista.

Lo scandalo della BAE, colpo di grazia per Cheney?

A seguito dello scandalo in cui è coinvolto il gruppo BAE, il 15 giugno il dipartimento della Giustizia USA ha aperto un'inchiesta sulle tangenti versate dal gruppo aerospaziale britannico, soprattutto in Arabia Saudita ed in Cile, per assicurarsi le commesse militari. Si tratta di accertare se la BAE abbia infranto le leggi americane sulla corruzione dall'estero e sul riciclaggio del denaro.
Al centro dello scandalo figura il principe saudita Bandar bin Sultan, per 22 anni ambasciatore negli USA e grande amico del vice presidente Dick Cheney. Fu proprio Bandar ad organizzare, lo scorso novembre, la visita di Cheney in Arabia Saudita per cercare di convincere re Abdullah a sostenere un attacco militare USA contro l'Iran e a finanziare i gruppi terroristici sunniti contro le forze sciite in tutta la regione. Si sospetta che i circa 2 miliardi di bustarelle intascati da Bandar siano stati usati per foraggiare attività clandestine dei sunniti contro gli sciiti, in Libano ed altrove.
Ricordiamo che oltre a Cheney lo scandalo coinvolge altri nemici di LaRouche, a cominciare dal primo ministro britannico Tony Blair e dal suo ex ministro per le commesse militari, baronessa Liz Symons. Ad un livello più profondo, lo scandalo della BAE potrebbe portare alla luce dei nessi molto sotterranei tra commercio di petrolio, finanza internazionale e segrete operazioni spionistiche che hanno determinato la storia politica globale dal 1945. Per questo motivo c'è da attendersi che Bush, Cheney e altri non risparmieranno energie nel tentativo di soffocare e insabbiare lo scandalo. Il New York Times notava che “un motivo per cui la BAE è refrattaria a tempeste del genere è dovuto agli stretti rapporti che legano Bandar alla famiglia Bush, il che comporta una scarsa inclinazione dell'amministrazione ad approfondire la questione”.


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