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LaRouche: il crac è cominciato

7 agosto 2007 – Nell'ultima settimana di luglio si è verificata una serie senza precedenti di fallimenti o salvataggi di grandi banche, hedge funds e altri istituti coinvolti nel mercato ipotecario. Commentando questi sviluppi, il 30 luglio, Lyndon LaRouche ha affermato di non essere affatto sorpreso perché “il sistema è già crollato” e, come lui aveva previsto, l'esplosione speculativa degli hedge fund, private equity fund ecc., alimentata praticamente ad interessi zero dallo “yen carry trade”, era condannata in partenza.
LaRouche ha inoltre spiegato che questa crisi è il risultato del crollo delle operazioni di emissione di titoli garantiti dai mutui, che non sono più in grado di generare altro denaro come capitalizzazione. Di conseguenza il flusso di denaro proveniente dalle banche, che dipendeva dal margine di quei titoli, si è bloccato, prosciugando il flusso di denaro che arrivava agli hedge funds. Questi ultimi avevano preso impegni di acquisto e fatto promesse di pagamento che in questa situazione non sono in grado di onorare. Questo significa che ai due capi della proliferazione di capitale fittizio, cioè esso viene generato, e dove deve essere consegnato (e adesso si verificano le insolvenze), il sistema è grippato.
Così il crac è cominciato e travolge l'intero sistema. La tragedia del ponte sul Mississippi il 1 agosto è emblematica della distruzione dell'economia fisica provocata da anni di economia speculativa.
Ora è indispensabile ottenere dei veri cambiamenti di indirizzo politico. A cominciare da un rinnovo della leadership di Washington che passa per l'allontanamento di Dick Cheney dalla Casa Bianca.

Cronologia di un crac annunciato

Gli sviluppi più importanti dell'ultima settimana sono i sintomi concreti del crac generale ormai in corso:
* Lunedì 30 luglio: il meccanismo dello yen carry trade ha continuato a funzionare in senso inverso e sono crollate le monete australiana e neozelandese, che hanno rispettivamente perso il 4,1 e il 6,1 per cento. Ambedue le monete erano state gonfiate dal carry trade, e cioè dagli speculatori che avevano acquistato bonds ad alto reddito con gli yen presi a prestito a tassi minimi. Essendosi invertito il flusso, gli speculatori hanno liquidato le posizioni.
* Lunedì 30 luglio: Le azioni della tedesca IKB (Industriekreditbank) hanno subito una perdita del 15,7% alla borsa di Francoforte dopo che è stata diffusa la notizia della sua esposizione sul mercato immobiliare USA (vedi oltre).
* Martedì 31 luglio: I titoli della American Home Mortgage Corp.(AHM), ventesimo istituto di mutuo degli USA, con un rating “Alt-A”, che vuol dire un gradino al di sopra dei subprime, sono crollati a seguito della notizia che AHM non distribuirà dividendi. Il titolo è sceso a 1,04 dollari, rispetto ai 36 dollari di dicembre, prima che la Borsa di New York decidesse di sospenderne le trattazioni. Le perdite si sono riversate però sulle azioni delle grandi banche vicine all'istituto: Lehman Brothers, Bear Stearns e Goldman Sachs.
* Martedì 31 luglio: La Bear Stearns ha annunciato la sospensione dei rimborsi da parte di un suo hedge fund (il terzo) del quale si era verificata la corsa agli sportelli degli investitori.
* Mercoledì 1 agosto: Ripercussioni sui mercati borsistici europei dell'insolvenza della American Home Mortgage Corp. (AHM). La borsa di Parigi ha perso il 2,5%, quella di Londra il 5%. Particolarmente colpiti il gruppo Man, (il più grande hedge fund sulla scena mondiale) e la Royal Bank of Scotland. La principale detentrice di titoli azionari australiana, la Macquerie Bank, ha perso il 10,7% quando si è saputo che due suoi hedge funds rischiavano di perdere il 25% dei loro 300 milioni di dollari, come conseguenza della esposizione sul mercato dei subprime USA.
* Mercoledì 1 agosto: Crollo del ponte sul Mississippi Isterstate-35 nel Minnesota, sintomo del disinvestimento dall'economia fisica.
* Giovedì 2 agosto: La Accredited Home Lenders Holding Company, finanziaria specializzata in mutui subprime, ha fatto sapere che rischia il fallimento. Le sue azioni hanno perso di conseguenza il 35% mentre al tempo stesso le azioni di IKB perdevano il 40%.
* Venerdì 3 agosto: Diverse testate importanti in Europa hanno scritto che la crisi del mercato ipotecario USA avrebbe potuto causare un crollo globale. Secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt c'è il rischio di un travaso della crisi sui mercati globali e di “una profonda crisi economica negli USA”. Liberation ha scritto che le vicende di AHM e di IKB sono rivelatrici di una dimensione sistemica della crisi. Il principale quotidiano danese, Berlinske Tidende, ha ironizzato sugli esperti della finanza, che soprannomina “fin-spin”, secondo i quali ad essere afflitti dal crac adesso sarebbero solo gli extraterrestri.
* Sabato-domenica 4-5 agosto: Breve sospiro di sollievo per gli operatori, grazie alla chiusura delle borse di fine settimana.
* Lunedì 6 agosto: I mercati asiatici riaprono in ribasso. La Bear Stearns annuncia il licenziamento del numero due Warren Spector. La banca è all'ottavo posto nella graduatoria dei sottoscrittori di mutui subprime nei primi sei mesi dell'anno e al quinto posto in assoluto.

La crisi della tedesca IKB

Per tutto il mese di luglio i quotidiani tedeschi hanno lanciato, anche se in sordina, allarmi sulle possibili ripercussioni di una crisi della bolla residenziale USA, puntualmente scoppiata il 30 luglio. Indizi sull'esposizione della Industriekreditbank (IKB) nel mercato subprime negli USA hanno fatto precipitare a peso morto le azioni IKB nei primi minuti delle trattazioni sulla piazza di Francoforte. Alle 10 il titolo aveva perso il 15,7% e le trattazioni sono state sospese. Il principale azionista della banca, l'istituto pubblico Kreditanstalt fuer Wiederaufbau (KfW), ha annunciato l'emissione di un credito di salvataggio. Queste mosse, per quanto tempestive, non sono però bastate a raffreddare gli umori, perché si è parlato di un'esposizione consistente della IKB in un credito ad alto rapporto di indebitamento di 12,7 miliardi di euro organizzato dalla Rhineland Funding, una controllata di IKB nel Delaware, ritenuta un canale altamente speculativo con capitale proprio di soli 500 dollari! Le trattazioni sono riprese dopo l'intervento di salvataggio del KfW, ma già nel pomeriggio la IKB aveva perso un altro 8% del suo valore. La giornata successiva si è conclusa con un'altra perdita colossale, il 28%. Complessivamente, a chiusura della settimana, la quotazione di IKB ha perso il 40%.

Il salvataggio in realtà era già stato previsto e concordato il 29 luglio nel corso di una conferenza telefonica tra i vertici bancari tedeschi, pubblici e privati. Di tale accordo si è però saputo qualcosa solo quattro giorni più tardi. In tale occasione Jochen Sanio, direttore di BaFin, l'ente federale per i servizi finanziari omologa della Consob, avrebbe affermato: “Questa è la più grande crisi bancaria dal 1931”. In tal modo Sanio si riferiva al crollo della Darmstadt National Bank nel 1931 che segnò l'inizio della Grande Depressione in Germania.
La tempestività dell'intervento dell'ente pubblico KfW, che detiene il 38% di IKB, si spiega con il fatto che quest'ultima gestisce anche un terzo dei prestiti di Kreditanstalt alla piccola e media impresa tedesca, la Mittelstand. IKB fornisce il 14% dei crediti a questo scrigno dei “gioielli di famiglia” della produttività tedesca, un volume quasi pari a quello di tutte le grandi banche private. Quasi il 30% dei prestiti alle imprese maggiori della fascia Mittelstand è in mano a IKB. Questa posizione centrale di IKB nel finanziamento della Mittelstand ha anche una sua storia dovuta all'allargamento della bolla speculativa in Germania. A cominciare dagli anni Ottanta, ma soprattutto nel decennio successivo, le grandi banche private tedesche hanno cominciato a diversificare i propri investimenti abbandonando progressivamente il settore industriale, in particolare quello della Mittelstand. Come conseguenza, industrie di modeste dimensioni ma ad alta produttività, soprattutto quelle dei macchinari, a partire dall'inizio del nuovo millennio hanno dovuto attingere ai crediti delle casse di risparmio, della Kreditanstalt e della IKB. La Kreditanstalt funziona come surrogato di una banca nazionale, organizza delle linee di credito a lungo termine e a basso tasso d'interesse che sono poi trasferite alla IKB che concede i crediti mirati ai progetti specifici delle imprese del Mittelstand. Mentre Kreditanstalt e IKB operano a livello nazionale, le casse di risparmio seguono una politica analoga in un ambito regionale.

Il senatore Reed sul crollo finanziario

Alle notizie sempre più insistenti sulla crisi economica e finanziaria che colpisce il mercato dei mutui subprime (concessi a clienti inaffidabili), e che si allarga in tutto il settore residenziale USA, politici e stampa reagiscono nascondendo la verità e parlando di “assestamenti del mercato” o di fattori stagionali. Rara eccezione è il senatore democratico Jack Reed, che ha deciso di affrontare la questione più seriamente alla Commissione Banche, Edilizia e Urbanistica il 31 luglio.
“Cresce la preoccupazione che la crisi sistemica possa arrivare sui nostri mercati finanziari” ha esordito Reed. “La proliferazione di prodotti come i CDO [Obbligazioni di Debito Collateralizzato, esotici strumenti finanziari emessi in rapporto ad un portafoglio di titoli obbligazionari] che non sono collaudati in situazioni sfavorevoli di mercato; l'accumularsi di capitali in mano a hedge funds non regolamentati e operanti con rapporti d'indebitamento elevati, e regole di contabilità che non promuovono la trasparenza nei rendiconti hanno evidentemente creato le circostanze per problemi che dai mercati finanziari possono riversarsi sull'economia generale”. Reed ha inoltre affermato: “Settori dell'indice [ABX] che replicano bond particolarmente rischiosi emessi sui mutui, con un grado minimo di affidabilità, sono in declino, ma adesso questo declino contagia settori dell'indice che replicano obbligazioni che hanno un rating AAA o AA ... Inoltre, quando vedo come prodotti strutturati sui mutui che inizialmente avevano un rating AAA ora vengono trattati a prezzi tipici dei junk bonds, solo ad un anno dalla loro emissione, mi chiedo se non vi sia un problema strutturale nel modo in cui gli istituti di credito svolgono il loro lavoro. Per me è evidente che un rating AAA non significa più quello che significava in passato”.


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