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Il ponte crollato nel Minnesota è emblematico di un'intera economia

7 agosto 2007 – Il crollo del grande ponte sul Mississippi avvenuto nel Minnesota il 1 agosto torna a riproporre negli USA il tema tanto evitato delle infrastrutture: invecchiamento e mancanza di finanziamenti indispensabili alle manutenzioni si traducono ormai in disintegrazione.
Il governatore dello stato si è subito premurato di dire che nel 2005 e nel 2006 erano state effettuate regolari ispezioni della struttura. Poi si è saputo che non è vero: gli ispettori del Dipartimento dei Trasporti del Minnesota avevano bollato il ponte, la cui costruzione risale al 1967, come “strutturalmente carente” e gli avevano riconosciuto solo il 50% di adeguatezza. Secondo gli standard della Federal Highway Administration, il ponte doveva essere sostituito. Una successiva ispezione però ha attribuito alla struttura un voto meno negativo e di conseguenza non è stata intrapresa nessuna miglioria dell'assetto strutturale del ponte. Da informazioni successive si è appreso che già nel 1990 furono individuate corrosioni ai giunti.
Il ponte sull'Interstate-35W non è un'eccezione ma la regola. Circa il 25% dei 590.750 ponti degli Stati Uniti sono stati catalogati come “strutturalmente carenti e funzionalmente obsoleti” dalla American Society of Civil Engineers (ASCE) che in un rapporto del 2 agosto 2005 spiegava: “Eliminare le carenze dei ponti costerà 9,4 miliardi di dollari l'anno, per venti anni. Alla penuria di investimenti a lungo termine si aggiunge l'assenza di un programma federale per i trasporti”. Secondo la FHA nel resto degli USA ci sono altri 756 ponti come quello crollato in Minnesota.
Al Congresso l'on. Jim Oberstar ha fatto notare che il crollo “sottolinea l'urgenza di investire nelle infrastrutture”. Oberstar è copresiedente della Commissione Trasporti e Infrastrutture e si è fatto promotore, lo stesso 1 agosto, di una legge per il finanziamento d'emergenza. Intervistato dalla Fox TV il giorno successivo ha commentato: “Circa il 40% dei ponti del Minnesota sono stati giudicati dal Dipartimento dei Trasporti strutturalmente carenti e bisognosi di interventi strutturali”. Il governatore dello stato ha ordinato un'ispezione straordinaria dei ponti progettualmente simili a quello caduto.
La necessità di rilanciare lo sviluppo delle infrastrutture statunitensi, come è noto, è uno dei cardini programmatici di Lyndon LaRouche il quale, commentando il disastro del Minnesota, ha affermato che la Casa Bianca dovrebbe trarne tutte le conseguenze. Dal canto suo, invece, il presidente Bush ha fatto sapere che lui “prega” per le vittime, ed ha promesso una “risposta robusta” del governo, ma poi si è lanciato in una diatriba contro il Congresso spendaccione. Alla fine, dalla Casa Bianca hanno promesso solo 55 milioni per l'emergenza immediata. Il Congresso ha fatto meglio, stanziando 250 milioni di dollari il il 4 agosto.

In una conferenza stampa, il corrispondente dell'EIR Bill Jones ha affrontato il portavoce della Casa Bianca Tony Snow in questi termini: “Tony, c'è una conclusione che si può trarre dall'accaduto, considerando che è stato reso noto che i ponti in condizioni pietose sono nell'ordine delle migliaia. Ma com'è che ogni volta che tu riferisci sullo stato dell'economia ci dici che questa è la migliore e la più prospera economia del mondo? Fino a che punto, nella tue stime rosee, tu tieni conto dell'economia fisica reale degli Stati Uniti, che comprende le infrastrutture dei trasporti?” Snow ha risposto: “Ebbene, credo che ad esempio, non troppo tempo fa, sia stata tanto dibattuta una legge per il finanziamento delle autostrade che è stata la più costosa della storia degli USA. Molti bilanci degli stati comprendono stanziamenti considerevoli per i trasporti. Queste sono sempre priorità di bilancio”. Insipienza a parte, Snow ha cercato di scaricare le responsabilità sui bilanci statali e non su quello federale, come ha aggiunto di nuovo rispondendo ad una domanda successiva: “Ritengo che la risposta alla tua domanda vada lasciata ai singoli stati perché sono loro che hanno le strutture sotto controllo”.

Lo stato delle infrastrutture negli USA

Secondo la Società Americana degli Ingegneri Civili, lo stato dei ponti americani è penoso. Circa 70.000 su 590.750 sono considerati strutturalmente inadeguati (ai TIR e ai mezzi pesanti è vietato l'accesso, e sono fissate altre limitazioni di peso e velocità), e richiederebbero più di 188 miliardi di dollari per essere riparati, su un periodo di tempo pari a quello di una generazione. Le stime dell'Amministrazione Federale delle Autostrade sono largamente inferiori, ma la loro pubblicazione risale al 2002.
Ad ogni modo, questo impegno economico, per ora ha spaventato sia il Congresso e il Governo federali, che i singoli Stati.
Gregory Cohen, presidente dell'Associazione Americana degli Utenti delle Autostrade, ha denunciato come nel complesso le amministrazioni, pur seguendo le indicazioni degli ingegneri, si attengono a spese di manutenzione inferiori di 15 miliardi all'anno rispetto a quanto ritenuto necessario (75 miliardi). I senatori democratici Harry Reid e Patty Murray si dicono preoccupati; la Murray ha dichiarato che Bush in passato minacciò di usare il veto, quando i democratici tentarono di alzare il bilancio destinato a queste manutenzioni.
Naturalmente, una voce dalla Casa Bianca, quella del vice addetto stampa Scott Stanzel, ha subito accusato i democratici di cavalcare la notizia del crollo del ponte di Minneapolis per ragioni di parte, e ha precisato che il veto di Bush fu posto su altre aree di spesa, mentre la sua amministrazione avrebbe, in questi anni, aumentato la voce di spesa del 30%.

Parla un neoconservatore

Secondo i neoconservatori non è vero che le infrastrutture degli Stati Uniti stiano implodendo.
William Kristol, commentatore sul Fox Network di Rupert Murdoch, ha detto che il crollo del ponte non è significativo.
Al notiziario domenicale del 5 agosto, Kristol ha dichiarato: “Stiamo spendendo una quantità spaventosa di denaro, principalmente di provenienza statale, non federale. Questa è la tradizione americana, e probabilmente dovrebbe rimanere tale. Ma, vedete, non credo che questo [crollo] simboleggi un grande fallimento delle nostre infrastrutture. Una volta ogni venticinque anni, capita che un ponte crolli in modo inaspettato, a causa di problemi ingegneristici, e ciò è una sfortuna, ovviamente. Ma l'idea che l'intera nazione stia cigolando, non è, io penso, credibile.”
Vi fidate ancora di un neoconservatore? La politica decennale di tagli alle infrastrutture non è forse stata imitata anche in Italia, e altrove?




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