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Personalità ebraiche contrarie alla conferenza mediorientale di Bush

Due personalità ebraiche, Henry Siegman e Shlomo Ben Ami, valutano molto negativamente la conferenza sul Medio Oriente indetta da Bush per settembre in quanto non contiene un serio proposito di risolvere il conflitto tra Israele e Palestinesi.
Tutti i maneggi dell'amministrazione Bush per questa “conferenza di pace”, volti a coinvolgere stati arabi, Israele e i Palestinesi sono una truffa, sostiene Siegman nel numero del 16 agosto della London Review of Books. Siegman è direttore del progetto USA/Medio Oriente del Council on Foreign Relations (CFR) e la sua e' una voce molto ascoltata nella comunità ebraica internazionale e nell'establishment USA.
Siegman sostiene che gli Stati Uniti e l'Unione Europea dovrebbero davvero affrontare seriamente il problema della pace tra Israele e Palestinesi e per questo dovrebbero rimuovere l'ostacolo principale che è costituito dall'idea, prevalente in Israele, secondo cui l'occupazione dei territori palestinesi e la creazione dei cosiddetti “fatti sul territorio” con cui si giustifica l'annessione dei territori possano continuare all'infinito. Il problema non sta nella presunta incapacità dei palestinesi di rinunciare alla violenza o di riconoscere il diritto di Israele ad esistere (cosa che il PLO ha fatto, con una concessione notevole che non è mai stata riconosciuta e compensata), scrive Siegman, ma sta piuttosto “nell'insuccesso della comunità internazionale nel respingere (oltre la vacua retorica) l'idea di Israele secondo cui l'occupazione e la creazione dei 'fatti sul territorio' possa continuare indefinitivamente, fino a quando non si raggiungerà un accordo che Israele reputerà accettabile”, questo è ciò che ha “sconfitto tutte le precedenti iniziative di pace e gli sforzi di tutti gli inviati di pace”.
In un commento pubblicato il 18 agosto sul sito ynetnews.com l'ex ministro degli Esteri israeliano Shlomo Ben Ami ha lanciato il seguente monito: “L'appello per una conferenza internazionale [del presidente Bush] è anche un appello a dichiarare guerra contro Hamas, che è giunto al governo con delle elezioni democratiche, ed a firmare un accordo di pace con Fatah che ha perso le elezioni”. L'esclusione della Siria e di Hamas decisa dall'amministrazione Bush può garantire solo il fallimento della conferenza: “È un'illusione credere che la pace possa essere raggiunta senza la partecipazione di queste forze”, sottolinea Ben Ami.
L'ex ministro critica anche il fatto che i partecipanti alla conferenza debbano obbligatoriamente riconoscere Israele, perché questo comporta l'esclusione dell'Arabia Saudita. Senza i sauditi, Hamas e Siria, spiega Ben Ami, la conferenza non sarà niente più che un “private party” tra Israele e il governo del presidente palestinese Abu Mazen di Fatah. Ben Ami conclude che può aver successo solo un “accordo di pace comprensivo che tenga conto delle aspirazioni di fondo del nazionalismo palestinese”.


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