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Come evitare il disastro

11 settembre 2007 – In una serie di recenti dichiarazioni Lyndon LaRouche ha ribadito come l'approvazione del suo disegno di legge per proteggere i mutuatari e le banche (Homeowners and Bank Protection Act - HBPA) da parte del Congresso USA a settembre sia l'unica opportunità per evitare un disastro finanziario capace di travolgere gli Stati Uniti.
“Siamo alle prese con qualcosa di simile a ciò che accadde in Germania nell'autunno del 1923”, ha spiegato LaRouche. “La cosa assume un aspetto diverso perché oggi si monetizzano titoli senza sostanza, e di conseguenza si crea iperinflazione sui mercati. Quest'iperinflazione è sempre più affamata di rendite e cose simili, e gli effetti inflazionistici messi in moto accelerano lo sfascio nel settore abitativo. Dunque, ancora trenta giorni di questa solfa finiranno per provocare un'esplosione dell'economia USA ... qualcosa nella direzione di ciò che accadde in Germania nell'autunno 1923”.
Alla riapertura del Congresso il 4 settembre, il movimento giovanile di LaRouche, presente in forze per fare propaganda al HBPA, ha notato, oltre alle risposte positive, anche gli effetti deleteri della campagna degli hedge funds che hanno chiesto ai parlamentari di non fare nulla. LaRouche ha commentato dicendo che questa crisi costringe ad una scelta tra gli hedge funds e le banche: “C'è un conflitto tra il cartello internazionale degli hedge funds, che hanno quartier generale nelle Isole Cayman, sotto la monarchia britannica, e la struttura di banche che negli Stati Uniti e in Europa operano a livello federale o di stato. Le banche non controllano più l'attività bancaria; a controllarla adesso è il cartello degli hedge funds”.
“Noi siamo convinti che l'unico modo di salvare la civiltà è affondando gli hedge funds e tenendo a galla le banche. A voi la scelta: lasciare che le banche affondino per salvare gli hedge funds - la chiamano Globalizzazione II - oppure salvare le banche e lasciare che gli hedge funds colino a picco da soli”.
L'unico modo in cui il Congresso potrà opporre resistenza alle pressioni di questi fondi, ha continuato l'economista americano, è controbilanciando le loro pressioni con quelle ancora più forti che debbono provenire dal loro elettorato. Il Congresso sa come stanno le cose, sia sul versante dell'economia che su quello della guerra, ma fa lo gnorri perché non è pronto a prendere le misure necessarie, a cominciare dall'impeachment del vice presidente Cheney. Adesso la questione centrale è quella economica perché c'è una soluzione, quella di LaRouche, mentre il panico che costringerà a ricorrervi si sta già diffondendo a livello locale.

Disperazione nel reparto rianimazione delle banche centrali

Nella prima settimana di settembre le banche centrali hanno continuato a gettare benzina sul fuoco iniettando nuova liquidità nel sistema. Ma più iniezioni fanno e più devono constatare che il sistema è morto. Banca Centrale Europea, Federal Reserve e Banca d'Inghilterra hanno speso 100 miliardi di dollari nel tentativo di riavviare un sistema di prestiti interbancari ormai bloccato, per poi dover ammettere che il tentativo è stato inutile. La BCE ha reso ufficiale la sua svolta politica con l'annuncio di lasciare invariato il tasso d'interesse primario il 6 settembre e spiegando che lo scopo dell'iniezione di denaro (42 miliardi di Euro in un sol giorno) era una riduzione del tasso di prestito interbancario nella speranza che le banche ricominciassero a prestarsi denaro l'un l'altra. Ma il Libor a tre mesi non si è ridotto affatto. La BCE ha annunciato nuovi piani per ridurre il Libor la settimana prossima. Ancora benzina sul fuoco.
Le banche centrali si rifiutano di ammettere che il sistema creditizio può essere riavviato soltanto nel contesto di una riorganizzazione fallimentare, come sostiene LaRouche. Il mese scorso la Federal Reserve ha annunciato che avrebbe accettato qualsiasi titolo spazzatura come collaterale, sempre nel tentativo di riavviare il sistema creditizio, ma poiche non può offrire più di quanto il mercato ora valuti quei titoli (circa il 60% del loro valore nominale), anche quello sportello non è servito a niente.
Tra il 10 ed il 18 settembre scadono titoli garantiti da attivi (asset backed commercial papers) per un valore di circa 130 miliardi di dollari che debbono essere rifinanziati e per i quali le banche hanno ammassato liquidità. Ora i banchieri si rendono conto che il tempo è agli sgoccioli. In un discorso pronunciato a Mosca, Hans Joerg Rudloff, presidente di Barclay Capital, ha affermato che le prossime quattro/sei settimane saranno fondamentali per determinare se il sistema può sopravvivere. Il sistema ha subito “un attacco cardiaco”, ha detto Rudloff. Di conseguenza le banche non trattano più i propri attivi giacché tutti sanno che i loro prezzi sono inflazionati. Per Rudloff “la questione principale resta questa: siamo in grado di definire un nuovo livello di prezzi per questi assets? Se rimaniamo incartati il paziente finirà per morire”.
Teoricamente il commercio potrebbe ricominciare quando per quegli assets si definirà un prezzo realistico, ma “realistico” comporterebbe un'insolvenza generale, la bancarotta per l'intero sistema. Di contro, anche continuare a sostenere i prezzi correnti comporta a sua volta l'insolvenza.
In effetti, l'amministratore delegato di Deutsche Bank Josef Ackermann ha notato, in un'intervista al Financial Times del 6 settembre, che i banchieri internazionali si sono consultati per due settimane di seguito al telefono senza riuscire a mettersi d'accordo su come depennare le perdite. “Ancora non c'è una politica comune”, ha lamentato. “Nessuno l'avrebbe detto... che la liquidità si sarebbe prosciugata così di colpo”, ha aggiunto facendo l'ingenuo. Nell'incontro dei banchieri a Cernobbio, il 7 e 8 settembre, l'argomento principale degli incontri è stato: quale grande banca andrà a fondo per prima?


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