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Le banche centrali chiudono la stalla quando i buoi sono già scappati

7 gennaio 2008 – Mentre la Federal Reserve continua a pompare denaro nel sistema, la Banca Centrale Europea reagisce alla dinamica inflativa prosciugando la liquidità dopo le grandi immissioni del periodo natalizio. In ambedue i casi si tratta di chiudere la stalla a buoi scappati. La BCE espone il sistema bancario ad un collasso a catena mentre la Fed alimenta la dinamica iperinflativa.
La banca centrale USA ha annunciato il 4 gennaio che avrebbe aumentato del 50%, fino a 30 miliardi di dollari, il denaro a breve termine che le banche potevano prendere in prestito nell'asta del 14 gennaio. Nel frattempo, tra il 27 dicembre e il 4 gennaio, la ECB ha drenato dal sistema 800 miliardi di euro, quasi il doppio di quello che aveva pompato a fine anno.
La BCE reagisce all'allarme inflazione ed all'aumento della massa monetaria M3 nell'eurozona; infatti la base monetaria è aumentata del 12% a novembre nonostante avesse già raggiunto un record ad ottobre. Secondo Lyndon LaRouche il drenaggio della liquidità dalle banche deciso dalla BCE è una delle turbolenze finanziarie che egli si attendeva per il 3 gennaio.
Per le prime 8 settimane dell'anno dunque si prospetta uno scenario che ripropone il solito, inutile armamentario monetarista. Ciò non fermerà il ribaltamento in corso della leva finanziaria, il rapporto di indebitamento con cui sono state costruite le piramidi dei derivati, che sta per colpire i derivati sul credito dopo aver colpito i titoli garantiti da ipoteche. Ted Seides di Protégé Partners sostiene che “la gravità del disastro dei subprime potrebbe essere solo un prologo dell'atto principale, una tragedia che si svolge sul grande palcoscenico dei mercati del credito societario”. I derivati sul credito Credit Default Swap (CDS) per Seides sono “un mercato assicurativo senza riserve”, che lui stima sui 45 mila miliardi di dollari.
Per far saltare la piramide dei CDS, basta che le insolvenze societarie negli USA passino dall'attuale 1,4 al 5 per cento. Ma con la crisi dell'economia reale questa diventa una prospettiva molto concreta. In effetti, l'agenzia di rating Fitch ha già previsto un tasso di sofferenza del 4-5% sui prestiti alle imprese per la prima metà del 2008. Questo riguarda principalmente le imprese nei settori delle costruzioni e immobiliari.
Intanto le banche continuano ad accumulare perdite. Il 28 dicembre la Goldman Sachs ha annunciato che le perdite stimate dai gruppi concorrenti Citigroup, Merrill Lynch e JP Morgan saliranno a 33 miliardi. Il credito che Citigroup dovrà cancellare passerà dagli 11 ai 18,7 miliardi, quello della Merrill da 6 a 11 miliardi, quello di JP Morgan da 1,7 a 3,4 miliardi. Cifre analoghe sono state rese note il 4 gennaio da Credit Suisse. Mentre le grandi banche possono cancellare i propri crediti “a fette”, lo stesso non possono fare le banche medie e piccole. Di conseguenza una nuova insolvenza come quella della Northern Rock potrebbe innescare un effetto domino.


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