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L'intervento di MoviSol all'incontro dell'Istituto “De Gasperi” di Bologna, sulla dottrina sociale della Chiesa


L'intervento di MoviSol all'incontro dell'Istituto “De Gasperi” di Bologna, sulla dottrina sociale della Chiesa

15 gennaio 2008 (MoviSol) - Il 18 dicembre 2007, su iniziativa dell'Istituto Regionale di Studi sociali e politici intitolato ad Alcide De Gasperi, una cinquantina di persone si sono riunite per dibattere intorno al significato della dottrina sociale della Chiesa Cattolica, sulla quale hanno esposto le proprie vedute Mons. Stefano Ottani, docente di Teologia Morale a Bologna e Giorgio Campanini, docente di Storia delle Dottrine Politiche all'Università di Parma.

In rappresentanza del Movimento Solidarietà, Flavio Tabanelli ha caratterizzato il contesto finanziario, economico e culturale per cui la Chiesa fatica ad avviare il progetto implicito nella dottrina stessa, e ha presentato gli aspetti strategici che dovrebbero essere tenuti in considerazione da chiunque, nonostante tutto, ne conservi l'intenzione. Il suo intervento è stato articolato nei punti, che ricostruiamo approssimativamente qui di seguito:

1. La preoccupazione che ci ha fatto qui riunire rivela la necessità di cominciare a rispondere in modo adeguato alla sfida che, più concretamente definita, possiamo individuare nella apparente vittoria dell'impero, a livello globale. L'impero è qualcosa di noto, anche ai primi cristiani, poiché è da esso che furono perseguitati. L'impero è, tra le costruzioni politiche, la concretizzazione del Male. È bene ricordare come Erasmo, nel vano tentativo di educare il futuro Carlo V, gli fece presente che perfino Aristotele testimoniò di alcune città a costituzione oligarchica, che richiedevano ai funzionari il giuramento di nuocere il più possibile alla plebe.

2. Il problema che abbiamo davanti è enorme. Siamo nella più grave crisi finanziaria, economica e culturale che l'umanità abbia mai conosciuto, e dobbiamo pensare a come comunicare con le altre civiltà. Innanzitutto, pensando che vi siano persone capaci di amare “anche in Cina”, e che il dimostrarsi concretamente preoccupati delle sorti economiche di quelle lontane popolazioni, significhi in un certo senso la loro “evangelizzazione”, anche se non formalmente intesa. Di quale “orgoglio del nostro cattolicesimo” dovremmo essere fieri, infatti? [1] Di quello stesso orgoglio, che fu tanto abilmente accarezzato e sedotto, quando, nell'ottica della guerra fredda, servivano ottimi oppositori del nemico comunismo? Anche la Democrazia Cristiana spesso si è fatta manipolare in questi termini. Infatti è stata spazzata via, guarda caso, proprio quando all'impero “churchilliano” (Transparency International), venuto meno il comunista, non servì più nemmeno il “buon cattolico”. Poiché il Prof. Campanini ha ricordato come i cattolici tedeschi, nel 1933, sbagliarono tragicamente nel votare per Hitler [2], si deve aggiungere che, prossimamente saremo chiamati a scegliere tra un Hitler e un Hitler (non certo con gli stessi baffi e la camicia bruna), se non avremo trovato il modo di trasformare rapidamente il contesto mondiale di crisi economica e culturale, la più grave che l'umanità abbia mai conosciuto.

3. In questo, incontriamo un altro problema, inedito e gravissimo. Quanti giovani sono presenti in questo incontro? Quattro o cinque. Sulla maggioranza dei giovani, infatti, tutte le parole spese in questa serata, scivolano come su di un vetro. La maggioranza dei giovani è devastata da stupidaggini (calcio, rock, divi cinematografici, culti, ecc.) e ha la mente saturata di immagini, suoni, ecc. [3]
Molti giovani, inoltre, soffrono per una sorta di sindrome, dovuta alla perdita di speranza; essi, infatti, hanno la chiara percezione dell'assenza di un sereno futuro.
Abbiamo bisogno, nel trattare con i giovani, di farci ispirare dai grandi maestri dell'ironia (Rabelais, Boccaccio, ecc.), perché è soltanto con essa che possiamo indicare l'errore nel prossimo, senza umiliarlo. Inutile dirlo, il predicozzo, o il solito catechismo, non fanno più presa.

4. Siamo in crisi economica, il sistema finanziario internazionale è già crollato. Non è vero che esso sta crollando, come gli economisti, forse i più onesti, cominciano a dire. È già crollato, e abbiamo bisogno di un approccio alla Enrico Mattei, alla Franklin Roosevelt, per uscire dal problema. Questo è l'approccio di Lyndon LaRouche.

I presenti si sono dimostrati molto curiosi di conoscere i due rappresentanti del Movimento Solidarietà presenti all'iniziativa, e di scambiare con loro alcune battute.

Nel corso del suo discorso, Mons. Ottani aveva ripercorso le tappe della dottrina sociale della Chiesa, iniziata con la Rerum Novarum di Leone XIII e rivista dai papi successivi, soprattutto in occasione di alcuni suoi anniversari, non ha sufficientemente investito l'azione delle gerarchie inferiori, né la si trova incarnata nelle azioni quotidiane dei laici, soprattutto di coloro che hanno il potere. Secondo Giovanni Paolo II “si radica nelle situazioni concrete” poiché essa “non è una 'terza via' tra capitalismo liberista e collettivismo marxista […] non è neppure un'ideologia […]” ma “l'insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice” (Sollecitudo rei socialis). Non dimentichiamo che nel compendio sulla dottrina sociale della Chiesa, Giovanni Paolo II aveva fatto esplicito riferimento all'urgenza di un nuovo sistema finanziario più giusto, alternativo a quello attuale, che condanna interi popoli alla povertà per preservare la bolla speculativa.

I colloqui più interessanti tra i due rappresentanti del Movimento Solidarietà e il pubblico sono avvenuti con persone che si occupano di economia. Si preannuncia una collaborazione più stretta con l'Istituto.


Note:

[1] L'espressione tra virgolette è stata usata da un accalorato partecipante all'incontro.

[2] Senza ricordare che il dittatore promise ai cattolici i posti di lavoro liberatisi con le espulsioni degli Ebrei.

[3] Se il Rinascimento si avvalse proprio delle immagini, per educare le masse analfabete, la tragica novità è che in questa crisi, coloro che necessitano di un intervento altrettanto salvifico sono già fin troppo sazi di immagini. Che fare allora?


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