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Bloomberg, l’opzione mussoliniana per la campagna presidenziale USA

Mentre Lyndon LaRouche dedica ogni sforzo a denunciare l’emergere di una candidatura del sindaco di New York Michael Bloomberg per la presidenza degli USA, si considerino le operazioni lanciate dai mass media contro la candidatura di Hillary Clinton, l’unico candidato che potrebbe varare una seria politica rooseveltiana. Da settimane i mass media presentano la sua candidatura ormai sfiorita, mentre attribuiscono la palma della candidatura democratica a Barack Obama. Il fatto che la Clinton abbia rilanciato la strategia di dare una voce ai dimenticati, soprattutto quelli colpiti dall’ondata di pignoramenti, non riceve l’attenzione dei mezzi d’informazione.

Il Wall Street Journal dell’8 febbraio, ad esempio, deprecava il fatto che la Clinton fosse contro il liberismo sfrenato del trattato NAFTA, mentre su questo tema Obama “è più equilibrato”. Di sicuro però Obama è più vulnerabile, e una ridda di commenti sui suoi legami con Tony Rezko, incriminato per truffa, è partita dai giornali inglesi Independent e Guardian. Le accuse sono state devotamente riprese da tante testate americane e dalla Associated Press. Si capisce che Obama può venir giù con la stessa rapidità con cui è andato su.

 

Dichiarazione di LaRouche

In una dichiarazione diffusa in milioni di copie in tutti gli Stati Uniti Lyndon LaRouche afferma tra l’altro:

“Mitt Romney ... ha ritirato improvvisamente al sua candidatura nel partito repubblicano. Contro Barack Obama è partita una campagna di Londra per eliminarlo dalla competizione... Il sindaco di New York Bloomberg ... procede a tutto vapore in quella che per i suoi sostenitori sarà una campagna in cinquanta stati per la presidenza USA. Nel frattempo il sen. McCain si è praticamente aggiudicato la nomination repubblicana.

Come farà Bloomberg ... a ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle primarie? Il problema per lui è che sia Obama che Hillary Clinton sono ancora in lizza, anche se gli inglesi e altri ambienti vorrebbero già liquidare Obama. In tal modo la sen. Clinton resterebbe l’unica candidata alla nomination democratica.

Bloomberg finirà davvero per candidarsi? Come? Democratico, repubblicano o indipendente? Credo che si possano già identificare le opzioni principali.

Opzione repubblicana: un’accoppiata McCain-Bloomberg in cui il secondo potrebbe facilmente subentrare al primo, per sopraggiunti problemi di salute, e dove non si può escludere che una Leonora Fulani subentri a Condoleezza Rice.

Opzione democratica: Dopo un affossamento di Obama orchestrato da Londra, Hillary potrebbe essere eliminata allo stesso modo, per cui la macchina di Bloomberg si impadronirebbe della Presidenza e, con il sostegno di Schwarzenegger, instaurerebbe un regime fascistoide con una politica schachtiana secondo le regole dettate da George Shultz e Felix Rohatyn, già autori della ‘Rivoluzione negli Affari Militari’...

Non credo che Bloomberg sia solo la parodia di Ross Perot, che nel 1992 fece campagna per sottrarre voti a Bush padre. Ciò non rientra nei disegni di chi lo gestisce.

Obama, favorito dal Board of Trade di Chicago, finora ha riscosso il sostegno degli ambienti del sen. Edward Kennedy e finora non ha dimostrato di avere intenzioni serie di lanciare riforme sostanziali. Se la cava bene con la retorica populista, ma zoppica in materia di riforme economiche credibili. Come l’on. Barney Frank, egli ha respinto categoricamente l’unica riforma praticabile che avrebbe effettivamente senso per l’80% delle famiglie americane che rientrano nelle fasce di reddito più basse.

Nondimeno, sebbene non vi sia molta sostanza nel programma di Obama che ci è dato di conoscere, è significativo che egli abbia catturato l’immaginazione di una significativa minoranza dell’elettorato. Se lui e Hillary fossero eliminati dalle varie manovre golpiste pilotate da Londra, e sostituiti da un Bloomberg o da un’accoppiata McCain-Bloomberg, questo porterebbe all’adozione immediata della politica economica e sociale fascista caldeggiata da Felix Rohatyn.”

 

La campagna “clandestina” di Bloomberg

Michael Bloomberg non ha ancora annunciato la propria candidatura, ma già attorno a lui si stanno coalizzando vari sostenitori di una candidatura “indipendente”: gli ex sen. David Boren, Sam Nunn e John Danfort, e il senatore in carica Chuck Hagel. Resta da chiarire una questione importante: come fare a metterlo in lista in tutti e cinquanta gli stati. L’impresa, di per sé difficile, diventa quasi impossibile se la candidatura resta “clandestina”.

Per il momento Bloomberg può contare su dei partitini indipendenti di New York, attivi però in vari stati, su Leonora Fulani e altri attivisti che come lei sono usciti dalla fucina dello psicomarxista Fred Newman. Certo è che questi attivisti sanno che con i soldi di Bloomberg si possono cambiare le regole del gioco.


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