Il dibattito sulla tortura negli USA
11 febbraio 2008 Convocato dalla Commissione Intelligence del Senato il 5 febbraio, il direttore della CIA Michael Hayden ha ammesso che l'Agency ha sottoposto al waterboarding, cioè l'annegamento simulato o controllato, almeno tre elementi di Al Qaeda.
Si tratta della prima ammissione ufficiale del ricorso alla tecnica promossa, insieme con altre forme di tortura, soprattutto da Dick Cheney. Parlando in pubblico, il 7 e 8 febbraio, il vicepresidente ha ironizzato al proposito: Si tratta di servizi duri per clienti duri; dove lo scherno non è tanto rivolto ai suoi 'clienti' quando alla legge americana e a quella internazionale.
L'opera ingrata di coprire le spalle a Cheney tocca all'Attorney General Michael Mukasey, che di fronte alla Commissione Giustizia del Senato, il 31 gennaio, non ha voluto riconoscere l'illegittimità del waterboarding, sostenendo che la cosa dipende da fatti e circostanze. In realtà nessuno, da 100 anni, in America ha mai pensato che il waterboarding non fosse tortura. Il sen. Whitehouse gli ha ricordato che la violazione della legge sulla tortura prevede 20 anni di reclusione e la condanna a morte nel caso di decesso della vittima ma Mukasey ha detto che non è così semplice perché dipende da quali autorizzazioni ci si avvale. Il senatore lo ha rimbeccato prontamente sostenendo che per un'infrazione del genere non valgono quelle esenzioni per i casi in cui si agisce su autorizzazione dell'ufficiale superiore. Non c'è la linea difensiva di Norimberga, quella dei criminali nazisti che dicevano: ho solo eseguito gli ordini.
Se ammettesse che il waterboarding è tortura, la carica che ricopre obbligherebbe Mukasey ad aprire un'indagine per punire i responsabili, ma soprattutto chi ha dato loro l'ordine di commettere l'illecito, arrivando dritto dritto a Cheney. Un'inchiesta in tal senso è già stata chiesta a Mukasey dal sen. Dick Durbin subito dopo la dichiarazione di Hayden.
Movimento Internazionale per i diritti civili Solidarietà
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