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Crisi in vista per il sistema dell’euro

10 marzo 2008 – Mentre il fantasma dell’insolvenza perseguita i pesi massimi bancari come Citibank e affonda nomi prestigiosi come Carlyle Capital, gli hedge funds si vedono costretti a liquidare grandi quantità di bonds per far fronte alle richieste dei clienti e delle banche che chiedono il rientro dei prestiti. La Federal Reserve ha annunciato di essere pronta a raddoppiare le iniezioni di liquidità per ovviare al panico. Per il 10 e 24 marzo dunque le aste non si limitano a 30 miliardi ma saliranno a 50 miliardi l’una. La Fed ha fatto anche sapere che ci sono 100 miliardi pronti attraverso accordi di riacquisto di 28 giorni in cambio di titoli garantiti da ipoteche.

Presi dalla disperazione, gli hedge funds e le banche non vendono soltanto bonds societari ma anche titoli di stato. Così Eurolandia è scossa dai fremiti delle ondate di denaro che fugge dai bond italiani, greci, spagnoli e francesi per cercare rifugio nei titoli di stato tedeschi. Questa forbice tra i bond italiani e tedeschi ha raggiunto i 60 punti base, lo stesso livello che fu raggiunto nel 1999, quando fu messa in discussione la capacità dell’Italia di rientrare nei criteri di Maastricht, per aderire all’euro.

Oltre alla svendita da panico, ci sono poi gli avvoltoi pronti a sfruttare speculativamente i dislivelli nel mercato degli eurobond. Sul Telegraph del 6 marzo, Ambrose Evans-Pritchard, autorevole portavoce di certi ambienti finanziari londinesi, citava “un esperto” secondo il quale una grande banca d’investimento ha fatto un pesante “gioco d’arbitraggio”, ovvero speculazione tra quotazioni d’acquisto e di vendita di bond italiani e derivati sul credito, e forse è stata improvvisamente costretta a liquidare i bond. Il Tesoro italiano è insolitamente intervenuto nel mercato per sostenere il valore dei BOT.

Considerando l’entità del debito italiano (103% del PIL e circa la metà del mercato europeo dei bond) un aumento significativo dei tassi comporta il rischio d’insolvenza del paese. Gli ambienti imperiali di cui Evans-Pritchard è portavoce hanno da tempo previsto la bancarotta dell’Italia, che avrebbe per conseguenza la fine del sistema dell’euro. E più che “analisi” questi ambienti producono “programmi operativi”.

In una valutazione del 19 febbraio Lyndon LaRouche sostiene che “se il Regno Unito mantiene la rotta attuale, i disegni imperiali britannici ... sono destinati a fallire molto presto. Tutto ciò che resta in dubbio al proposito è se la disintegrazione dell’impero britannico trascinerà con sé il resto della civiltà europea in un’epoca buia planetaria di lunga durata”.

 

La battaglia sul trattato di Lisbona

Il parlamento inglese ha respinto due proposte di referendum sul trattato dell’EU. Si tratta però di una vittoria di Pirro per Gordon Brown, perché 29 laburisti sono passati nel campo pro-referendum. C’è poi anche il rischio di una “de-ratifica”: se dalle prossime elezioni i Tories usciranno rafforzati, essi dichiareranno non valida la ratifica del trattato.

I sondaggi mostrano generalmente una volontà dell’elettorato di decidere direttamente sul Trattato, non solo in Inghilterra ma anche in Francia, dove 1000 persone hanno intentato un ricorso alla Corte di giustizia europea contro la ratifica parlamentare del trattato avvenuta quattro settimane fa. Dei ricorsi sono in cantiere anche in Germania e Austria. In Germania c’è anche da contare l’opposizione degli stati che sono gelosi delle proprie prerogative nei rapporti con il governo federale.

L’opposizione in Olanda è guidata dai socialisti, che hanno messo in moto un’iniziativa per raccogliere consensi al referendum anche da altri partiti. Anche in Belgio, dove il trattato è stato approvato al Senato, vi sono diversi organismi giuridici, a più livelli, che devono dare il proprio consenso e sembrano invece propensi a regolare la questione attraverso un referendum.

In Francia è sorta l’iniziativa “Stop Blair”, che raccoglie firme contro la proposta di Sarkozy di affidare la presidenza UE all’ex premier britannico. Le firme raccolte sono già 24.000.

Il 27 febbraio il sito web dei Democratici Indipendenti del Parlamento Europeo ha pubblicato il testo integrale dell’appello di Helga Zepp-LaRouche alla resistenza contro il Trattato di Lisbona.


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