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La rivolta in Tibet

18 marzo 2008 – La rivolta in Tibet fa parte dello scenario per “la grande guerra eurasiatica”, regia britannica e partecipazione di un’Europa prigioniera del trattato di Lisbona. Da sottolineare il ruolo svolto da Marco Pannella e da altri dirigenti radicali nell’organizzare le azioni di protesta che sono sfociate nei disordini di Lhasa.

Alla fine di dicembre 2007, Pannella e Matteo Mecacci del Partito Radicale volarono a Dharamsala, in India, dove risiede il cosiddetto “governo in esilio” del Tibet, per incontrare il Dalai Lama, il capo del governo in esilio e il presidente del parlamento. In quell’occasione fu pianificata quella che Pannella chiama orwellianamente una “Satyagraha (marcia pacifica) mondiale”, in concomitanza con l’anno olimpico. La Satyagraha è cominciata ufficialmente il 10 marzo con una marcia guidata dal Mecacci in persona a Dharamsala, mentre Pannella cominciava lo sciopero della sete. Mentre le autorità bloccavano la marcia diretta verso il confine tibetano, iniziavano i disordini in Tibet.

Il pedigree di Pannella è noto. La sua carriera è stata promossa dalle forze di occupazione britanniche alla fine della seconda guerra mondiale. Ebbe un rapporto particolare con Elena Croce e la principessa Margherita Caetani, moglie dell’ufficiale britannico Hubert Howard. Artefice di tutte le nefandezze politiche che hanno rovinato l’Italia, una volta confessò di fronte ad una commissione parlamentare che negli anni cinquanta, come membro del Congresso per la Libertà Culturale, si recava personalmente a Parigi per intascare i finanziamenti della CIA, per mano di Irving Brown.


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