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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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La NATO va verso la terza guerra mondiale?

7 aprile 2008 – In una dichiarazione del 4 aprile Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco (BüSo), prende in esame l’ultimo vertice della NATO appena concluso a Bucarest. Helga Zepp-LaRouche sostiene che nella NATO è in corso la trasformazione “in un’organizzazione dell’impero mondiale”, sotto la spinta della “oligarchia finanziaria dell’impero britannico che fomenta il caos tra i principali oppositori di un impero anglo-americano. In questo vanno inquadrate le campagne violente contro la Cina e contro la Russia (e personalmente contro Putin), e il tentativo di ricondurre paesi come lo Zimbabwe sotto il controllo coloniale”.

“Al vertice della NATO di Bucarest, tutti i paesi membri hanno sostenuto l’ordine del giorno imperiale, con l’unica eccezione del rinvio dell’ingresso della Georgia e dell’Ucraina”. In quest’ordine del giorno figurano: adesione di Croazia e Albania e rientro della Francia nella NATO; installazione dei sistemi antimissile e radar in Polonia e nella Repubblica Ceca; rinforzi francesi per le truppe NATO in Afghanistan; integrazione della struttura militare della NATO con l’UE, in base alle direttive del Trattato di Lisbona; ed inoltre — stando a rapporti stampa non confermati — discussione e accordo dietro le quinte su un nuovo documento strategico, come quello dei cinque capi di stato maggiore in congedo, in cui si prevede l’uso di armi nucleari in varie parti del mondo e lo "scansare preventivo dei conflitti”. [già trattato in una precedente dichiarazione. Vedi qui]

Secondo Helga Zepp-LaRouche, “un’occhiata alla cartina non lascia alcun dubbio sul fatto che l’ammissione di Georgia e Ucraina nella NATO, come espressione di una strategia di accerchiamento della Russia, insieme ai sistemi di difesa antimissile in Polonia e Repubblica Ceca, minaccino decisamente gli interessi di sicurezza della Russia”. Il presidente Putin ha chiarito il punto di vista russo su questi temi in una conferenza stampa di un’ora a Bucarest, sottolineando che la creazione di un potente blocco militare sul confine della Russia sarebbe considerato "una minaccia diretta alla sua sicurezza nazionale”. Dichiarazioni che sconfessano tale minaccia non bastano, ha spiegato il presidente russo, specialmente perché garanzie verbali del genere sono sempre state offerte prima delle precedenti espansioni. Putin ha accusato la NATO di tenersi sul vago sul ruolo previsto in futuro per l’alleanza, che cela l’intenzione di assumere un peso decisivo sullo scacchiere mondiale, esercitato ben oltre il territorio dei propri stati membri.

Zepp-LaRouche ha fatto riferimento al più ampio quadro strategico dietro questi sviluppi recenti, quello del disegno neo-imperialista illustrato in un servizio di 14 pagine dell’edizione del 27 marzo dell’Economist di Londra, dedicato al futuro della politica estera americana. Il servizio speciale indica sia il declino degli Stati Uniti sia la crescita della Russia e, soprattutto, della Cina come i massimi rivali del 21° secolo. Inoltre spiega che le previsioni di diverse banche d'affari “differiscono soltanto sui tempi necessari per la Cina, e subito dopo per l’India per superare gli Stati Uniti, almeno economicamente”.

Sulla stessa rivista britannica, nota Zepp-LaRouche, è apparsa una serie di articoli, a partire dal 3 febbraio 2007, intitolata «Britannia Redux» in cui si afferma che la Gran Bretagna non è più “il malato d’Europa”, ma, grazie alla globalizzazione, Londra era tornata ad essere il centro del potere che merita di essere. “Questa valutazione certamente si fonda in massima parte sul fatto che circa l’80% di tutti gli hedge funds sono registrati nelle Isole Cayman, una colonia della corona britannica. Si potrebbe fare una lista dettagliata per mostrare come l’impero britannico conta di emergere da questa crisi sistemica come elemento dominante, sottomettendo come vassalli dell’Impero sia gli Stati Uniti che un’Europa immobilizzata nella camicia di forza dell’UE”. L’impero conta di distruggere la partnership strategica tra Russia, Cina e India, e poi di affossare separatamente ciascuno di questi paesi.

Il Sunday Times di Londra del 30 marzo ha aggiunto a questo scenario anche un altro aspetto: una Cina economicamente indebolita, scossa da problemi interni, sarebbe troppo debole per impedire la secessione del Tibet e di altri territori occidentali. Questo sarebbe il preludio per una grande guerra in Asia. “Se, come conseguenza della crisi degli USA, si aggraverà ulteriormente la crisi in Cina – scrive il Times - e Pechino reagisce con una repressione dei disordini, ciò alimenterà delle tensioni col Giappone. E se la morte del Dalai Lama coinciderà con quella del leader nordcoreano Kim Jong-Il, il Giappone avrà nuovi motivi per riarmarsi e potrebbero verificarsi scaramucce militari sulla questione di Taiwan”.

“Tanti aspetti di questi folli scenari nella tradizione della geopolitica di Haushofer, Milner e Mackinder sono già operativi” afferma Zepp-LaRouche. “La destabilizzazione della provincia occidentale cinese dello Xingjian attraverso gli Uiguri, preparata in Pakistan, procede a pieno vapore. Disordini si stanno verificando anche nel Sechuan. Dietro le campagne in corso contro la Cina c’è il piano per la creazione di uno stato musulmano ostile nello Xinjiang, la costruzione di un Grande Tibet e il ridimensionamento del territorio cinese. Scenari simili vengono anche preparati per l’India, prevedendo conflitti tra Hindu, Sikh, Musulmani, Tamil, ecc”.

Qualcosa è in serbo anche per l’Europa: “Quando in occasione del vertice franco-britannico a Londra Sarkozy ha evocato non solo l’Entente Cordiale, ma anche la tradizione colonialista come modello per il ruolo dell’Europa nel mondo di oggi, non si trattava certo di nostalgia. Dietro la campagna britannica contro Mugabe c’è l’intenzione di tornare alla Rhodesia Meridionale [come si chiamava lo Zimbabwe quando era colonia inglese]. Non c’è dubbio che le ‘ex’ potenze coloniali siano ferocemente determinate ad eliminare i vasti accordi che gli africani hanno stipulato con la Cina, e in secondo luogo con la Russia, per importare materie prime in cambio della costruzione di una capacità infrastrutturale e industriale”.

Di fronte al tracollo inevitabile del modello finanziario monetarista, l’élite anglo-olandese opera in preda “alla completa disperazione o follia”. Ciò che teme maggiormente è un riflesso rooseveltiano negli Stati Uniti.


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