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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Ribaltare la politica dei biocarburanti di Al Gore

21 aprile 2008 – Il 14 aprile Lyndon LaRouche ha formulato una serie di proposte politiche per affrontare la grave minaccia della fame nel mondo, dovuta all’iperinflazione dei prezzi e agli ostacoli alla produzione:

* Ogni nazione deve avere il diritto di difendersi dalla fame, contrariamente ai diktat liberisti e genocidi imposti dal FMI e dalla Banca Mondiale. Questo comprende il diritto a stabilire il controllo sulle esportazioni, accordi da stato a stato, e ogni misura di regolazione dei prezzi che risulterà necessaria per garantire il nutrimento adeguato alla popolazione.

* Deve costituirsi un'alleanza di nazioni per adottare misure volte ad aumentare la produzione alimentare e metterla a disposizione delle nazioni più direttamente colpite.

* La politica dei biocarburanti promossa dall’agente britannico Al Gore dev’essere immediatamente ribaltata. E’ una politica che sta letteralmente strappando il pane di bocca a milioni di poveri devolvendo il 12 percento del raccolto mondiale di mais, e un’alta percentuale di quello di grano, alla produzione di biocarburanti che non solo sono inerentemente anti-economici ma anche uno spreco. Una politica del genere, che è solo l’ultima espressione della filosofia liberista nata in seno alla Compagnia delle Indie orientali britannica, produce inevitabilmente stermini di massa.

 

LaRouche in Messico: combattere il WWF e la WTO

In un discorso a Monterrey lo scorso 18 aprile, l’economista Lyndon LaRouche ha esortato la popolazione messicana ad unirsi alla lotta internazionale contro la scarsità di cibo, che è stata creata dal sistema del liberismo britannico. Ora che la crisi è esplosa, le nazioni stanno già abbandonando l’organizzazione per il commercio mondiale (WTO), il principale veicolo responsabile di questo disastro.

LaRouche ha parlato a diverse centinaia di studenti dell’Istituto per gli Studi Tecnologici Superiori (ITESM), ospite di due associazioni studentesche. Nei due giorni precedenti, LaRouche ha partecipato a due trasmissioni radiofoniche ed ha incontrato una commissione dello stato di Sonora impegnata a promuovere grandi infrastrutture idrauliche per combattere la siccità nella regione, che potrebbe essere trasformata facilmente in un grande polmone agricolo.

Il tema dell’acqua è stato al centro dei numerosi incontri di LaRouche, anche perché è l’unica prospettiva per un rientro ordinato di migliaia di messicani espatriati in cerca di lavoro negli USA.

L’opposizione ai progetti idraulici è guidata dal WWF, che conduce una crociata per “preservare la terra”, ad uso e consumo di ambienti oligarchici che se ne arrogano il possesso. Questo comporta non solo il “controllo” dello sviluppo demografico ed economico, ma politiche sostanzialmente miranti a diffondere guerre e carestie.

Cinicamente, il WWF ha lanciato un programma chiamato “adotta un vampiro”, nella pagina Gift Center del suo sito. Si tratta di un pipistrello che succhia sangue alle proprie vittime, ed al tempo stesso secerne un anti-coagulante che fa scorrere meglio il sangue che esce. C’è una metafora migliore del liberismo che si avvale dell’ideologia ecologista?

 

La guerra del WWF contro lo sviluppo

Sul sito www.worldwildlife.org, sotto “Where We Work”, c’è una cartina del mondo che riporta le 19 aree prioritarie in cui il WWF si ripromette di ridurre o di escludere in blocco l’attività umana in nome della “conservazione ambientale”.

Si legge: “Questi 19 luoghi spettacolari comprendono le foreste tropicali più grandi e intatte, i sistemi più diversi di acqua dolce, le barriere coralline più variegate, i deserti biologicamente più significativi e le zone di pesca più produttive”.

Non sorprenderà che queste sono le regioni in cui il movimento di LaRouche propone dei grandi progetti di sviluppo. Un esempio è il bacino dello Yangtze, su cui è sorta la diga delle Tre Gole, che impedisce alluvioni disastrose e porta l’acqua verso nord. Il WWF ammette che il sistema dello Yangtze fornisce l’acqua ad un terzo dei cinesi, ma sostiene comunque di volerlo sotto la sua “tutela”.

Tra le altre zone c’è lo stretto di Bering, dove dovrebbe sorgere un tunnel di collegamento intercontinentale. Nel golfo del Messico ci si ripromette di limitare la pesca, in una zona da cui proviene il 60% del pescato messicano. Inoltre si prevede di bloccare il Piano idraulico del Nordovest in Messico, che porta la sigla PLHINO, che consentirebbe il raddoppio della produzione cerealicola del paese.

Ma il grosso delle “riserve” il WWF se le vuole costruire in Africa: il bacino centrale del Congo, il deserto della Namibia, e la costa orientale con tutto il Madagascar.

In Asia il WWF ha messo gli occhi sul Fiume Amur, sul quale si ripromette di non far costruire nemmeno una diga lungo i 4300 chilometri del suo percorso. Lo stop alle dighe e al trasporto fluviale vale inoltre per tutto il Mekong che dal Tibet arriva fino al Laos, Myanmar, Tailandia, Cambogia e Vietnam.

 

Abolire la WTO per sfamare il mondo

Tredici anni fa, nel 1995, 10 anni di discussioni sulle riforme dell’agricoltura in chiave liberista, condotte sotto l’egida dei GATT, sfociarono nella creazione della World Trade Organization (WTO). La politica seguita, com’era prevedibile, ha condotto all’attuale gravissima crisi alimentare. La WTO dev’essere abolita. E stata fin dall’inizio un meccanismo perverso, ma i governi mondiali sono stati minacciati, ricattati e corrotti perché l'approvassero, sotto la sapiente regia di ambienti impegnati a sovvertire le nazioni e ad a fomentare la riduzione demografica.

La regola di fondo della WTO è semplice: con il pretesto di favorire “il libero commercio e l’accesso ai mercati mondiali”, alle nazioni è proibito mantenere proprie riserve alimentari, garantirsi l’autosufficienza alimentare, garantire l’esistenza alle attività agricole proprie e applicare dazi alle importazioni. La cosa è poi decisamente degenerata nella follia dei biocarburanti inscenata da Al Gore insieme alla campagna per “salvare il pianeta”. Il relatore speciale dell’ONU Jean Ziegler ha perfettamente ragione quando afferma che usare il cibo come carburante è un crimine contro l’umanità.

Per comprendere meglio i crimini della WTO basta rifarsi alle epoche e ai luoghi in cui la produzione agro-industriale è stata dirigisticamente promossa: dalle misure contro la depressione negli Stati Uniti degli anni Trenta, alla ripresa agricola europea del dopoguerra, al programma per l’autosufficienza alimentare dell’India, varato non appena il paese ottenne l’indipendenza dall’Impero Britannico.

Nei decenni successivi però si cominciò a perdere il passo riducendo i livelli di prodotti alimentari disponibili. Dall’inizio degli anni Settanta si sono affermati i cartelli dell’oligarchia anglo-olandese che hanno sempre più egemonizzato il settore alimentare. Si susseguirono campagne, e furono create apposite organizzazioni, per imporre l’idea secondo cui la fame nel mondo è qualcosa di inevitabile, proprio in barba ai concreti successi ottenuti nei periodi precedenti. Regioni agricole molto produttive furono ridotte all’abbandono nelle Americhe, in Europa e Australia.

Oggi un settimo della popolazione mondiale non ha il cibo sufficiente per sopravvivere. Da 20 anni la produzione di grani di vari tipi (riso, grano, mais, ecc.) continua a ridursi senza essere compensata da altri alimenti base. In 12 degli ultimi venti anni la produzione è stata inferiore al consumo complessivo. Le riserve continuano a ridursi paurosamente e quest’anno dovrebbero toccare il minimo degli ultimi 25 anni.

Personalità internazionali, tra cui esponenti della FAO e dell’ONU, si rendono conto che l’incapacità di risolvere l’attuale crisi mondiale è un crimine contro l’umanità. Non riescono però ad affrontare il problema dell’influsso che l’apparato liberista britannico esercita a livello sistemico (il tema è approfondito in un servizio della rivista Executive Intelligence Review del 25 aprile, pubblicato in anteprima qui ).


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