Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

L’umanità corre un pericolo esistenziale

RADDOPPIAMO LA PRODUZIONE DI CIBO

 

 

di Helga Zepp-LaRouche

presidente del Movimento Solidarietà tedesco (BueSo)

7 maggio 2008 -- Davanti ai nostri occhi, come nel festino di Baldassar, arde la scritta che annuncia una catastrofe umana senza precedenti. Sarà fatale per il mondo se non sapremo reagire immediatamente, nel corso dei prossimi giorni, o settimane, dichiarando che la globalizzazione è fallita, e organizzando una mobilitazione tale da raddoppiare la produzione agricola mondiale nel più breve tempo possibile!

C’è davvero urgenza: sin dall’ottobre 2007, si contano disordini e sollevamenti popolari dovuti al cibo in oltre 40 nazioni.  Stando a quanto dichiarato da Rajat Nag, il direttore generale della Banca di Sviluppo Asiatica, già un miliardo di persone in Asia (!) sta soffrendo seriamente per la crisi alimentare; mentre in Africa, in America Latina e presso le altre nazioni povere di altri continenti, un altro miliardo di persone sarà colpito. Jacques Diouf, direttore generale della FAO, dice che dal dicembre 2007 la sua organizzazione non è riuscita a raccogliere i 10,9 milioni di euro (!) necessari per acquistare i semi destinati agli agricoltori poveri delle nazioni in via di sviluppo. Semplicemente, gli Stati ricchi non hanno intenzione di sostenere la crescita delle altre nazioni con denaro, semi e investimenti nelle infrastrutture. Questa è la conclusione di Diouf, esposta alla conferenza della FAO sull’America Latina tenutasi  a Brasilia a metà aprile.

Jean Ziegler, relatore uscente delle Nazioni Unite sul Diritto all'Alimentazione, ha indicato un ulteriore aspetto della crisi: l’uso dei biocarburanti è un “crimine contro l’umanità”. Per riempire i nostri serbatoi con etanolo e pulire così le nostre coscienze ecologiche, la popolazione del Terzo Mondo deve soffrire la fame (e morire, aggiungo io). Parlando dei sollevamenti popolari dovuti alla crisi alimentare, Ziegler ha detto: “Vi sono sollevamenti dovuti alla chiara disperazione della gente, che teme per la sua esistenza e che, assillata da una paura mortale, scende in piazza”.

Siamo soltanto agli inizi. Finché la politica delle nazioni “ricche” (la dottrina di libero scambio dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, della Commissione Europea, ecc.) continuerà, infatti, i cartelli del cibo e gli speculatori si avvantaggeranno delle condizioni createsi con la esplodente crisi sistemica del sistema finanziario mondiale, al fine di massimizzare i profitti e di alimentare l’inflazione dei prezzi, privando gli agricoltori di qualunque beneficio. Se le banche centrali del mondo continueranno a usare soldi dei contribuenti per risanare le perdite speculative delle banche private, vedremo allora diffondersi per il globo un’iperinflazione nello stile della Germania della Repubblica di Weimar.

In queste circostanze, ci sono due alternative: o il pianeta sarà travolto dai sollevamenti popolari dovuti alla fame, e l’umanità proseguirà nella sua discesa verso una nuova epoca buia di caos, guerre di bande e tassi di mortalità crescenti; o si affermeranno la giustizia e una condizione di vita dignitosa per tutti gli esseri umani sul pianeta.

Gli assiomi maltusiani cari all’oligarchia

Le Nazioni Unite stimano che la popolazione mondiale crescerà del 33% entro il 2050. Questo significa che gli attuali 6,7 miliardi ca. di individui diventeranno 9. A questa crescita si accompagna quella della domanda di cibo. Se aggiungiamo il numero dei malnutriti (2 miliardi ca. di individui), vediamo come sia necessario prevedere la duplicazione della produzione mondiale: essa è una stima abbastanza calzante, utile ad orientare i nostri sforzi di pianificazione.

Il problema del cibo è quello che meglio di ogni altri mette a nudo lo stato mentale assiomatico tipico dell’oligarchia. C’è chi, dal punto di vista USA/Eurocentrico, percepisce la crescita demografica come una minaccia, origine delle migrazioni di massa dai Paesi poveri verso quelli sviluppati e della lotta per il controllo delle materie prime (la maggioranza delle quali, è nel sottosuolo dei Paesi poveri).  Questo punto di vista è stato espresso recentemente da Michael V. Hayden, direttore della CIA, in un suo discorso all’Università del Kansas. Egli ha affermato che la crescita demografica interesserà soprattutto le nazioni dell’Africa, dell’Asia e del Medio Oriente, regioni in cui una tale crescita non può essere sostenuta economicamente, portando all’accentuarsi di pericoli di violenza, ribellione ed estremismo.

La stesso punto di vista assiomatico maltusiano, oligarchico, contraddistingue i cinque generali in congedo [vedi] che hanno pubblicato un documento strategico indecente, nel quale la crescita demografica e l’ineguale distribuzione della curva demografica nei vari continenti sono poste in cima alla lista delle sei principali sfide alla comunità mondiale. Queste dinamiche demografiche porrebbero una seria minaccia alla prosperità, al governo responsabile, alla sicurezza energetica, ecc. Il modello a cui questo documento neomaltusiano si ispira è il tristemente famoso Memorandum Strategico di Sicurezza Nazionale 200 (NSSM 200), redatto sotto Henry Kissinger nel 1974, nel quale tutte le materie prime del mondo si dichiarano di interesse strategico per la sicurezza degli Stati Uniti.

La verità è che il modello oligarchico avviato da Richard Nixon, Henry Kissinger e George Shultz con la mossa del 15 agosto 1971, giorno in cui essi posero fine al sistema di cambi fissi di Bretton Woods voluto da F. D. Roosevelt, portando in modo sistematico l’economia mondiale lungo la direzione del liberismo sfrenato, ha dimostrato il suo totale fallimento. Quel cambio di paradigma da un mondo produttivo ad un mondo speculativo (sregolata generazione di credito a vantaggio di mercati offshore come le Isole Cayman, ove hanno sede l’80% degli hedge fund mondiali) ha sfociato nell’odierna economia da casinò. 

La distruzione della produzione agricola dal 1971

Dal 1971, passo dopo passo, ogni novità confermò l’orientamento del modello neo-liberista: la creazione del mercato dell’eurodollaro; la frode petrolifera del 1973; l’inasprimento delle “condizioni del FMI” dal 1975; gli assalti dell’Amministrazione Carter, a partire dal 1976, alle “tendenze mercantilistiche delle nazioni in via di sviluppo”; la politica degli alti tassi d’interesse voluta nel 1979 dall’allora  presidente della Riserva Federale Paul Volcker; le politiche della “Reaganomics” e della Thatcher negli anni ’80, compreso il processo di fusioni e acquisizioni tipiche della formazione dei cartelli d’oligopolio; l’invenzione dei miracolosi “strumenti di credito creativi” da parte di Alan Greenspan a seguito del crac del 1987; la globalizzazione seguente il crollo dell’Unione Sovietica avvenuto nel 1991; il trasferimento della produzione industriale nelle “nazioni a manodopera a basso costo”; queste furono le pietre miliari di un percorso ben preciso.

Questo è il contesto che dobbiamo considerare, per situare l’attuale carestia. Nel 1957 la Politica Agricola Comune della CEE era stata pensata per sostenere la popolazione con cibo sufficiente e a buon prezzo. I produttori agricoli avrebbero così recepito un reddito appropriato e la produzione agricola sarebbe cresciuta. Con l’introduzione della globalizzazione, hanno preso piede criteri differenti. La riforma agricola del 1992, per esempio, introdusse meccanismi di riduzione dei prezzi al consumo: -20% sulla carne di manzo, -30% sul grano, -15% sul latte, ecc. A fronte di queste imposizioni, tuttavia, non furono previste delle compensazioni per i produttori. Ad essi, invece, furono offerti sussidi collegati a “criteri ecologici”.

Gli agricoltori furono convinti con argomenti del tipo “dovete affermarvi sul mercato mondiale”, il che significò che avrebbero dovuto reggere la concorrenza di prodotti a basso costo. Nella pratica, tuttavia, molti produttori finirono per non farcela, e chiusero. Altri si rassegnarono a portare avanti la loro attività in condizione di part-time, la professione agricola perse attrattiva agli occhi delle nuove generazioni e numerose aziende familiari andarono perdute.

Questa tendenza al libero mercato fu inasprita dai negoziati del cosiddetto Uruguay Round (nome dell’ultima sessione degli Accordi Generali sulle Tariffe e il Commercio, in inglese GATT), che pose fine alla tradizionale pratica di considerare le regole della produzione agricola dal punto di vista della sicurezza alimentare, sostituendole il solo vincolo del libero scambio, cioè cedendo alle pretese dei cartelli del cibo intenzionati a massimizzare i profitti 

Da allora, milioni di agricoltori sono stati costretti al fallimento, e la cartellizzazione ha subito una tale intensificazione che le sementi – quelle che negli ultimi cinque mesi la FAO ha disperatamente cercato per assistere le nazioni più disagiate nel pieno della carestia, e non ha ottenuto perché non è riuscita a raccogliere 10 miseri milioni di euro - sono controllate da un cartello di tre aziende!

La sostituzione degli accordi GATT, che conservavano ancora la forma di accordi multilaterali tra gli Stati aderenti, per mezzo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) – una burocrazia sovrannazionale dotata di poteri difficilmente contrastabili -, ha spinto la situazione verso l’ulteriore deregolamentazione, tramite l’abolizione di ogni barriera commerciale e l’“armonizzazione” degli standard degli Stati membri. I principali beneficiari di queste misure liberoscambiste sono stati, ancora una volta, i cartelli alimentari.

Da allora, gli esperti anonimi del WTO godono del potere di imporre le penali agli Stati che violano il “sacro” mercato libero, senza dover rispondere delle loro azioni ad alcun elettorato.

Nell’Unione Europea, con la riforma PAC del 2005 e l'Agenda 2000 si è accelerata la politica di riduzione delle eccedenze con la distruzione delle riserve, a detrimento delle esportazioni alimentari. Invece di regolare i prezzi per il produttore al fine di aiutarlo a coprire i costi produttivi, furono introdotti dei pagamenti compensativi affinché parte della terra fosse abbandonata (la cosiddetta politica del “set-aside”) oppure per realizzare delle misure di “protezione ambientale”  assolutamente arbitrarie. Così, la tendenza alla bancarotta delle aziende familiari fu ulteriormente accelerata.

Il Commissario all'Agricoltura Franz Fischler disse giustamente che questa riforma agricola introduceva un cambiamento sistemico. A quel tempo, Fischler osservò cinicamente che l’imposta riduzione dei prezzi avrebbe portato alla riduzione dell’intensità di coltivato, perché i produttori agricoli non avrebbero avuto più soldi per acquistare e usare i pesticidi e i fertilizzanti. In seguito, alcuni agricoltori ebbero temporaneo sollievo finanziario grazie ai sussidi europei per la coltivazione di prodotti destinati alla distillazione dei biocarburanti; tuttavia, non mancarono la conseguenze catastrofiche summenzionate.

A questo proposito, non dovremmo nemmeno dimenticare che il pioniere nell’uso dei beni alimentari per la produzione di etanolo fu Benito Mussolini.

Sotto il regime del WTO e della Commissione Europea, la capacità produttiva è stata ridotta nelle nazioni industriali, mentre le nazioni in via di sviluppo sono state forzate ad esportare cibo a basso costo per ottenere valuta con cui pagare i debiti esteri, e a negare quello stesso cibo alla propria popolazione. Oggi, è a tutti palesata la bancarotta morale ed economica del sistema britannico di libero scambio e del capitalismo di Manchester.

Fortunatamente, v’è anche una certa resistenza alle politiche genocide di mercato libero volute dal WTO e della Commissione Europea. Nelle scorse settimane, per esempio, Michel Barnier, Ministro francese dell’Agricoltura, e Horst Seehofer, Ministro tedesco per la Protezione del Consumatore, hanno cominciato a battagliare direttamente contro le politiche comunitarie. Barnier ha cominciato una campagna europea in difesa dalla Politica Agricola Comune, qualcosa che i liberisti fanatici come David Spector, professore associato della Scuola di Economia di Parigi, e il Financial Times, chiedono sia completamente abolita, nonostante la crisi alimentare mondiale.

Barnier attacca l’idea per cui le nazioni più povere debbano esportare cibo verso le ricche, dimostrativa di un completo distacco dalla realtà, poiché è proprio questa politica ad aver mandato alla malora l’agricoltura di sussistenza e la produzione locale di quelle nazioni più povere. Al posto di questo, Barnier chiede che l’Africa, l’America Latina e l’Asia istituiscano le proprie Politiche Agricole Comuni, cioè dei sistemi di parità protezionisti.

Le misure d’emergenza richieste

V’è una sola risposta alla palese bancarotta del letale libero mercato: urge una mobilitazione mondiale che porti al raddoppio della produzione agricola.

La WTO deve essere sciolta immediatamente. In vista della conferenza della FAO del prossimo 3-5 giugno a Roma, dovranno essere impiegati tutti i mezzi, anche quelli meno convenzionali, per rendere la FAO in grado di realizzare un programma di accresciuta produzione agricola a livello mondiale. Abbiamo bisogno di una nuova “rivoluzione verde”, così come di misure a medio termine di espansione infrastrutturale, di costruzione di industrie di trasformazione alimentare nelle nazioni in via di sviluppo che ne sono ora prive, e di investimenti per la gestione idrica 

Dobbiamo mettere immediatamente all'ordine del giorno un nuovo e giusto ordine economico mondiale.  Essendo questo un tema esistenziale per il futuro dell’umanità, deve essere indetta una sessione straordinaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Ciò che un numero crescente di economisti e leader politici chiede a gran voce, una  Nuova Bretton Woods e un New Deal a livello mondiale (nella piena tradizione di F.D. Roosevelt), devono immediatamente diventare oggetto di una conferenza d’emergenza tra capi di Stato e di governo. In essa, si dovrà decidere un nuovo sistema finanziario mondiale, in grado di permettere lo sviluppo di tutte le nazioni. In quella sede si dovrà decidere la costruzione del Ponte Terrestre Eurasiatico come nocciolo della ricostruzione dell’economia mondiale.

Diritti inalienabili

La Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, testo che l’Istituto Schiller adottò nella sua conferenza costitutiva del 1984 come fondamento in grado di ispirare tutte le nazioni del mondo, recita: “Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità”.

Questa dichiarazione sui diritti umani deve essere ritenuta vera anche oggi, per tutti gli individui umani del pianeta. Abbiamo bisogno, oggi, di donne e uomini che si battano con passione e amore per l’idea di un ordine mondiale giusto, in cui la comunità delle nazioni possa vivere in pace e nel rispetto della dignità dell’uomo. Vita, Libertà e Felicità significano soprattutto possibilità per tutti di nutrirsi ed eradicazione della povertà. Tutto questo è fisicamente possibile, con i mezzi tecnologici disponibili. Ognuno di noi verrà giudicato nella storia per l'apporto arrecato al fine di trasformare questa visione in realtà, oppure per essersi limitato a guardare mentre l’umanità piombava in una nuova epoca buia.


[inizio pagina]