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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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La crisi mediorientale è orchestrata dagli inglesi

12 maggio 2008 – Il 9 maggio, mentre scoppiava la crisi in Libano, LaRouche ha ammonito che si trattava di una minaccia orchestrata da Londra per scatenare una nuova guerra nel Sud Est Asiatico, coinvolgendo il Libano e l'Iran. Il piano è quello di scatenare un attacco all'Iran, ed è coordinato con la campagna e la frode elettorale (vedi sotto) contro Hillary negli Stati Uniti. "Si tratta di un'operazione fascista e comprende un tentativo eversivo contro la Costituzione degli Stati Uniti, molto simile a ciò che venne complottato per tentare di impedire la nomina e l'elezione di Franklin Roosevelt."

Indipendentemente, una fonte d'intelligence ha riferito all'EIR che la crisi libanese va inquadrata nella "situazione strategica generale" che comprende la minaccia di un attacco all'Iran. La fonte ha indicato che forze all'interno della "comunità religiosa Wahabita" in Arabia Saudita rivestono un ruolo chiave per alimentare una spaccatura tra i sunniti, sostenuti dai sauditi, e gli sciiti in Libano, Iraq e Iran. Non si può non pensare al sistema gestito dagli inglesi, di cui fa parte il principe Bandar, che ha ricevuto centinaia di milioni di dollari di bustarelle per i contratti con la BAE, da utilizzare per finanziare le "operazioni sporche" nella regione. Mentre la situazione in Libano si stava evolvendo da settimane verso un dialogo, l'inaspettata crisi è scoppiata al ritorno di Saad Hariri, il leader della coalizione di governo, da un soggiorno di due mesi in Arabia Saudita, dove gestisce il suo impero finanziario. Durante quel periodo, il Vicepresidente USA Dick Cheney si è fermato a Riad nel corso del suo viaggio mediorientale.

Dato che la grande maggioranza dei libanesi non desidera una nuova guerra,  gli unici disposti ad attaccare Hezbollah erano le milizie finanziate da Hariri. Sia le forze armate che le forze di sicurezza interna (addestrate e finanziate dagli USA) hanno agito neutralmente nei confronti delle milizie di Hariri, mentre Hezbollah si ritirava lasciando loro il terreno. Anche se la prima fase del tentativo sembra fallito, non va dimenticato che non si è trattato di una "crisi interna libanese" ma di un'operazione gestita dall'esterno.


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