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Le mani di Soros dietro l'assalto dell'ICC al Sudan

22 luglio 2008 (MoviSol) - Lo speculatore miliardario e pedina britannica George Soros finanzia il Tribunale Penale Internazionale (ICC) dell'Aja, l'organismo che potrebbe incriminare il presidente sudanese Omar al-Bashir per crimini contro l'umanità commessi nel Darfur. Benché l'ICC sia affiliato alle Nazioni Unite, di esso non fanno parte alcune nazioni importanti, tra cui gli Stati Uniti.

Invece, tutto l'apparato internazionale di ONG britanniche e filo-britanniche finanziate da Soros ha svolto e svolge un ruolo dominante nella creazione e nelle attività dell'ICC. La Justice Initiative dell'Open Society Institute di George Soros è uno dei tre principali finanziatori dell'ICC. Gli altri due sono il Foreign and Commonwealth Office del governo di sua maestà britannica lo European Instrument for Democracy and Human Rights dell'Unione Europea, le cui iniziative non si distinguono da quelle dell'apparato di Soros.

L'organizzazione di Soros finanzia anche un altro ente dell'Aja, il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia, che ha processato il Presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. Milosevic morì nel 2006 durante il processo, in circostanze misteriose.

La motivazione dell'iniziativa dell'ICC contro il presidente sudanese va chiaramente ricercata nell'intenzione di distruggere ogni nazione sovrana che si frapponga ai disegni di un nuovo impero feudale. Alcuni leader africani hanno ammonito che un'incriminazione di Bashir potrebbe condurre alla guerra civile, poiché essa incoraggerebbe i ribelli del Darfur e nel Sudan meridionale, sostenuti dall'occidente, ad intensificare le operazioni militari contro il governo.

Il ministro degli Esteri tanzanese Bernard Membe, parlando il 14 luglio a nome del suo presidente, Jakaya Kikwete, che presiede l'Unione Africana, ha detto alla Reuters che l'UA avrebbe chiesto all'ICC di riesaminare la decisione. Se al-Bashir viene incriminato, "le conseguenze in Sudan potrebbero essere simili a quelle in Iraq", ha detto Membe. I ministri degli Esteri dei 22 paesi membri della Lega Araba si sono riuniti il 19 luglio, su richiesta del governo sudanese, per discutere come disinnescare la provocazione dell'ICC.

Un bersaglio indiretto dell'ICC è la Cina, che importa due terzi del petrolio dal Sudan. In cambio di petrolio e materie prime, i cinesi hanno costruito infrastrutture vitali nel paese. Un recente rapporto della Banca Mondiale, contrariamente alla maggior parte della propaganda occidentale, riconosce che gli investimenti cinesi in Africa hanno contribuito a ridurre la povertà.

Il quotidiano francese Le Figaro del 16 luglio ha collocato la campagna anti-Bashir nel contesto della frustrazione britannica per il tentativo di rovesciare Mugabe in Zimbabwe, scrivendo che la crisi in Sudan "scoppia solo tre giorno dopo che Pechino e Mosca hanno inflitto una sconfitta agli occidentali al Consiglio di Sicurezza dell'ONU ponendo il veto alla risoluzione che chiedeva sanzioni contro lo Zimbabwe".


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