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Ma Innocenzo è innocente?

22 agosto 2008 (MoviSol) – Intervistato sulla radio del Sole 24 Ore, il presidente di Ferrovie dello Stato Innocenzo Cipolletta ha fatto la figura di molti manager di successo (un 'successo' tipico dell’età della globalizzazione, dell’imprenditoria post-moderna), premiati per la loro incompetenza in materia di economia fisica, perché disponibili a servire, benché ottimamente pagati, il progetto di 'disintegrazione controllata' dell’economia nazionale.

In periodi di comprovata crisi, in cui i responsabili dello sfascio della nostra economia nazionale dovrebbero piuttosto essere in cerca di ‘nascondigli’, una pagina biografica di Wikipedia ricorda i tanti ruoli del Cipolletta: consigliere del CNEL (quali consigli preziosi avrà dato?), vicepresidente dell’Istituto per la Promozione Industriale (che cosa avrà fatto, oltre che usare dei condizionali, quando forzato a fare previsioni ottimistiche per l’industria italiana?), membro del comitato scientifico della Fondazione Italia USA (di cui fanno parte ‘americani’ assai differenti – per esempio Franco Debenedetti e Nicola Rossi), presidente dell’Università di Trento, direttore generale di Confindustria, membro di diversi consigli di amministrazione, ecc.

Forse un giorno potrà difendersi dall’accusa di incompetenza, ripiegando sulla scusa: “avevo tante cose a cui pensare, che non ne ho fatta bene una”.

L’ “amico di Della Valle e di Montezemolo”, fondatori della “concorrente” NTV (con la quale intendono accaparrarsi il boccone del prete, nel futuro arrosto/spezzatino dei trasporti italiani), ha dipinto come un fatto positivo l’ingresso di nuove società concorrenti nel ‘mercato’ dei trasporti ferroviari, indicando come “condizione fondamentale […] che questi [i suoi amici, NdR] non vendano surrettiziamente la società ai nostri competitor stranieri, ai Tedeschi o ai Francesi, perché allora sarebbe un po’ scorretto, perderebbero la faccia”.

Non si capisce perché non dovrebbero farlo, visto che le privatizzazioni hanno mirato, in sostanza, a privarci dell’ossatura produttiva del Paese.

“Se Deutsche Bahn e i Francesi dovessero veramente partecipare al capitale della nuova società”, dice l’Innocenzo, “ vorrebbe dire che sono state semplicemente prese delle licenze per poi venderle ad altri”.

Non si vede quale scandalo ne dovrebbe scaturire, perlomeno dal punto di vista di chi mangia operando dentro a questo sistema. Per noi, naturalmente, non si tratta di scandalo, ma di colossale sabotaggio, iniziato con l’operazione Britannia.

Dopo questi accenni al problema più grosso delle ferrovie, i radioascoltatori hanno udito Cipolletta rispondere alle accuse in merito alla scarsa sicurezza dei trasporti, alla pessima igiene delle carrozze, al percepito e al vero, ecc.

Il presidente ha oscillato tra una celata insofferenza mussoliniana per le dichiarazioni ‘disfattiste’ del dipendente recentemente licenziato e molti fanciulleschi tentativi di cambiar discorso.

L’uomo non tollera che si parli male delle sue ferrovie, sperando che tutti si dimentichino che si pasce di un boccone creato con le privatizzazioni, per far partire le quali si fece altrettanto: parlar male delle ferrovie. Insomma, la gente dovrebbe essere scontenta delle ferrovie, solo quando lo volesse 'Lui'.

L’uomo sfodera un vanto, anch’esso fondato su una frode: sostiene che Ferrovie dello Stato non siano poi così malaccio, perché addirittura progettano e costruiscono treni per l’estero. La frode è nel nascondere che l’Italia l’ha sempre fatto, ancor più quando c’era il monopolio da lui disprezzato, e il vero scandalo è che essa, dagli anni ’60, abbia gradualmente cessato di farlo per il proprio mercato interno.

L’uomo, poi, tenta un bluff, giocando sulla nostra dannata ‘esterofilia’: ci dice che non possiamo lamentarci, perché anche negli altri Paesi, come la Francia e la Germania, le ferrovie stanno andando maluccio. Questa volta il paragone è in negativo, dunque rincuorante. Peccato che sia falso. Ad ogni modo, dal punto di vista dell’economia fisica e della nostra concezione delle relazioni internazionali, coerente con il Sistema Americano di Economia Politica, non si può provare un “mezzo gaudio” se altre nazioni condividono con la nostra “un mal comune”.

L’uomo, tra le varie dichiarazioni non richieste, mostra un’attenzione, anch’essa tanto mussoliniana quanto artificiale, per i disagi dei suoi dipendenti, arrivando a lodarli per il loro lavoro quotidiano nel 99,9% dei casi eccellente, svolto tuttavia con un reddito inferiore ai colleghi di altre nazioni. Chi decide i redditi dei suoi dipendenti?

L’uomo, tuttavia, ci dovrebbe spiegare perché stia facendo funzionare male le ferrovie, preoccupandosi piuttosto di ‘trovate’ da new economy (come l’installazione di schermi televisivi pubblicitari più grandi di quelli indicanti arrivi e partenze), e di fugare il nostro malizioso sospetto che il tutto sia fatto per aprire, al momento giusto, la pentola dello spezzatino proprio davanti ai denti dei suoi amici di NTV.


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