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Roma-Parigi-Mosca: iniziative per una nuova Bretton Woods

22 settembre 2008 – Alcuni economisti di spicco in Europa sono venuti allo scoperto per dire ciò che è ovvio: occorre creare immediatamente un nuovo sistema monetario perché quello vigente è completamente finito.

Intervistato alla radio Ekho Moskvy il 16 settembre, l’economista russo Sergei Glazyev ha spiegato che la situazione di oggi è molto peggiore di quella della Grande Depressione degli anni Trenta a motivo delle piramidi finanziarie “create stampando dollari senza limiti di sorta”. La proliferazione incontrollata di derivati di ogni tipo “ha conferito a queste piramidi dimensioni gigantesche”.

Secondo Glaziev “Questa crisi si aggraverà conducendo inevitabilmente alla disintegrazione del sistema finanziario vigente”. Egli prevede inoltre una frantumazione caotica a meno che “la comunità finanziaria mondiale, nella persona del G-8, non proponga immediatamente una nuova architettura finanziaria per il mondo, da basare non sulla stampa delle banconote americane, ma su una politica monetaria equilibrata da parte delle principali nazioni del mondo”. Il dollaro avrebbe un ruolo, secondo Glazyev, come dovrebbe averlo lo yuan cinese e — “se non dormiamo per tutto il tempo” — anche il rublo russo.

La proposta di varare una nuova architettura finanziaria in seno al G-8 era stata lanciata lo scorso agosto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, in occasione della presidenza del G-8 che l’Italia ricoprirà nel 2009, si ripromette di proporre una conferenza per la Nuova Bretton Woods per risolvere i problemi monetari, finanziari, degli investimenti e del commercio. Questa intenzione è stata confermata da Tremonti in una intervista al Corriere della Sera del 18 settembre in cui ha proposto grandi progetti pubblici (che erroneamente definisce “keynesiani”) ed ha duramente criticato come irresponsabile la politica seguita dall’ex presidente della Federal Reserve: “Greenspan era considerato un maestro. Ora c'è da chiedersi se dopo Bin Laden non sia l'uomo che abbia fatto più male all'America”.

“È evidente che quello che si sta manifestando è un ‘male’. Non è il fallimento di una banca, ma il fallimento di un sistema. Fino a pochi giorni fa, davvero in pochi erano disposti a prendere atto dell'intensità e della drammaticità della crisi. Se neghi l'esistenza del male, non trovi la cura. Alle radici del male c'è la dissociazione tra finanza e regole: la globalizzazione ha internazionalizzato la finanza, la finanza ha finanziato la globalizzazione. La finanza si è progressivamente staccata dalla giurisdizione nazionale d'origine. Le regole restavano locali mentre la finanza diventava internazionale, trasferendosi in un suo proprio regno fatto di anarchia e anomia”.

I regolatori sono stati “complici” degli speculatori. Il crollo del sistema è insito nel sistema stesso.

“È sufficiente il default dentro una piramide, anche su di un'operazione piccola per un piccolo importo, per scatenare via computer la meccanica esponenziale dei default. Come la nuova ricchezza finanziaria è stata ‘prodotta’ con i computer, così si manifesta via computer la sua distruzione”.

“Se il male è stato l'assenza di regole, la cura può essere solo nella costruzione di regole. La sostanza del male è stata nei tempi e nel metodo della globalizzazione, fatta troppo di colpo e tutta a debito. Abbiamo le regole che non ci servono, ad esempio le regole suicide che costringono a scrivere i bilanci in modo che la crisi si moltiplica con la crisi stessa. Non abbiamo le regole che ci servono. Regole che vietino i contratti speculativi, i paradisi legali, gli strumenti atipici, i bilanci opachi. La crisi si supera ristabilendo la fiducia, e la fiducia può essere ristabilita solo su nuove regole”.

“Da che mondo è mondo, dal Monte Sinai in poi, le regole non salgono dal basso verso l’alto, ma scendono dall’alto verso il basso. Le regole non le fanno i regolatori; le fanno i governi. Ai regolatori puoi fare un’audizione; non puoi dare una delega. Alla base di una regola non basta un dispositivo; serve una sanzione. E la sanzione la può applicare solo la mano pubblica. Quando nel gennaio dell’anno prossimo inizierà il G-8 italiano, la nostra proposta non sarà solo quella di una nuova Bretton Woods, l’accordo del 1944 dei governi del mondo libero, ma anche la specifica elencazione di un catalogo di regole mirate a costruire un nuovo e più rigoroso e morale ambiente giuridico”.

In Francia, a seguito del dibattito sulla Nuova Bretton Woods rilanciato dal leader socialista Francois Hollande, il PSF ha incluso tale proposta nel proprio programma. In un breve volantino che illustra le proprie proposte, intitolato “Stato d’emergenza”, il PSF presenta un riquadro intitolato “Contro i disordini del capitalismo finanziario” in cui auspica, come prima proposta, “l’organizzazione di una conferenza delle finanze: una nuova Bretton Woods mirante a garantire la stabilità della parità euro/dollaro, coordinazione delle politiche monetarie e regolamenti del sistema finanziario”. Purtroppo il PSF crede che questo si possa fare mantenendo i presupposti di Maastricht e della BCE.


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