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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Una conferenza di economisti del Terzo Mondo chiede “aiuto nella costruzione di una nuova architettura finanziaria internazionale”

17 ottobre 2008 (MoviSol) – Un gruppo di economisti ed esponenti di governo, provenienti da diciassette nazioni differenti (Venezuela, Ecuador, Cina, Corea del Sud, ecc.) si è riunito a Caracas dall’8 all’11 ottobre, per formulare una richiesta forte e allarmata, affinché le loro nazioni e le rispettive popolazioni siano difese dal collasso finanziario globale, per mezzo di misure di emergenza e con un “aiuto nella costruzione di una nuova architettura finanziaria internazionale”.

“Dobbiamo aspettarci uno choc finanziario violentissimo, che si prospetta a breve”, hanno affermato, anche se “ci si aspettava che l’America Latina non sarebbe stata colpita della crisi e ne fosse [invece] protetta”. È ora chiaro, invece, che “una crisi internazionale molto grave… può punire in modo esorbitante i popoli del mondo, specialmente quelli meno protetti in assoluto e abbandonati”.

Tra i relatori presenti c’era il Ministro degli Esteri venezuelano Nicolas Maduro e il Ministro ecuadoregno per la Coordinazione della Politica Economica Pedro Paez, il quale il 6 ottobre si era intrattenuto in dialogo radiofonico con lo statista americano Lyndon LaRouche, sulla frequenza di Radio 530 AM.

Benché i convenuti siano caduti in molte delle solite trappole ideologiche cui sono esposti i nazionalisti radicali del Terzo Mondo – non distinguendo tra sistema britannico e sistema americano, ed abbiano chiesto una moneta comune, il documento da essi presentato è chiaro su un punto: le nazioni devono “adottare delle misure di garanzia del benessere e dei diritti dei popoli [...] e non ricorrere al salvataggio dei banchieri responsabili della crisi, così come si diffonde in Europa e negli Stati Uniti”.

L'appello chiede, tra l'altro, che i governi:

  1. riprendano il controllo dei rispettivi sistemi di banca nazionale, e chiudano tutte le ramificazioni di banche nei paradisi fiscali;
  2. “prevengano le fughe di capitali” con “controlli immediati sui cambi” e sui movimenti di capitali;
  3. “considerino di sospendere i pagamenti del debito pubblico”;
  4. prendano della misure d’emergenza per assicurare “la sovranità energetica e alimentare”, e difendano le popolazioni migranti che sono espulse dalle loro nazioni.


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