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Nuovi ostacoli sulla via di Lisbona

8 aprile 2009 (MoviSol) - Il 26 marzo, il ministro dell'Economia italiano Giulio Tremonti ha dichiarato che dopo lo scoppio della crisi finanziaria mondiale, "c'è stato un cambiamento significativo in Europa... prima, la Commissione era molto potente, ora è più importante il sistema dei governi". Questa dichiarazione seguiva la crisi di governo Ceca, che ha scosso la presidenza UE e rimesso un'ipoteca sulla ratifica del Trattato di Lisbona.

La crisi mondiale ha dimostrato non solo che l'attuale sistema di governo sovrannazionale UE è obsoleto, ma che il Trattato di Lisbona, che rafforzerebbe quel sistema, deve essere accantonato. Nonostante l'ampia evidenza, la maggior parte dei governi europei continuano ad aggrapparsi alla vecchia agenda, esercitando pressioni su Irlanda e Repubblica Ceca affinché ratifichino il trattato.

In questo contesto, ci sono motivi per ritenere che le forze anti-Lisbona a Praga siano responsabili della crisi di governo che scuote l'attuale presidente di turno dell'UE. Scopo della crisi sarebbe quello di provocare il massimo danno possibile al sistema, alla vigilia della visita del Presidente USA Obama che, tra l'altro, farà tappa a Praga. Al riguardo, il Primo ministro dimissionario Topolanek ha fatto esplodere una mina quando, al Parlamento Europeo, ha dichiarato che la politica finanziaria USA mette il mondo "sulla strada per l'inferno".

Topolanek è rimasto in carica per sbrigare gli affari correnti, ma la palla è ora nel cortile di Vaclav Klaus, il Presidente notoriamente anti-Lisbona. Il democristiano tedesco Elmar Brok, detto anche "la voce della Bertelsmann", ha commentato al Financial Times Deutschland: "Con la perdita della maggioranza, il Primo ministro Ceco ha perso la leva per fare pressioni sul Senato affinché ratifichi il Trattato". Martin Schulz, capogruppo socialista all'Europarlamento, ha dichiarato che se Praga respinge il Trattato questo è morto e sepolto, e si torna al Trattato di Nizza che regolava l'UE a 19.

Altri ostacoli al Trattato potrebbero provenire dall'Irlanda, dove il governo dovrebbe indire un secondo referendum ma non ha ancora fissato la data, e dalla Germania, dove si attende la sentenza della Corte Costituzionale per maggio. Benché le procedure per i ricorsi pendenti siano attualmente chiuse, la Corte potrebbe prendere in considerazione un nuovo studio pubblicato dallo studioso Tilman Hoppe, che dimostra statisticamente che le leggi europee costituscono l'80% delle leggi attualmente in vigore in Germania.

Nel suo scritto, pubblicato sulla Europäische Zeitschrift für Wirtschaftrecht, Hoppe ricorda che la cifra "80%" circola da 20 anni; però, essa si basava su una "profezia" di Jacques Delors e "finora non erano state raccolte le prove". Tali prove, purtuttavia, sarebbero importanti per suffragare la tesi principale degli attuali ricorsi costituzionali, che "considerano il Trattato [di Lisbona] anticostituzionale perché 'destatalizza' i paesi membri a favore dell'Unione. Un argomento è che nei paesi membri, la quota delle leggi di origine EU prevalga sulla quota delle leggi nazionali... Un esame statistico delle attuali leggi in Germania ora mostra per la prima volta che l'80% è in effetti una cifra realistica, e non solo riguardo alle leggi economiche".

La ricerca del dott. Hoppe ha portato ai seguenti risultati: su un totale di 12.670 leggi attualmente in vigore in Germania, 10.279 sono di origine EU (nella forma di trattati, leggi e regolamenti); 2391 sono leggi nazionali, per un rapporto di 81% a 19%.

A simili risultati per l'Italia era giunto il prof. Giuseppe Guarino nel 2008, in uno scritto intitolato "L'Unione Europea è già uno stato federale?".


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