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Le implicazioni del G8 per Obama

20 luglio 2009 (MoviSol) - Mentre il sole sta preparando un futuro di raffreddamento globale, il Presidente Obama incassa l'accordo del G8 sull'agenda contro il riscaldamento globale. In realtà Obama ha svolto il ruolo di marionetta del principe Filippo d'Edimburgo, il cui figlio Carlo gira il mondo facendo il countdown dei mesi di sopravvivenza che restano alla terra (siamo a 90). I programmi contro il "riscaldamento" mirano da una parte ad assecondare i piani del WWF per ridurre la popolazione mondiale, e dall'altra a creare un mercato finanziario speculativo, il cosiddetto "carbon trade". La buona notizia è che Obama non è riuscito a piegare India e Cina e quindi torna a casa con una sostanziale sconfitta, che andrà ad aggiungersi alle crescenti difficoltà che la sua riforma sanitaria e energetica ("cap&trade") incontrano al Congresso e nel paese.

Convincere il G8 non è stato difficile; anzi, non ce n'era bisogno, dato che l'UE è da tempo lanciata sulla strada della politica anti-industriale. Ma si tratta di una svolta perché finora, grazie all'opposizione statunitense, il G8 aveva evitato di screditarsi in quel modo. Alla fine, il G8 ha annunciato che fermerà l'aumento della temperatura globale al di sotto dei due gradi (la prossima volta ridurrà i terremoti), e taglierà le emissioni dell'80% fino al 2050. A breve termine, però, nessun accordo. Inoltre, la dichiarazione finale lascia ai singoli paesi decidere la base di calcolo: la Germania e altri paesi europei volevano una riduzione dell'80% a partire dai livelli del 1990, mentre gli USA volevano partire dai livelli attuali. La dichiarazione parla dei livelli del 1990 "o degli anni successivi".

Il mancato accordo ha offerto lo spunto a grandi nazioni come la Cina e l'India per tirarsi indietro e cancellare l'impegno di fissare obiettivi quantitativi, come avevano annunciato di fare al secondo giorno del vertice, allargato al G5+1 (Brasile, India, Cina, Messico, Sudafrica e Egitto). Anche la brusca partenza del Presidente Hu dal vertice, dovuta alla destabilizzazione nello Xin-Jiang, ha reso impossibile un ampio accordo sulle emissioni al vertice G14, presieduto dallo stesso Obama.

Nel caso della Russia, il consigliere presidenziale Arkady Dvorkovic ha dichiarato che Mosca pianifica di raggiungere l'obiettivo del 40% entro il 2020 ma l'80% entro il 2050 è "inaccettabile per noi e piuttosto irraggiungibile", nonostante avesse firmato la dichiarazione.

L'"agenda verde" di Obama permea l'intero documento finale del G8, intitolato "leadership responsabile per un futuro sostenibile". Esso contiene un capitolo dedicato al riscaldamento globale, alle energie e alle tecnologie "pulite" che occupa quasi un terzo dell'intero testo, ma anche il capitolo sull'Africa è fortemente influenzato dall'ideologia ambientalista. Comunque, il mancato accordo con Cina e India avrà ripercussioni interne negli USA, dove l'agenda di Obama trova crescenti ostacoli al Congresso e nella popolazione, sotto la leadership di Lyndon LaRouche.


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