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Il governatore della Banca d'Inghilterra ammette il fallimento dei salvataggi

30 ottobre 2009 (MoviSol) - In un discorso tenuto a Edimburgo il 21 ottobre, il governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King ha rotto il consenso mafioso del G20 e ha proposto di introdurre misure per non salvare parte del sistema. Così, l'istituto che ha versato mille miliardi di sterline nel sistema bancario, abbassato i tassi a zero, inaugurato la politica di "quantitative easing" e incoraggiato il resto del mondo a fare lo stesso, ha ora riconosciuto che tutto ciò non ha funzionato. Mervyn King ha ammesso implicitamente questo, quando ha chiesto di separare le banche commerciali da quelle d'affari, perché ha capito che la piramide del debito globale non può essere salvata.

Le dichiarazioni di King sono state immediatamente riconosciute come un appoggio del criterio Glass-Steagall, che Lyndon LaRouche e Paul Volcker negli USA propongono di reintrodurre, e hanno suscitato reazioni opposte. Il Premier Gordon Brown ha decisamente respinto la proposta di King, che invece ha ricevuto l'appoggio del partito conservatore.

Negli USA, l'ex presidente della Fed Paul Volcker ha ripetuto, in un'intervista al New York Times, il sostegno ad una riforma di tipo Glass-Steagall. Volcker, secondo il Times, ha chiesto ai senatori di vietare le cartolarizzazioni, il trading per proprio conto e altre attività da banche d'affari, mentre quest'ultime dovrebbero perdere la protezione governativa e il diritto ai salvataggi. "Per fare ciò, il Congresso dovrebbe promulgare una versione moderna della Legge Glass-Steagall del 1933", ma la Casa Bianca si oppone, ha sottolineato il giornale di New York.

Come ha spiegato LaRouche, una reintroduzione della disciplina Glass-Steagall sarebbe il primo passo verso una riorganizzazione fallimentare del sistema finanziario mondiale. I governi devono proteggere solo le banche ordinarie e non le non-banche, quelle che svolgono attività speculativa. La bolla del debito dei derivati deve essere congelata o depennata. Se i governi insistono col voler pagare quel debito, accollandoselo a bilancio come hanno fatto finora seguendo le decisioni del G20, affonderanno essi stessi con l'economia.

Infatti, la politica di espansione monetaria del G20 ha aumentato il debito globale del sistema, mentre la bolla dei derivati è cresciuta a livelli record. Una nuova insolvenza di una grande banca provocherebbe il crollo della bolla dei Credit Default Swaps, che ammontava a 57,8 trilioni di dollari alla fine del 2007. Nessuna economia sul pianeta, da sola o aggregata, può sostenere quella bolla. Ecco perché il governatore della banca centrale francese, Christian Noyer, ha lanciato l'allarme il 19 ottobre sul Financial Times.

Negli USA, nientemeno che il Vicepresidente Joe Biden ha denunciato il fallimento della politica di stimolo di Obama. Prima di lasciare Washington per un tour europeo il 20 ottobre, Biden ha detto che, invece di una ripresa economica, per milioni di americani senza lavoro questa "è una depressione". La Casa Bianca, furiosa, ha cercato di qualificare l'affermazione come il tipico "pasticcio" di Biden. Ma il giorno successivo, il consigliere economico del Vicepresidente, Jared Bernstein, ha detto ai giornalisti che Biden è stato "molto accurato" nel dichiarare che "in un'economia con oltre 15 milioni di disoccupati, c'è un sacco di gente che versa in grandi difficoltà economiche".


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