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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Perché gli USA abbiano i treni veloci
ci vuole un De Gaulle americano?

31 ottobre 2009 (MoviSol) – Durante una recente conferenza sulla modernizzazione della rete ferroviaria nazionale si è giunti ad una importantissima conclusione: senza una forte volontà politica, anziché intensificare ed estendere la rete, l'inquilino della Casa Bianca si accontenterà di apportare qualche minimo miglioramento.

Quel che serve, tuttavia, non è il mero potenziamento dei collegamenti tra le città principali. Provvidenzialmente, il democratico James Oberstar, presidente della Commissione Infrastrutture e Trasporti del Congresso, ha contraddetto questo approccio.

Per spiegare la sua posizione, Oberstar ha paragonato la rete ferroviaria americana a quella europea del dopoguerra. Nel 1957 ci volevano sei ore per andare da Parigi a Bruxelles. Oggi bastano tre quarti d'ora; i viaggiatori, infatti, oggi possono muoversi quotidianamente tra le due città.

Proseguendo, Oberstar ha raccontato ancora una volta (vedi l'articolo americano "Congressmen Admit, U.S. 'Post-Industrial' Economy Can't Build High-Speed Rail", pagg. 55-56, EIR, 11 maggio 2007) un aneddoto riguardante una riunione del 1968 tra De Gaulle e i suoi ministri per esaminare i progetti di costruzione di treni ad alta velocità (TGV).

De Gaulle interrogò ogni ministro. Tutti gli dissero che la Francia non avrebbe potuto affatto permettersi degli investimenti così ingenti, stimati all'epoca sui 70-80 miliardi di franchi. De Gaulle domandò allora se vi fosse un Paese straniero dotato di una simile tecnologia. In coro, i ministri risposero: "No!" "Allora la Francia sarà la prima", concluse il presidente francese.

Se oggi bastano tre quarti d'ora per il viaggio Parigi-Bruxelles, ha ricordato Oberstar, è perché "De Gaulle si impegnò per quel progetto". È proprio vero che nessuno è profeta in patria.


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