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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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L'epifania del pessimismo

6 maggio 2010 (MoviSol) - Nelle dichiarazioni di Guglielmo Epifani al Congresso nazionale della CGIL, un naso fino rintraccia tutti i segni del pessimismo del generale che ha perso l'orizzonte e i soldati, non perché caduti sul campo di battglia, ma perché fuggiti nelle retrovie, spaventati a morte dalla sua pessima strategia.

A parte le frasi d'occasione sulla crisi e sulle "ondate speculative che possono non fermarsi solo alla Grecia", e alla critica delle condizioni imposte ad Atene dall'Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, il segretario di quello che una volta fu un grande sindacato chiede di creare nuovi posti di lavoro con un piano straordinario triennale, quando ciò che serve è una prospettiva per i prossimi 50 anni almeno.

Ma, facciamo dissolvere ogni vaporoso appello di Epifani agli sgravi fiscali e ai piani di investimento che congiungano pubblico e privato, punti tanto cari ad una certa area imprenditoriale ma che non sfidano direttamente l'austerità prescritta da Maastricht. Che cosa resta?

Il fascismo o keynesismo economico di un piano per qualche centinaio di migliaia di persone, da occupare nella cosiddetta economia verde (i famosi metaforici mulini a vento) e in micro-opere infrastrutturali da realizzare a livello comunale (sistemare le buche nei marciapiedi si farebbe solo con un sano ritorno all'epoca dei comuni), al posto degli investimenti strategici e ad alta intensità di capitale come il Ponte sullo Stretto di Messina, completo di strade e vie ferrate di collegamento, o le centrali elettriche ad energia atomica.

Il fatto che Epifani, per questo sconsiderato no al nucleare, abbia avuto il placet del verde Angelo Bonelli dovrebbe allarmare: è come se il generale perdente si lusingasse dei complimenti del nemico, oltreché delle condizioni della resa.

L'opposizione al nucleare non ha più fondamenta: è preferibile un rischio poco probabile associato a cento centrali nucleari o la certezza del collasso economico globale?

Siccome dal pulpito di Rimini il nostro ha chiesto che "ognuno faccia la sua parte per trovare soluzioni", lo invitiamo a dare l'esempio per primo: la soluzione di LaRouche è bell'e pronta. Si tratta soltanto di trovare il coraggio di passare alla storia per averla appoggiata e adottata, aprendo una nuova fase politico-economica, rivoluzionaria perché universale, anziché per aver ripetuto gli stessi miseri e tragici errori che aprirono la strada al nazifascismo e alla seconda guerra mondiale.

Aggiornato il 10 maggio 2010


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