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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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La crisi dell'euro provoca il fallimento degli stati e la paralisi dei governi

19 giugno 2010 (MoviSol) - Tre elezioni recenti nell'eurozona – nei Paesi Bassi, Belgio (elezioni politiche anticipate) e nello stato più popoloso della Germania, il Nord Reno Westfalia (NRW) – confermano la perdita drammatica di fiducia da parte degli elettori nei partiti affermati – in particolare per quanto riguarda i cristiano democratici, in quei paesi. La situazione politica è diventata così complicata che la formazione di nuovi governi sta diventando praticamente impossibile.

Un segno dei tempi? Cinque settimane dopo le elezioni per il parlamento regionale nel NRW, tutte le opzioni per un governo di coalizione sono crollate, e la coalizione precedente tra il CDU e l'FDP (liberali) rimarrà al potere per ora anche senza maggioranza nel parlamento regionale.

È un brutto auspicio per gli scenari che vengono ventilati sulla stampa in questi giorni, che parlano per esempio di una divisione dell'eurozona tra una parte settentrionale guidata dalla Germania ed una parte meridionale guidata dalla Francia. La parte settentrionale, che viene dipinta come quella più "stabile" rispetto al vicino del sud, in realtà non lo sarebbe affatto, basandosi su Germania, Belgio e i Paesi Bassi.

Infatti la non-governabilità del NRW si aggiunge ai molti altri problemi che affliggono la cancelliera Merkel. La coalizione di governo nazionale è divisa su molti punti della politica di salvataggio europea, quali gli aumenti drastici delle tasse e gli ulteriori tagli al bilancio, oltre ai piani per estendere il divieto delle vendite allo scoperto. Se la Corte Costituzionale dovesse decidere a favore dei ricorrenti che hanno presentato ricorso contro il pacchetto di salvataggio UE, anche solo in parte, sarebbe un duro colpo per il governo; come lo sarebbe anche l'eventuale fallimento del candidato della Merkel per la presidenza federale Christian Wulff alle votazioni del 30 giugno. Come ha notato il Financial Times del 14 giugno, un tale fallimento "potrebbe essere sufficiente a causare la rottura della coalizione di governo della signora Merkel".

Benché l'elettorato olandese abbia dato una batosta senza precedenti all'ex partito al potere, i cristiano democratici, riducendo i suoi seggi al parlamento nazionale da 41 a 21, questo risultato è stato accompagnato da un frazionamento dello scenario politico, rendendo ancora più difficile la possibilità di formare un esecutivo stabile. Il vincitore è stato il partito liberale di destra VVD, che è passato da 21 a 31 seggi, ma avrà difficoltà a formare un governo. I media parlano già di un periodo lungo alcuni mesi.

Nel Belgio, il partito separatista fiammingo Nieuw-Vlaamse Alliantie (NV-A) ha ricevuto il suo risultato migliore di sempre nelle Fiandre, con il 28.3%. Nella regione francofona della Wallonia i socialisti, che hanno cominciato di recente a mobilitarsi in difesa delle pensioni, del tenore di vita e per la solidarietà nazionale, hanno avuto il 36%, un risultato imprevisto. In altre parole, la formazione di una coalizione non sarà facile in Belgio, dove ci sono voluti nove mesi per formare l'ultimo esecutivo, che non è riuscito a finire la legislatura. Il Belgio potrebbe essere senza governo ancora quando diventa presidente di turno dell'UE a luglio.

La realtà è che fintanto continua la strategia iperinflattiva dei salvataggi, con l'austerità brutale imposta sui cittadini, l'Europa potrà solo sognarsi la "stabilizzazione". L'unico rimedio consiste in una vera riforma del sistema bancario e finanziario, sul modello Glass-Steagall.


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