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Sul disastro nel Golfo del Messico: un'esplosione nucleare controllata per impedire che la macchia raggiunga l'Atlantico

25 giugno 2010 (MoviSol) - Lo statunitense Centro Nazionale per la Ricerca sull'Atmosfera ha elaborato alcune mappe della distribuzione nel Golfo del Messico della macchia di greggio perso dal pozzo della British Petroleum (BP), macchia che nel corso dell'ultimo mese ha raggiunto le coste occidentali della Florida.

Il centro di ricerca prevede che tra poco più di due settimane il petrolio, una volta raggiunto l'estremo meridionale di quella penisola e sospinto dalle correnti oceaniche che la lambiscono, potrà inquinare anche l'Atlantico, addensandosi lungo una fascia di circa 100 miglia al largo delle coste della Georgia, delle due Caroline e della Virginia, ma anche raggiungendo, una settimana più tardi, l'Atlantico settentrionale.

Da tempo alcuni geologi marini e altri specialisti stanno valutando le condizioni fisiche del pozzo petrolifero, degli strati del fondale e di altri fattori rilevanti rispetto all'impiego di esplosivi di profondità, anche nucleari, per interrompere definitivamente l'efflusso di petrolio.

Le valutazioni di uno tra i principali esperti americani di esplosivi nucleari ad uso civile cominciano ad essere di dominio pubblico.

Tuttavia, finora alla Casa Bianca hanno invece prevalso il paradigma ecologista e i pareri di consiglieri come Carol Browner, lo "zar" di Obama per le questioni legate all'energia e al cosiddetto "cambiamento climatico", cui si è associato anche l'ammiraglio Thad Allen, a capo del Comando Unificato degli Stati Uniti, il quale ha dichiarato alla vigilia della prima visita del Presidente in Louisiana che l'uso degli esplosivi è un tema "periferico rispetto alle cose di cui siamo chiamati a discutere in questo momento".

"Avremmo dovuto demolire quel pozzo con gli esplosivi, più di un mese fa", ha dichiarato ai primi di giugno al Daily Beast Christopher Brown, ex ufficiale della flotta dei sottomarini nucleari. "E siamo ancora qui a portare la croce mentre la BP passa di piano in piano per raccogliere il suo greggio e per proteggere i suoi capitali… sarebbe meglio, e di gran lunga, se il nostro Presidente alzasse la cornetta del telefono rosso per chiamare Vladimir Putin, in modo da ricevere una lezione di ninjapolitik, piuttosto che lasciare alla BP l'incombenza di piani inefficaci da essa stessa avanzati…"

Il risvolto politico più importante di questa faccenda è che la determinazione del Presidente Obama a non offendere Wall Street e l'Impero Britannico, di cui la BP è un braccio economico, mette ulteriormente in pericolo l'istituzione stessa degli Stati Uniti d'America.

La sua inettitudine anche di fronte a questo problema va ad aggiungersi ai "capi d'imputazione" utili alla procedura di impeachment che Lyndon LaRouche pretende da tempo.


 


Servizio televisivo sull'esperienza sovietica nell'estinguere una colonna di gas naturale in fiamme da 3 anni con un'esplosione nucleare sotterranea


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