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Il progetto NAWAPA dal punto di vista dello sviluppo della biosfera

di Sky Shields, Oyang Teng, Michelle Lerner, Cody Jones, Ben Deniston

Quella in corso non è né una crisi finanziaria né una crisi dell'economia fisica, nel senso più semplice che si possa intendere. Non siamo alle prese con una mancanza di finanziamenti o con una mancanza di risorse. Siamo piuttosto di fronte ad una crisi della cultura umana, che è ben esemplificata dal presidente degli Stati Uniti in carica e dal suo predecessore. È giunta l'ora di analizzare in modo più profondo la radici del modo errato di pensare che ci hanno portato a questo disastro, al fine di cambiare la rotta nell'unico modo possibile: rivolgendo ancora una volta lo sguardo al futuro dell'umanità e recuperando le radici filosofiche e culturali della vera scienza dell'economia fisica.

Quando l'uomo "costruisce infrastrutture" non si limita a porre qualche oggetto, chiamato appunto "infrastruttura", in uno spazio vuoto. L'uomo sta organizzando lo spazio-tempo fisico della biosfera, considerata come un sistema, trasformando e ridirigendo il flusso biogenico attraverso la biosfera, consentendole di raggiungere livelli crescenti di densità del flusso energetico. L'esempio più semplice di questa operazione è dato dall'introduzione della pratica agricola e dell'allevamento: le mele, il mais, il bestiame, ecc. di oggi sono decisamente differenti e di gran lunga più efficienti in termini di densità energetica, delle loro controparti selvatiche, le quali riflettono ancora oggi lo stato in cui l'uomo le trovò davanti a sé, all'inizio.



La varietà Teosinte rappresenta lo stato del "mais" nel momento in cui l'uomo lo incontrò tra la vegetazione selvatica. Soltanto un piccola porzione di questo cespuglio conteneva i nutrienti e i materiali digeribili che fanno del mais, oggi, un alimento fondamentale. Ciò che noi oggi chiamiamo mais, un cibo nutriente ed ad alta efficienza energetica, è interamente opera della creazione umana, nell'ambito dei primitivi progetti di ingegneria biologica; al pari della mucca oggi allevata, il mais non potrebbe sopravvivere senza le cure umane. Le immagini sono una rielaborazione del disegno di Nicolle Rager Fuller, disponibile sul sito dell'americana National Science Foundation.

La fotosintesi, che converte l'energia solare incidente diffusa nell'atmosfera in una forma concentrata di legami chimici, crea sia la cellulosa, che è poco digeribile, sia le riserve di energia rappresentate dai carboidrati e da altre molecole organiche. Questo processo è parte di ciò che il biogeochimico russo-ucraino V. I. Vernadskij descrisse con il termine di migrazione biogenica degli atomi – quel flusso continuo di materia attraverso la biosfera risultante dai processi viventi, capace di creare livelli sempre crescenti di organizzazione dei materiali fossili secreti. L'azione dell'uomo sulle mele, sul mais e sul bestiame, per esempio, accresce la porzione di carboidrati, di lipidi e di proteine utili, rispetto alla quantità di cellulosa che compone la struttura dei fusti, ma che in termini di energia è dispendioso produrre e che è meno utile dal punto di vista del consumo. In ultima analisi, la sopravvivenza dell'uomo dipenderà dalla sua capacità di organizzare non soltanto questi flussi e di aumentare la loro efficienza, ma anche di creare in modo pianificato l'ambiente di flussi biogenici che gli sarà necessario per vivere fuori dall'atmosfera terrestre, e colonizzare il Sistema Solare, e oltre.

Il progetto North American Water and Power Alliance (NAWAPA) sarà tra i primi progetti con cui l'uomo dirige consapevolmente questi grandi processi in modo da determinare una ulteriore evoluzione della biosfera, intesa nella sua totalità, e che diventerà un punto di riferimento per altre sfide, come quella di stabilire una colonia permanente su un altro pianeta, per esempio su Marte. Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso una maggiore comprensione e un ulteriore intervento su questi flussi biogenici, anche se su una scala maggiore. Questa migrazione biogenica degli atomi è qualcosa di più che un semplice flusso di materia "internamente" alla biosfera. Costituisce la struttura essenziale della biosfera e governa la natura della interazione tra il nostro pianeta e i fenomeni che avvengono all'esterno della sua atmosfera, quali la radiazione solare e la radiazione cosmica. La creazione biotica di un'atmosfera ricca di ossigeno, qui sulla Terra, per esempio, non solo causò una cambiamento radicale delle specie ivi viventi (estinguendo la maggior parte delle delle forme esistenti e aprendo la strada a forme più complesse, capaci di respirare l'ossigeno), ma cambiò l'interazione della biosfera con le radiazioni elettromagnetiche del sole (nello specifico all'interno della banda degli ultravioletti), creando un grado superiore di strutture all'interno della biosfera – la fascia di ozono – le quali, a loro volta, filtrarono a seconda della frequenza le radiazioni elettromagnetiche incidenti, permettendo ad alcune di entrare nella biosfera terrestre in via di sviluppo in modo da influenzarne l'evoluzione.

Questa migrazione biogenica degli atomi causò anche lo sviluppo della ionosfera, la fascia ad alta densità energetica che, per la sua interazione con i campi magnetici terrestre e solare, è responsabile della creazione delle aurore e può talvolta agire come un grande acceleratore di particelle, selezionando i tipi di radiazioni cosmiche che raggiungeranno la superficie terrestre. Alcune di queste radiazioni sarebbero coinvolte nella produzione della copertura nuvolosa che modera la temperatura del pianeta e produce le precipitazioni [1].

Per renderli più comprensibili, generalmente alcuni aspetti di questo processo di migrazione biogenica degli atomi vengono presentati in modo frammentario, suddivisi in cicli ipersemplificati: il "ciclo dell'acqua", il "ciclo dell'azoto", il "ciclo del carbonio", ecc. Ad un primo sguardo, questi appaiono infatti come cicli semplici, ma ad un'analisi più ravvicinata, essi formano una rete interconnessa, un sistema, la cui relazioni causali sono impossibili da rappresentare in modo lineare. I cambiamenti nelle concentrazioni di azoto nel suolo, causate dalle perturbazioni del ciclo dell'azoto, mutano il tasso di fissazione del carbonio nella vita floreale, perturbando il ciclo del carbonio, il quale a sua volta muta il tasso di fotosintesi, perturbando i cicli dell'ossigeno e dell'acqua, i quali a loro volta perturbano il ciclo dell'azoto, e altri flussi biogenici di atomi, ecc. ecc.

Anche considerando uno solo di questi cosiddetti cicli, la quantità di complessità raggiunge rapidamente un livello in corrispondenza del quale la descrizione richiede un approccio sistemico – quello di un descrizione tensoriale - in particolare qualora si desideri discutere la manipolazione consapevole del sistema stesso.

Consideriamo l'acqua, per esempio: in una prima approssimazione, possiamo descriverne il ciclo come un processo semplice, che comincia con l'effetto della luce solare sulle superficie oceaniche, causandone l'evaporazione. Questa evaporazione porta acqua nell'atmosfera; parte di questa acqua migra sopra le terre emerse e vi cade in forma di varie precipitazioni. Questa acqua si fa poi strada, nel tempo, raggiungendo l'oceano in torrenti e fiumi.

Analizzando più da vicino il processo, si vede come consista di molteplici sotto-cicli interconnessi, in cui l'acqua ha il suo ruolo più importante, quello di facilitare la crescita delle piante. In questo processo non v'è un inizio ben preciso, né vi sono semplici relazioni lineari o cicliche. Le piante consumano sia l'acqua che la luce solare, utilizzandole per produrre ossigeno e per fissare l'anidride carbonica in molecole organiche ad alta densità energetica. L'umidità rilasciata con la traspirazione delle piante raggiunge quote più elevate per formare le nuvole, contribuendo alle precipitazioni che di quelle, in primo luogo, avevano permesso la crescita. Se la vegetazione diventa sufficientemente densa, questa umidità atmosferica addizionale è sufficiente a cambiare le caratteristiche del clima, del paesaggio e dei bacini idrici. A vari stadi del processo, grandi quantità di acqua penetrano nel suolo, destinata a evaporare nuovamente per generare nuove piogge, sia per essere risucchiata ancor più in profondità nelle falde acquifere, che costituiscono un sistema di scambi continuo con i laghi e i fiumi superficiali.

Il risultato globale di questo processo è che la stessa massa d'acqua cade in media 2,7 volte sul suolo prima di ritornare al mare, e la velocità di queste ricadute è molto più alta, ovviamente, nelle aree con densa vegetazione. Quando cambiano il tipo di copertura vegetale e l'umidità superficiale, inoltre, muta l'albedo di certe parti della superficie terrestre, il che trasforma il modo in cui viene assorbita la luce solare ed i suoi effetti sulla temperatura e sull'evaporazione.

Grande è il numero e tante sono le qualità delle interrelazioni, ma alla mente umana esse diventano perfettamente comprensibili, quando in suo aiuto vi siano gli strumenti concettuali adeguati. La loro piena comprensione, infatti, è nel destino della specie umana, poiché la gestione – la riproduzione in forma migliorata – di tali complesse interrelazioni si rivelerà necessaria quando l'uomo si accingerà a compiere il suo destino di colonizzatore dello spazio interplanetario e interstellare. Già oggi, gli ingegneri aerospaziali devono cercare di ricreare in miniatura alcune parti di questi cicli di ossigeno, carbonio, acqua, ecc., affinché i membri degli equipaggi proseguano in sicurezza i loro soggiorni fuori dall'atmosfera. Lo stesso processo, ad un livello di complessità e efficienza molto più alto, ed unito ad una più profonda comprensione del ruolo della radiazione cosmica e di altri fenomeni elettromagnetici e gravitazionali nel mantenimento della vita e dell'evoluzione della vita sulla Terra, sarà necessario alla creazione di insediamenti permanenti sulla Luna, su Marte e oltre.

I progetti come quello denominato NAWAPA porteranno questi obiettivi, necessari alla sopravvivenza della specie umana, fuori dai libri di fantascienza, alla portata dell'umanità.

L'introduzione della pratica dell'irrigazione e del conseguente sviluppo agricolo, aumentano in una data regione la quantità di traspirazione, creando più sotto-cicli di piogge sostenuti, e generando le precipitazioni anche in luoghi inizialmente interessati dalla siccità.

Che cosa significa questo per il progetto NAWAPA? Con questo progetto si procede alla gestione di una porzione del ciclo idrogeologico delle regioni occidentali dell'America Settentrionale, il quale già include un numero ridotto di sotto-cicli, e alla sua connessione con un sistema noosferico di maggiore complessità. L'acqua che evapora attraverso la superficie dell'Oceano Pacifico tende preferenzialmente a viaggiare sopra la linea della costa, in forma di copertura nuvolosa, e a depositarsi sulle regioni settentrionali in forma di ghiacci o di fiumi. Una grande percentuale di questa acqua dolce ritorna direttamente nell'oceano, al largo delle coste dell'Alaska e dell'America Settentrionale, senza prendere parte ai sotto-cicli biosferici della terra emersa. Nel frattempo, le aree desertiche meridionali dell'America occidentale, formanti il Grande Deserto Americano, rimangono secche e improduttive.

In termini quantitativi l'acqua che ogni anno traspira o evapora dal suolo e dall'oceano è equivalente ad uno strato di fluido esteso su un'area, rispettivamente, di 57.600 e di 351.400 milioni di acri, con lo spessore di un piede (l'unità di misura è il MAF, che equivale ad un volume annuo, rispettivamente, di 71.000 km3 e di 434.000 km3, per un totale di 505.000 km3). Il 27% di tale quantità, ovvero 107.000 km3 ricade sulla terraferma in forma di piogge o nevicate, mentre il resto cade direttamente sull'oceano. In ogni momento, quindi, vi sono 12.600 MAF di acqua in atmosfera, 3.600 dei quali sopra la terra emersa. Approssimativamente, 2.800 MAF cadono entro il bacino che sarebbe usato dal progetto NAWAPA, nella zona tra l'Alaska e il Canada: una quantità equivalente a oltre la metà delle precipitazioni che si hanno su tutti gli Stati Uniti continentali! Questo produce circa 990-1110 km3 di effluvi negli oceani Pacifico ed Artico. Questa quantità viene persa, rispetto ai processi produttivi della biosfera, essendo sempre sottratta ai processi della fotosintesi o a qualunque altro processo della biosfera, durante il tempo trascorso sul suolo. Questo ciclo è a modalità continua, ma disgraziatamente inefficiente.

Così, diventa evidente che, contrariamente agli equivoci popolari e alle palesi menzogne, l'acqua usata nel progetto NAWAPA non è una riserva che si esaurirebbe col tempo, né una dotazione altrimenti destinata ad altri scopi. Il progetto NAWAPA consiste nell'imbrigliamento e nel miglioramento di questo ciclo naturale globale e, pertanto, sarà capace non soltanto di fornire per sempre acqua dolce agli Stati Uniti dell'ovest e al Messico settentrionale, ma, come l'esperienza ha altrove dimostrato, trasformerà in modo permanente il clima locale, abbassando le temperature e aumentando le precipitazioni. Il progetto NAWAPA trasformerà questo ciclo, sottraendo una porzione pari al 20% (160 MAF all'anno) di ciò che altrimenti diventerebbe immediatamente un flusso idrico del preesistente sistema di fiumi e dei canali appena costruiti. Nel suo viaggio, l'acqua riempirà i "magazzini" sotterranei e contribuirà al rimboschimento di grandi porzioni del Grande Deserto Americano. Ciò prolungherà enormemente il tempo di percorrenza dell'acqua sul suolo, aumentando anche la frequenza della sua circolazione durante lo stesso periodo di tempo [2].

Ora, quale sarà l'effetto di una maggiore traspirazione della vegetazione, nei 21-50 milioni di acri di nuovo terreno coltivato e di nuove foreste, create con il progetto NAWAPA? L'effetto sarà quello di aver raddoppiato il suolo coltivabile ad ovest del fiume Mississippi. Per gli Stati Uniti soltanto, questo equivarrebbe ad una fascia di terreno irrigabile lunga 2900 km e larga 56 km, cioè il quadruplo della Valle Centrale della California.

L'attenta selezione, laddove prima era il deserto, delle regioni da coltivare, assieme a quelle dedicate a nuove foreste ben mantenute o altamente organizzate, aumenterebbe l'umidità complessiva del terreno, aumentando anche la quantità totale di evaporazione-traspirazione sopra la terra emersa. Ancora una volta, ciò porterebbe a maggiori precipitazioni e, se ben congegnato, a condizioni meteorologiche migliori. L'acqua introdotta dal progetto NAWAPA non verrà usata una sola volta, ma molte volte, poiché essa prenderà parte a numerosi sotto-cicli di piccole dimensioni, precipitando più volte in forma di piogge prima di raggiungere il mare. Solo da questo momento, tra le attività che fanno uso di acqua potremmo annoverare anche quelle industriali e simili. La stessa quantità di acqua potrebbe ritrovarsi un giorno in forma di acqua potabile usata per idratare il primo equipaggio in volo verso Marte!

In questo modo, il progetto NAWAPA può essere visto come una trasformazione di un sistema complesso composto di cicli interconnessi, capace di accrescerne la complessità e l'efficienza, pur non sottraendo acqua [alle funzioni preesistenti]. L'uso auto-consapevole del nuovo sotto-ciclo idrogeologico consentirebbe la trasformazione dei molti altri cicli summenzionati. L'aumento delle zone boschive nell'America Settentrionale produrrebbe anche una più larga trappola di anidride carbonica (CO2), aumentando la fissazione del carbonio nel suolo. Potremmo perfino scoprire che l'anidride carbonica disponibile non fosse sufficiente per i nostri scopi! Per alimentare maggiormente quel ciclo, avremmo allora bisogno, tra le altre cose, di aumentare la quantità di azoto disponibile nel suolo, per permettere la crescita delle piante foto sintetiche. L'acqua nuovamente disponibile verrà usata per ripristinare le falde acquifere come quella denominata Ogallala, riducendo la contaminazione in metalli dell'acqua presa dal fiume Colorado, e pulire il suolo coltivato del Midwest, oltre che a ingrossare i Grandi Laghi. Lo stesso processo fungerà da modello per progetti analoghi da attuare in Messico, in Africa, nell'Asia centrale, nell'Asia sudoccidentale, in Siberia, in Australia, e altre regioni simili nel mondo, estendendo così ulteriormente la gestione consapevole da parte dell'uomo della biosfera nella sua interezza. Dopotutto questo processo potrebbe e dovrebbe essere esteso in modo da includere più direttamente lo sviluppo degli oceani terrestri.

È significativo notare che, nonostante la scala apparentemente colossale di tutto questo progetto, stiamo parlando di una porzione molto piccola di cifre notevoli. Soltanto un miliardesimo dell'energia irradiata dal Sole raggiunge la Terra. Non più della metà di essa contribuisce all'evaporazione, alla traspirazione e alla fotosintesi, e quest'ultima contribuisce alla migrazione biogenica degli atomi, producendo tra le altre cose che abbiamo discusso – tutte le precipitazioni e tutti i flussi nei fiumi di cui stiamo parlando. Per portare a compimento gli scopi del progetto NAWAPA, è necessario cambiare il corso di circa soltanto il 20% delle acque dei fiumi dell'Alaska e del Canada. Questa deviazione rappresenterebbe forse il centesimo del dilavamento dell'intera crosta terrestre, la quale è a sua volta una piccola porzione dell'acqua dolce totale, il 70% della quale è immobilizzata nella neve e nei ghiacci.

In ogni momento, soltanto un centesimo dell'acqua dolce disponibile sul pianeta è "attiva" nella biosfera prossima alla superficie terrestre; soltanto un centesimo di acqua dolce è direttamente accessibile ai processi vitali che interessano la superficie terrestre, o gli strati ad essa attigui, del pianeta. Ma ciò che accade è che quel centesimo conduce l'intero ciclo, quasi come la materia vivente – in sé una piccola frazione di tutta la materia della biosfera – conduce la migrazione biogenica degli atomi, plasmando la crosta e gli oceani della Terra, creando la sua atmosfera, e governando l'interazione elettromagnetica con l'universo nel suo complesso. L'uomo, nei termini della sua massa, rappresenta a sua volta una porzione piccolissima di questa quantità già esigua di materia vivente. L'uomo, però, tramite il potere della sua mente, è l'unica forza dell'universo che meriti il titolo di "co-creatore" dell'universo – in quanto è capace di comprendere e migliorare i processi per mezzo dei quali quell'universo fu portato all'esistenza.

Dovrebbe essere chiaro in questo modo che il progetto NAWAPA non è semplicemente un elemento di una politica interessante. È il necessario prossimo passo dell'uomo, nel processo di fuoriuscita da una sorta di adolescenza della civiltà. Affinché venga compiuto questo passo è necessario un grande cambiamento culturale e politico, a partire dal rifiuto netto dell'andazzo culturale e politico degli ultimi decenni. Il solo progetto NAWAPA interesserà più generazioni, richiedendo la sua piena realizzazione almeno un quarto di secolo. La missione allargata di sviluppo del sistema solare richiederà un numero più alto di generazioni. È precisamente questo l'antidoto all'annoso problema dell'assenza di futuro per le presenti generazioni, capace di stabilire quella connessione inter-generazionale che costituisce l'elemento di separazione tra la nostra specie – nei suoi momenti migliori – dalle altre specie animali.

Come ogni altra impresa della creatività umana, non si tratta di un progetto pensato per un consumo immediato. È un progetto pensato per estendere la auto-percezione dell'uomo oltre i confini della sua percezione sensoriale e oltre i sentimenti del benessere personale, e per creare un collegamento tra la generazione attuale e le future generazioni, che daranno continuità a questa impresa anche a grande distanza temporale. La trasformazione culturale richiesta per compiere un progetto di queste dimensioni deve includere il rifiuto del liberismo che ha dominato negli ultimi decenni e la riaffermazione dei controlli sulla politica bancaria e finanziaria con riforme quali la legge Glass Steagall. Dobbiamo assistere ad un netto rifiuto delle politiche anti-scientifiche, anti-progressiste e anti-umane, rappresentate dagli ultimi decenni di fascismo ambientalista. Dobbiamo chiedere le dimissioni dell'attuale presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il cui senso di identità personale, come le sue politiche, presenta le stesse caratteristiche culturali fallimentari che ci hanno portato sulla soglia di questa catastrofe. Allora, e solo allora, potremo essere liberi di portare avanti il lavoro che deve essere svolto.


Note:

[1] - Si potrebbe pensare, infatti, che sia questo intero processo la creazione di una sorta di infrastruttura biosferica, in cui i fossili biologici forniscano continuamente le condizioni per lo sviluppo di processi creativi ancor più avanzati.

[2] - Il concetto di "ciclo dell'acqua" risulta qui inadeguato, poiché l'acqua che prende parte alla fotosintesi cessa di essere acqua, ma è separata in ossigeno gassoso e in idrogeno fissato nelle molecole organiche, alimentando così altri due "cicli" completamente differenti. Così, mentre nel bilancio complessivo sul suolo possiamo considerare presente una stessa quantità di acqua, non si tratta delle "stessa" acqua.


Vedi anche:

"Il movimento di LaRouche promuove il progetto NAWAPA, la 'TVA del XXI secolo'"

"LaRouche alla TV del LPAC: licenziare Obama e rivoluzionare le infrastrutture per salvare il pianeta"

"LaRouche: La Russia potrebbe e dovrebbe contribuire adottando il progetto NAWAPA come modello"

"Pubblicato il video tridimensionale del progetto NAWAPA"


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