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Spaventati dalla tempesta finanziaria, Sarkozy e Merkel lanciano il "cambiamento limitato" del Trattato di Lisbona

7 novembre 2010 (MoviSol) - I capi di stato e di governo dell'UE riunitisi a Bruxelles il 28-29 ottobre hanno nuovamente mancato di affrontare il crollo dell'economia fisica e si sono esclusivamente concentrati sulla difesa della chimerica stabilità dell'Eurozona. In realtà, la situazione finanziaria europea è più nera di quanto lo fosse nel maggio scorso, quando la "crisi greca" portò quasi alla disintegrazione dell'euro. Lo scorso settembre, non meno del 61% della liquidità ottenuta dalle banche greche, spagnole e irlandesi è provenuta dallo sportello straordinario della BCE.

Inoltre, il governo greco ha appena annunciato che il deficit pubblico del 2009 ammontava al 15% del GDP, causando un balzo dal 9.7 al 10,2% della rendita sui titoli di stato. Invece di affrontare questo sistema in bancarotta con una riorganizzazione fallimentare basata sull'approccio Glass-Steagall, i dirigenti UE hanno annunciato una "revisione limitata" del Trattato di Lisbona.

Mentre il cancelliere Merkel ha dichiarato di non voler rinnovare il mandato dell'European Financial Stability Facility quando scadrà nel 2013, al vertice è stato deciso di stabilire un meccanismo permanente che permetterà, in caso di insolvenza di uno stato membro, un rinegoziazione del debito. La proposta è stata finora contrastata da chi vede il pericolo che consentendo l'insolvenza, si provochi una reazione a catena nel sistema. Ma se ciò riflette la consapevolezza che non si può continuare a salvare il sistema "ad libitum", le condizioni che accompagnano la procedura di insolvenza stabiliscono una tutela ferrea di tipo FMI sul paese vittima.

Per permettere il cambiamento del Trattato, si farà ricorso ai "trucchi legali" dell'UE. L'Art. 48, sezione 6, del Trattato permette una procedura semplificata, se la modifica rimane di natura "limitata". Il Parlamento Europeo viene "consultato", ma non ha il potere di veto su una riscrittura. I funzionari UE mentono quando sostengono che il meccanismo di salvataggio europeo non trasferirebbe nuove competenze all'esecutivo UE, e che quindi non ci sarebbe bisogno di un nuovo referendum in Irlanda o altrove. L'approvazione dei parlamenti e dei governi nazionali sarebbe sufficiente a renderlo operativo prima del 30 giugno 2013.


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