Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

Cambiare sistema o autodistruggersi

Dichiarazione di Jacques Cheminade in occasione della presidenza francese del G20 e del G8

9 novembre 2010 (MoviSol) - Traduciamo la dichiarazione del 31 ottobre 2010 di Jacques Cheminade, candidato alla Presidenza della Repubblica Francese, presidente di Solidarité et Progrès.

Il prossimo 12 novembre la Francia assumerà la presidenza annuale del G20 e il primo giorno del 2011 quella del G8. In piena campagna presidenziale si avrà l'occasione di gettare un sfida al mondo, come fece de Gaulle affrontando la NATO o come fece Mendès-France per la pace in Indocina. Sfortunatamente, il calcoli di Nicolas Sarkozy sono di altra natura e contribuiranno a spingerci dritti dritti contro il muro della storia. Egli pone sì delle domande fondamentali, ma fuorviando su quanto sta realmente accadendo, illudendosi delle proprie capacità e soprattutto rifiutando di guardare negli occhi la realtà.

Alla Conferenza degli ambasciatori, il 25 agosto 2010, quindi durante il XIII summit della francofonia a Montreux, il 23 ottobre scorso, il presidente della Repubblica ha descritto i "cantieri decisivi", che a suo avviso "abbiamo bisogno di fare avanzare durante l'anno 2010". Tra questi elenca "la riforma del sistema monetario internazionale", "la stravagante volatilità dei prezzi delle materie prime" e "quello della 'governance' mondiale". Si tratta, in effetti, di questioni fondamentali. La politica mondiale, tuttavia, non è un luogo in cui ci si limiti a constatare. Essa è il teatro delle sfide da raccogliere, davanti alla realtà dell'epoca, definendo l'avversario e adottando la strategia e la tattiche che permettano di vincerlo. Senza illudersi con delle dichiarazioni altisonanti, sperando di ottenere vantaggiose ripercussioni elettorali.

Il mondo, così com'è, non ha tempo per dei discorsi. Si trova di fronte ad un sistema economico che di disintegra e ad un ordine politico in via di decomposizione. L'amministrazione Obama e la Federal Reserve sono sul punto di adottare una piano di emissione monetaria che ci porterà direttamente all'iperinflazione mondiale. Gli organismi finanziari che ci hanno consegnato questa crisi, la City di Londra e Wall Street, accumulano profitti insensati, fanno bella mostra della loro arroganza e conducono una macabra danza sociale. L'America e gli Stati europei impongono l'austerità ai propri popoli e ai propri produttori, distruggendo il fondamento stesso del nostro avvenire. Cosa ancor peggiore è l'arroganza che questi distruttori manifestano, i vari Michel Pébereau e i vari Jacques Attali qui da noi in Francia, che pretendono, come Margaret Thatcher a suo tempo, che non vi sia un'alternativa: "che si sia analizzato il problema e che si conoscano tutte le soluzioni", e che sostengono che "nella classe politica tutti sono d'accordo con me".

Ora Nicolas Sarkozy, sia all'interno che fuori della Francia, non si batte contro questi interessi; al contrario, li protegge con una cortina di fumo attraverso la quale, fortunatamente, sempre più persone riescono a vedere, e sempre meglio.

Chiede che le attività dei fondi speculativi vengano sottoposte a regole, mentre nulla di fondamentale è stato fatto e i permessi legali a loro favore sono numerosi quanto i buchi nel gruviera. Afferma che i paradisi fiscali sono in via d'estinzione, poiché sono stati firmati degli accordi sulle informazioni in materia fiscale, dunque un paravento dietro il quale tutte le grandi imprese mondiali operano, sia quelle dell'indice CAC 40 sia le altre. L'unica cosa che gli ultimi vertici europei o internazionali sono riusciti a fare è stato il trasferimento di una parte del debito privato al debito pubblico, distruggendo il bene comune e le risorse del nostro avvenire. Non è stato adottato alcun regolamento internazionale degno di questo nome, cioè tale da arrestare il saccheggio finanziario. Al contrario, le banche operano nell'ombra più di prima, su piattaforme alternative, raggirando i meccanismi di scambio dei mercati tradizionali ora regolamentati. Non è stato acceso alcun nuovo motore di sviluppo reciproco. Se ci si riunisce sostenendo il contrario, il peggio diventerà una certezza.

Nessun dirigente, per complicità o per ignoranza, vuole affrontare la crisi, composta di quattro bolle strettamente correlate, che minaccia il sistema. In primo luogo il foreclosuregate, lo scandalo dei pignoramenti immobiliari fraudolenti; poi l'esplosione dei CMBS, i crediti trasformati in titoli addossati ad un settore immobiliare commerciale in rovina; poi lo sprofondamento dei muni bond, i titoli obbligazionari emessi dalle grandi città americane in via di fallimento; infine i crediti ipotecari di un ordine immediatamente superiore a quello dei subprime, i cosiddetti Alt A, ormai ugualmente contaminati. Queste bolle si manifestano sì negli Stati Uniti, ma nel mondo, nel nostro sistema di globalizzazione finanziaria e di forsennata legge della giungla, ogni istituto finanziario vi ha la sua parte.

Possiamo misurare la gravità della situazione mondiale con quattro indicatori. Il primo è la spettacolare riduzione di ogni valuta nazionale rispetto all'oro. Il secondo è la quantità di transazioni sui mercati internazionali, che ogni giorno tocca i 4000 miliardi di dollaro, ovvero sessanta volte la quantità quotidiana di commercio internazionale di beni e di servizi; la metà di queste transazioni riguarda i fondi speculativi, mentre il 63% è effettuato in derivati sui tassi di cambio tra valute. Il terzo indice riguarda l'aumento della massa monetaria americana, cioè del dollaro moneta di scambio mondiale, che è triplicata in cinque anni. Infine, il quarto indice è la percentuale delle speculazioni sui mercati della materie prime, che raggiunge oggi il valore dell'85%, con variazioni molto brutali dei corsi che nulla hanno a che vedere con l'attività economica.

La sfida è drammatica; siamo in un sistema monetarista nel quale ha ripreso la guerra delle monete, questa volta sua scala mondiale, e le forze produttive spariscono o vengono sottomesse alla legge implacabile dell'operare a breve, senza un orizzonte reale.

La sola iniziativa che possa arrestare la macchina infernale è una legge Glass-Steagall a livello globale, a partire dagli Stati Uniti, che separi le banche commerciali da quelle d'affari ed escludendo il salvataggio di queste ultime da parte dei poteri pubblici. Esse meritano soltanto una cosa: che le si lasci fallire davvero, in modo ordinato, liberando il terreno per le grandi opere di sviluppo a livello mondiale. Questi grandi progetti di sviluppo, come il Ponte Terrestre Eurasiatico, il progetto NAWAPA nel Nord America, il progetto Transaqua per far rivivere il lago Ciad, i collegamenti fluviali cinesi, la galleria sotto lo stretto di Bering per collegare l'Asia all'America, richiedono una mente contemporaneamente visionaria e realista. Essi presuppongono dei trasporti terrestri ad alta velocità, come quelli permessi dai treni a levitazione magnetica o dagli aerotreni, delle grandi quantità d'energia a costi ragionevoli, ottenibili con centrali nucleari di quarta generazione, con opera idrauliche e, soprattutto, con l'entusiasmo ritrovato dei popoli, capaci di concepire per i propri figli e nipoti una vita migliore della loro. Il fondamento di questo approccio, d'altra parte, è nell''educazione e nella sanità pubbliche, coniugate ad una politica di sviluppo della capacità creatrici espresse nella ricerca e nella produzione.

Queste sono cose reali, e non parole. È una lotta che si estende sull'orizzonte delle prossime due-tre generazioni, ma dobbiamo cominciare immediatamente per invertire l'ordine distruttivo nel quale viviamo.

Ecco ciò che la Francia dovrebbe proporre al mondo, nello spirito del Preambolo della nostra Costituzione e del programma del Consiglio Nazionale della Resistenza del 15 marzo 1944. Utopia fuori moda? No. Sono coloro che la vogliono abolire che intendono ritrovare la scappatoia che li riporti ad un sistema di privilegi, tale da condurci tutti ad una distruzione reciproca assicurata.


[inizio pagina]