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La ristrutturazione del debito diventa un tema in Europa

11 novembre 2010 (MoviSol) - Il nuovo "meccanismo permanente" lanciato da Germania e Francia all'ultimo vertice UE (cfr. EIR Strategic Alert 44/10) contiene la proposta di ristrutturazione del debito, un aspetto che è diventato oggetto di conflitto con le istituzioni sovrannazionali europee. Il conflitto rappresenta una divisione tra gli interessi che rappresentano la comunità finanziaria internazionale e le nazioni individuali che fanno parte del sistema Euro dominato da quegli interessi finanziari. All'interno del sistema non c'è soluzione: una volta che viene introdotto il principio della ristrutturazione del debito – e cioè il creditore non viene salvato a prescindere ma viene cancellata una parte del debito – la cosa non si ferma lì. Non si può cancellare una parte del debito e mantenere in funzione lo stesso sistema: deve essere applicata una procedura di insolvenza ordinata a tutto il sistema, secondo il principio di Glass-Steagall. Se ciò non viene fatto, il conflitto condurrà solo al caos.

Alla conferenza stampa della BCE il 4 novembre, Jean-Claude Trichet ha messo bene in chiaro che la BCE e la burocrazia UE useranno tutti gli strumenti a disposizione per bloccare l'idea. Trichet ha menzionato una "comunicazione abbastanza pesante" avvenuta tra di lui e i capi di governo. Ha ripetuto i suoi moniti che tale piano di ristrutturazione del debito scatenerebbe una vendita dei titoli delle nazioni periferiche.

Infatti, è bastato l'annuncio del Consiglio UE per scatenare le vendite, con gli spread sui titoli irlandesi, spagnoli, portoghesi e greci che hanno toccato livelli di crisi la scorsa settimana. Inoltre, la Spagna ha potuto trovare acquirenti solo per 3,4 dei 4 miliardi di titoli a cinque anni che voleva vendere. Le banche e i fondi si liberano di titoli che temono un giorno non saranno onorati.

Trichet ha richiesto di usare l'approccio del FMI, che prevede di regola il pagamento del debito e solo in casi eccezionali una ristrutturazione. Secondo i suoi calcoli, negli ultimi due decenni la proporzione di interventi del FMI "con interruzione del normale funzionamento del finanziamento dell'economia attraverso haircuts, ristrutturazioni e cosi via" potrebbe al massimo arrivare al 25%.

Le minacce della BCE si sono concretizzate il giorno dopo, quando i governi polacco e italiano si sono dissociati dalla proposta di ristrutturazione del debito. Il Primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che "un accordo raggiunto a Bruxelles non è abbastanza. Gli stati membri devono successivamente ratificarlo". Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, in un'intervista al Financial Times, ha accusato Francia e Germania di "preconfezionare" accordi per il resto dell'UE. Sia Frattini che Tusk si sono concentrati sul fatto che la proposta franco-tedesca ha bisogno di una modifica del Trattato, alla quale si oppongono. "Aprirebbe un vaso di Pandora", ha detto Frattini.

Il ministro del Tesoro tedesco Schaeuble è apparso poco turbato dalle reazioni. "Sono pienamente consapevole che il signor Trichet non sarà d'accordo, ma lo ripeto: l'Europa ha bisogno di un meccanismo di crisi", ha dichiarato.


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