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L'Egitto e altri paesi arabi nel vortice del collasso globale

6 febbraio 2011 (MoviSol) - Come abbiamo riferito la scorsa settimana parlando della Tunisia, oltre 30 anni di globalizzazione, mercato libero e privatizzazioni con il corrispettivo disinvestimento nelle infrastrutture di base e nell'agricoltura hanno rovinato le economie del Medio Oriente e del Nordafrica. Con disoccupazione alle stelle e la miseria crescente, un'intera generazione tra i 18 e i 35 anni è stata ridotta alla disperazione, priva della speranza per il futuro.

Quanto è stato fatto all'Egitto ricalca come una fotocopia ciò che è avvenuto all'economia tunisina. All'inizio degli anni novanta, a seguito di un accordo con il FMI per dimezzare il debito estero, il governo egiziano accettò di privatizzare le imprese di stato, ridusse le tariffe alle importazioni di prodotti alimentari e prodotti tessili (pregiudicando la sopravvivenza di questi due settori interni), aumentò le esportazioni di beni come cotone e ortofrutta, eliminò i sussidi all'agricoltura e ai prezzi degli alimentari e dei carburanti.

Peggio di tutto fu la privatizzazione delle infrastrutture di base, come i trasporti, l'acqua e le telecomunicazioni, che condusse all'impennata dei costi per le piccole aziende agricole e manifatturiere. Furono avvantaggiati i grandi produttori, che si impadronirono del mercato. Ma la cosa più scandalosa, dal punto di vista della popolazione egiziana, è che dalle privatizzazioni si avvantaggiarono settori del governo e della comunità finanziaria, compresi membri della famiglia di Mubarak. Si creò una vasta area di corruzione negli strati dirigenti, rispondenti non agli interessi nazionali ma a quelli economici globali.

Da quando LaRouche e i suoi associati presentarono al governo egiziano, nel 1981-83, una politica per assicurare l'autosufficienza alimentare con grandi investimenti nelle infrastrutture idriche e agricole, sono stati sprecati 30 anni. Quella proposta fu sabotata da interessi anglo-americani rappresentati da gente come Henry Kissinger, la cui politica per l'Egitto e altri grandi paesi in via di sviluppo si riassumeva nell'obiettivo della riduzione demografica. La politica di aiuti americana ha reso l'Egitto dipendente dagli USA per garantire un minimo di accesso al cibo per la popolazione, mentre smantellava la produzione.

La situazione ora è che la popolazione non crede alle promesse di riforma di Mubarak, anche dopo che ha sostituito il governo. L'Egitto è chiave per la stabilità dell'intera regione mediorientale e per l'economia mondiale data l'importanza del canale di Suez. Però, come ha sottolineato LaRouche, solo una soluzione globale può offrire all'Egitto e alle altre nazioni una chance di ripresa e di futuro per le prossime generazioni.


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