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Il "meltdown" finanziario e politico nell'UE

25 marzo 2011 (MoviSol) - A differenza dei reattori nucleari giapponesi, il sistema politico e finanziario europeo si trova sicuramente in un processo di "fusione del nocciolo", come lo è l'intero sistema finanziario globalizzato. Il vertice dei paesi dell'Eurozona che si è protratto quasi fino all'alba del 12 marzo, si è concluso con la decisione di aumentare la capacità di prestito della EFSF, il fondo "salva banche", da 250 a 450 miliardi. L'EFSF potrà acquistare i titoli di stato dei membri dell'Eurozona direttamente dall'emittente, invece che sul mercato secondario.

Sul tavolo c'era anche il deflazionistico "patto per la competitività", che comprende l'eliminazione di alcuni importanti diritti dei lavoratori (cfr. EIR Strategic Alert 10/11), ma i dettagli della nuova "architettura europea" non saranno pronti fino al vertice UE del 24-25 marzo, quando dovranno essere prese le decisioni definitive. Come premio di buona condotta, la Grecia ha visto ridurre di un punto il tasso sul prestito di salvataggio, al 4,2%, ed estendere la scadenza da tre a sette anni e mezzo.

Nel frattempo in Portogallo, Spagna e Irlanda, le rispettive bombe del debito potrebbero esplodere in ogni momento. Il Primo ministro portoghese Jose Socrates ha annunciato ulteriori tagli al bilancio, ma deve passare sotto le forche caudine del parlamento. Il suo governo di minoranza ha bisogno del sostegno del partito socialdemocratico (PSD), il cui leader Pedro Passos Coelho ha annunciato che voterà contro. Una crisi di governo non è quindi esclusa. Subito dopo il vertice UE, Moody's ha abbassato di due punti il rating sul Portogallo.

Oltre confine, in Spagna, il governo ha venduto titoli a 10 e 30 anni per 4,5 miliardi di euro, ma il tasso è sceso di pochissimo, rimanendo alto. Nel frattempo, lievita il volume dei titoli ipotecari senza valore nella pancia del sistema bancario, già stimato a oltre 100 miliardi di euro.

Per quanto riguarda l'Irlanda, il ministro del Tesoro Michael Noonan ha anticipato che gli "stress test" delle banche di Dublino, il cui risultato sarà pubblicato il 31 marzo, riveleranno sicuramente che il livello di ricapitalizzazione stipulato nell'accordo di salvataggio è "insostenibile". Noonan ha detto che si sorprenderebbe se i 10 miliardi di nuovo capitale, previsti nel pacchetto, fossero sufficienti. Benché gli accordi prevedano una contingenza di altri 25 miliardi, questo sarebbe un fardello insostenibile per il paese, ha affermato. All'Irish Times del 14 marzo ha dichiarato: "Stiamo spiegando ai nostri colleghi europei che c'è un punto in cui la combinazione di debito sovrano, aggiunto a quello bancario, diventa difficilmente sostenibile".

Il ministro dell'Agricoltura Simon Coveney è stato più chiaro. Sul Mail del 20 marzo ha affermato che entrambi gli alleati di governo, Fine Gael e i laburisti, hanno deciso di accollare parte dei 190 miliardi di debito sugli investitori privati e sugli obbligazionisti.

Benché le cifre siano tutte sottostimate, la Banca per i Regolamenti Internazionali ha appena stimato il "rischio massimo" dell'esposizione delle banche britanniche, francesi, tedesche e del Benelux verso Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, che include i derivati, a 2,5 trilioni di dollari al 30 settembre 2010, una cifra ben superiore ai 1,76 trilioni di prestiti cross-border. La quota tedesca è di 568,6 miliardi, quella francese 440,4, e quella del Regno Unito 431. Le banche britanniche sono specialmente esposte in Irlanda, con 225 miliardi di dollari, e in Spagna con 152 miliardi. Riguardo alle banche francesi, esse sono esposte per 224,7 miliardi verso la Spagna e 92 miliardi verso la Grecia. Le banche tedesche sono esposte per 208 miliardi verso l'Irlanda e per 242 miliardi verso la Spagna. Quelle del Benelux sono esposte per 189 miliardi verso la Spagna, mentre le banche spagnole sono esposte per 109 miliardi verso il Portogallo.


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