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Caro Renzi, la privatizzazione dei servizi pubblici aiuta solo i vecchi... squali finanziarii

Lettera aperta al Sindaco di Firenze Matteo Renzi sulla decisione di privatizzare l'Ataf

di Andrew Spannaus, Segretario MoviSol

31 maggio 2011 (MoviSol) - Caro Sindaco, la Sua decisione di privatizzare l'azienda di trasporto locale di Firenze non può che destare forte preoccupazione tra tutti coloro che credono nella promozione del Bene Comune. I servizi pubblici sono tali perché sono organizzati per dare un beneficio al pubblico, che ha interessi ben diversi dai soggetti economici privati, vincolati e/o incoraggiati da un sistema che privilegia il profitto a breve termine, spesso a scapito del benessere dei loro stessi lavoratori e anche del prodotto. È per questo che i servizi pubblici devono sorreggersi sulla contribuzione generale.

Ormai il dogma liberista del "mercato" ha dimostrato il proprio fallimento in modo plateale; negli ultimi tre anni abbiamo vissuto una crisi prodotta dalle politiche di privatizzazione e deregolamentazione istituite a partire dagli anni Ottanta a livello internazionale, e in modo acuto in Italia negli anni Novanta. Dallo scoppio della crisi le istituzioni internazionali quali il Fondo Monetario Internazionale e l'Unione Europea operano una politica di salvataggio dei capitali privati (le grandi banche e i fondi speculativi) con i soldi pubblici, chiedendo a tutti i cittadini di stringere ancora di più la cinghia. Parallelamente, spingono per destrutturare quello stato sociale che ha saputo ammortizzare la caduta, individuando fraudolentemente in esso la causa di una situazione che affonda invece le sue radici nelle politiche di privilegio riservate alla finanza.

E ora Lei sottoscrive lo stesso ragionamento per i cittadini fiorentini? Quali benefici potrà portare la privatizzazione dell'Ataf per la gente comune? Più efficienza? Meno costi? Non si può credere alle storielle dei consulenti e degli economisti che sono ancora legati ad un'ideologia fallita. La realtà è che la privatizzazione dei servizi pubblici ha sempre avuto uno scopo solo: creare una nuova fonte di reddito per i grandi gruppi finanziari. I capitali privati potranno garantirsi un flusso finanziario certo, per molti anni a venire, come è successo con le autostrade, sia sotto il fascismo con le prime strade a pagamento, sia negli ultimi anni quando si è svenduto il patrimonio pubblico per compiacere la finanza internazionale.

In termini pratici la privatizzazione dei servizi pubblici non porta ad alcun miglioramento per la collettività, perché il privato ha interesse a investire il meno necessario, così si porta a casa più soldi per gli azionisti. Per di più i dipendenti vengono stremati nel nome dell'efficienza, e così ci perdono tutti - tranne gli squali che hanno sapientemente guidato il processo dall'inizio. E non ci si può fidare di qualche clausola a garanzia dei contratti di lavoro e della qualità del servizio: queste varrebbero i primi anni, poi sotto il ricatto della chiusura per 'mancata sostenibilità economica' dell'attività, si accetterà la violazione di ogni patto. Basti guardare qualunque paese dove il dogma liberista sia stato applicato negli ultimi decenni. Lo Stato rinuncia a perseguire il Bene Comune, e i cittadini pagano un prezzo sempre più salato.

Altro che nuovo! È un percorso vecchio quanto il liberismo imperiale promosso dalla City di Londra e da Wall Street. Ne abbiamo avuto abbastanza, grazie. Di questi tempi servirebbero politici in grado di resistere ai grandi gruppi finanziari e riaffermare il ruolo del pubblico nel guidare i processi di sviluppo. Certo, mancano le risorse, ci sono i limiti del Patto di Stabilità, ma sono problemi che vanno affrontati con coraggio e con un ritorno alle concezioni umanistiche del Rinascimento e di grandi uomini quali Franklin Delano Roosevelt, Giorgio La Pira e Enrico Mattei.

Non so se Lei si renda conto della portata effettiva delle Sue azioni: ci crede davvero, oppure si tratta di una decisione 'pratica' dettata da interessi forti? In ogni caso, La invito a cambiare strada subito. La documentazione sul fallimento delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni in Italia e all'estero è abbondante; chi la ignora finisce per fare regali agli interessi finanziari oligarchici nel breve termine, mentre alla lunga rovina l'economia e il tenore di vita della popolazione in generale. Mi creda, è ora di cambiare davvero.


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