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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Lo sciopero di massa anche in Italia

31 maggio 2011 (MoviSol) - L'esito dei ballottaggi a Milano e Napoli non lascia dubbi: è in atto anche in Italia un processo di sciopero di massa, che si è espresso nel voto di protesta a Napoli e Milano, e soprattutto nell'astensione dell'elettorato tradizionalmente berlusconiano a Milano, evidentemente deluso dalla mancanza di iniziative del governo in materia di economia reale. Ai tentativi di Tremonti di vietare i derivati e promuovere una riforma del sistema finanziario internazionale, Berlusconi ha preferito i pessimi consigli di Giuliano Ferrara, il guru delle liberalizzazioni e della deregulation, la stessa deregulation che la Commissione Angelides al Congresso USA ha indicato come la causa della crisi economica. "Questo è il fin di chi fa mal" dice l’ultimo atto del Don Giovanni di Mozart. E Berlusconi, come Don Giovanni, ha voluto sfidare la legge naturale, nel nome di una fraintesa "libertà", ignorando bellamente il disagio economico e sociale della popolazione italiana, e contando solo sulla mancanza di un programma alternativo del PD, che inneggia alle liberalizzazioni tanto quanto lui, se non di più. La legge naturale prevale sempre, come insegna la grande opera mozartiana. Prevale in Italia, come prevale negli Stati Uniti, facendosi beffa dei paroloni di Obama, con milioni di vigili del fuoco, insegnanti, studenti e lavoratori che protestano per i tagli al bilancio e l'abolizione dei diritti sindacali, e con la rivolta in seno al Partito Democratico al Congresso, dove cresce la spinta per far approvare la legge Glass-Steagall voluta da Roosevelt nel 1933 per separare le banche commerciali dalle banche d'affari. Se Obama minaccerà di porre il veto, porranno il veto a lui, come ha notato LaRouche nel suo messaggio video qualche giorno fa. Prevale in Spagna, Irlanda e Grecia, dove la popolazione non è affatto disposta ad accettare l'austerità draconiana imposta dalla Troika FMI-UE-Banca Centrale Europea per concedere degli aiuti che non vanno all'economia di questi paesi, ma alle banche coinvolte nella speculazione finanziaria. Ciò che accomuna l'Italia a tutti gli altri paesi europei, incluse la Francia e la Germania, è il fatto che con il patto di stabilità ed il Trattato di Lisbona il governo non conta niente, e sono la Commissione UE e la Banca Centrale Europea a decidere. Questo nodo dovrà essere sciolto anche dal prossimo governo italiano, qualunque esso sia. Il voto di protesta, purtroppo, non è sufficiente a ristabilire la sovranità nazionale in politica economica.

Liliana Gorini,
Presidente di MoviSol


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