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L'attacco all'Italia può far saltare il fondo salva-Euro

5 agosto 2011 (MoviSol) - La scorsa settimana abbiamo scritto che il "Big Bang" deciso a Bruxelles con la nascita del meccanismo permanente di salvataggio dell'Euro era destinato a fallire. La grossa marachella di Deutsche Bank ha palesato l'assurdità del nuovo meccanismo e messo a repentaglio la sua stessa realizzazione.

Deutsche Bank ha pubblicato i dati semestrali da cui risulta che mentre il suo CEO Josef Ackermann dettava i contenuti del nuovo piano salva-Euro, la banca si liberava di quasi il 90% dei titoli del debito italiano. L'opinione pubblica italiana, giustamente indignata, ha sollevato pesanti interrogativi sul come mai una grande banca "sistemica" come DB scommetta contro il debito italiano mentre contemporaneamente giura di voler contribuire al rifinanziamento del debito di paesi dell'Eurozona rinunciando ad una parte degli attivi. Inoltre, DB non è una semplice banca sistemica, ma è uno dei "primary dealers" del Tesoro, e cioè uno specialista di valori abilitato a trattare direttamente con il governo italiano. Non solo, ma DB è uno dei cinque "superdealer" a livello mondiale, istituti che godono della massima fiducia da parte dei governi clienti.

Gli italiani ora sospettano a ragione che la Deutsche Bank agisca con la copertura del governo tedesco, la cui intenzione sarebbe quella di ripulire il sistema bancario nazionale da titoli considerati a rischio, in preparazione di una possibile fuoriuscita dei membri periferici dell'Eurosistema. Che questa sia la politica resta da vedere; fatto sta che mentre l'attacco ai titoli di stato italiani è stato lanciato dagli hedge funds, alle vendite allo scoperto di questi hanno presto fatto seguito vendite vere da parte di possessori di titoli, come Deutsche Bank.

Nessuno però ha notato che il "senior advisor" di DB per l'Italia è nientemeno che Giuliano Amato, l'ex affossatore della lira che si atteggia a patriota in qualità di presidente del comitato per i festeggiamenti del cento cinquantenario dell'Unità d'Italia. Quanto sia beffarda questo ruolo lo sa bene chi conosce il ruolo di Amato nella stesura del Trattato di Lisbona e quindi nella disfatta dello stato nazionale. Aspettiamo che Amato, che ha dimostrato di non essere un patriota, dimostri almeno di avere un minimo di dignità personale e si dimetta dal ben pagato incarico di consigliere della banca che distrugge il credito dell'Italia.

Come conseguenza dell'attacco, per rifinanziare il debito l'Italia paga oggi quanto pagava la Grecia un anno fa. È logico che a queste condizioni, la nostra partecipazione al fondo salva-Euro è una completa assurdità. L'Italia partecipa con 14,7 miliardi al primo pacchetto di salvataggio della Grecia, di 110 miliardi, e con 13 miliardi al secondo pacchetto di 109 miliardi, varato appunto al "Big Bang" di Bruxelles. La quota del secondo pacchetto dovrebbe essere raccolta sui mercati a tasso corrente, che ha superato il 5%, e prestata alla Grecia al 3,5%; oltre ad essere una perdita netta, è forse anche proibito dalla legge. Per questi l'Italia, alla teleconferenza dei funzionari del Tesoro dell'Eurozona il 28 luglio, ha fatto presente che se le condizioni persistono, il nostro paese potrebbe "opt out", cioè uscire come da statuto, dal secondo pacchetto di salvataggio della Grecia. Se i tassi sui titoli italiani continueranno a salire, l'Italia dovrà riconsiderare anche se uscire dal primo pacchetto.

La Commissione Finanze della Camera ha giustamente messo sotto accusa le agenzie di rating, e in particolare Standard&Poor's, per il loro ruolo nell'attacco speculativo. Nella Risoluzione 00640, approvata all'unanimità, si impegna il governo ad adottare tutte le necessarie iniziative per contrastare "comportamenti sostanzialmente riconducibili ad ipotesi di aggiotaggio o simili". Si cita tra l'altro la "diffusione, effettuata a mercati aperti, di un comunicato sulla manovra correttiva adottata dal Governo italiano… prima ancora della pubblicazione del testo definitivo della manovra stessa".

Raggiunto dall'EIR, il vicepresidente della Commissione Sergio D'Antoni ha concordato sulla necessità di riorganizzare il sistema secondo i criteri Glass-Steagall, per bloccare la speculazione e gli attacchi che distruggono intere nazioni. "La situazione attuale è assurda", ha detto D'Antoni. "Deve essere cambiato il ruolo delle agenzie di rating; non possono esserci agenzie di rating pagate da coloro che devono valutare, e che rispondono comunque solo ai mercati. C'è bisogno di qualcosa indipendente o controllato dagli stati. Sono d'accordo che dobbiamo fermare la speculazione sui titoli di stato e separare le attività bancarie ordinarie dal casinò speculativo. La situazione richiede un cambiamento di sistema".

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