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La Corte Costituzionale tedesca sferra un colpo alla sovranità nazionale e al diritto

15 settembre 2011 (MoviSol) - La sentenza della Corte Costituzionale tedesca il 7 settembre dimostra ancora una volta che benché ci siano opportunità di liberare l'Europa dalla minaccia del fascismo UE, è ben difficile che le istituzioni nazionali esistenti colgano tali opportunità. Come spesso ripetuto da Lyndon LaRouche, la soluzione alla crisi verrà dagli Stati Uniti, e a quel punto seguirà anche l'Europa.

Anche se la sentenza prevede che i salvataggi bancari in futuro vengano espressamente approvati dalla Commissione Bilancio del Bundestag, essa dà il proprio OK ai salvataggi che sono stati fatti finora. E respinge due ricorsi presentati dai "cinque professori anti Euro" (Hankel, Noelling, Schachtsschneider, Spethmann e Starbatty) e dal parlamentare della CSU Peter Gauweiler sostenendo che i querelanti non hanno fornito prove incontestabili della loro accusa che la politica di salvataggi violi i diritti costituzionali fondamentali, il diritto alla rappresentazione democratica ed il diritto alla proprietà.

Ancor peggio, la Corte ritiene che tutte le misure di salvataggio prese siano in accordo con la Costituzione e con le leggi dell'UE (il Trattato di Lisbona), che non siano stati minati i diritti e le prerogative del Bundestag e che anche se dovessero materializzarsi tutti i rischi sotto garanzia sarebbe ancora possibile "rifinanziare" tali perdite con "aumenti nelle entrate, tagli nella spesa e debiti a lungo termine". I "rischi" a cui si riferisce la Corte sono i 170 miliardi di Euro che la Germania ha già garantito per la Grecia ed altri salvataggi, benché questa cifra corrisponda alla metà della finanziaria di quest'anno fiscale.

La Corte ha accettato l'argomentazione del governo, contraria ai querelanti, secondo cui "attualmente non c'è alcun motivo di presumere che ci sarà un processo irreversibile con conseguenze sull'autonomia di bilancio del Bundestag". La Corte concorda con il Governo tedesco anche sul fatto che nelle future procedure parlamentari relative al fondo di stabilità europeo (EFSF) sarà sufficiente consultare la Commissione Bilancio, composta da 41 membri, evitando un dibattito in aula al Bundestag.

Tuttavia la disposizione che futuri stanziamenti debbano essere ratificati, anche se solo da una commissione che può essere convocata rapidamente su richiesta, lascia una porta aperta a possibili azioni patriottiche in futuro. Per questo Jean-Claude Trichet, a una domanda dell'EIR se tale disposizione possa impedire l'attuazione del fondo di salvataggio ESM, ha scelto attentamente le parole, dichiarando che la BCE "esaminerà con attenzione" il testo della sentenza. L'ESM, ha sottolineato Trichet, deve essere in grado di prendere decisioni in "modalità esecutive".

Quella che tutti i media ed i commentatori tedeschi hanno definito una sentenza "contro gli Eurobond" è in realtà una zona grigia, che dice semplicemente che è inaccettabile il "pooling del debito" sovrannazionale, specificando che la corte "decide i limiti previsti dalla legge costituzionale nell'autorizzazione a concedere garanzie a beneficio di altri stati nell'unione monetaria europea". Tuttavia tali limiti non sono stati decisi, e la corte lascia che siano i politici e gli esperti non costituzionali a farlo.

Se la corte fosse stata veramente preoccupata del pooling del debito a spese dello stato tedesco e dei suoi contribuenti, essa avrebbe deliberato contro il fondo di stabilità stesso, in cui il debito viene già raccolto di fatto in un pool, facendo uscire la Germania dal ruolo di garante ove gli altri stati membri non riescano a farlo. Questo ha già portato il contributo della Germania all'EFSF dai 123 miliardi di Euro di 15 mesi fa ai 211 miliardi di oggi. Con l'aumento dei poteri del fondo chiesto dal ministero del Tesoro, questa cifra salirà a 253 miliardi, più del doppio in 15 mesi. Ciononostante la Corte Costituzionale ha autorizzato il dispositivo.

Tuttavia l'aspetto più allarmante (anche se in apparenza non viene dalla Corte) è il piano del Tesoro di tenere segreto l'ammontare di titoli di stato in difficoltà acquistati dall'EFSF e di informare soltanto una commissione speciale del Bundestag di tali acquisti. Nessuna seduta di tale commissione verrà resa pubblica e ai suoi membri sarà fatto divieto di informare gli altri parlamentari sui suoi contenuti.

Insomma, la sentenza del 7 settembre non ha colto la pericolosa discesa verso una vera e propria dittatura finanziaria nell'Eurozona. Il BueSo ha chiesto un referendum nazionale, previsto dall'Articolo 20 della Costituzione, che proclama che "il popolo tedesco ha il diritto di resistenza contro qualsiasi tentativo di eliminare l'ordine costituzionale, qualora non siano possibili altre soluzioni".

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