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In Germania si discute delle alternative all'euro

27 gennaio 2012 (MoviSol) - Mentre i leader UE tentano in modo frenetico di salvare l'eurozona in via di fallimento, a scapito del bene comune, in Germania sono stati presentati recentemente due scenari per la "vita dopo l'euro", che contraddicono pubblicamente la propaganda governativa che ripete che "non c'è alternativa all'euro". Il 16 gennaio, Wolfgang Reitzle, amministratore delegato di Linde, il principale produttore di gas industriali, ha affermato allo Spiegel che "non sono dell'opinione che l'euro debba essere salvato a tutti i costi… se i tentativi di imporre la disciplina ai paesi in crisi non riescono, la Germania deve uscire" dall'eurozona. Questo porterebbe ad una "rivalutazione del deutschmark, l'euro del nord o qualunque moneta avremmo in tale caso", ha aggiunto Reitzle. E mentre la disoccupazione aumenterebbe a causa di un calo delle esportazioni, si è detto sicuro che l'economia tedesca assorbirebbe lo choc nel tempo: "Dopo cinque anni, la Germania potrebbe essere in una posizione ancora più forte rispetto ai suoi concorrenti in Asia". Mentre per Reitzle questo scenario "non è da auspicabile", crede che "neanche dovrebbe essere considerato un tabu".

Il 19 gennaio, il quotidiano Neue Zuercher Zeitung, molto letto tra le élite di lingua tedesca in Germania e in Austria, ha pubblicato un rapporto di valutazione delle prospettive dell'euro sviluppata dall'economista Renate Ohr dell'Università di Goettingen. L'economista ha affermato che le sue preoccupazioni originali in merito alla possibilità che il sistema dell'euro avrebbe portato ad una moneta poco stabile e ad un'unione di trasferimento fiscale per compensare i deficit in aumento a spese dei contribuenti, sono state confermate in toto dagli sviluppi degli ultimi due anni. Visto che i paesi membri dell'euro non possono più compensare i deficit con la rivalutazione, l'unica alternativa rimasta è "una svalutazione esterna dei paesi in deficit", attraverso "un'uscita dall'unione monetaria", che non necessariamente significherebbe l'uscita anche dall'UE.

Ohr ha ammesso che la transizione dall'euro alle rispettive monete nazionali porterebbe a un periodo di difficoltà economico-finanziarie significative, ma le prospettive per un miglioramento al di fuori dell'eurozona renderebbe di nuovo attraente l'acquisto dei titoli di debito sovrani per gli investitori.

Entrambi questi scenari, che indicano la natura del dibattito in corso, rimangono comunque all'interno della camicia di forza del sistema monetarista attuale. Dunque prevedrebbero un aumento della disoccupazione e tornate ulteriori di pesante austerità per la popolazione. C'è modo invece di evitare tutto questo, posto che l'uscita dall'euro avvenga insieme ad una riorganizzazione completa dei sistemi bancari, congelando i titoli tossici e tornando ad un sistema creditizio.

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