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Mozione per la separazione bancaria alla Camera dei Deputati

27 giugno 2012 (MoviSol) - La seguente mozione per la separazione bancaria, a prima firma del capogruppo Dozzo, è stata presentata dalla Lega Nord e viene attualmente discussa in aula in preparazione del Consiglio Europeo. Nel dispositivo alla fine, marcato in neretto, si chiede la separazione tra banche commerciali e banche d'affari (Glass-Steagall) e un serio dibattito sull'ESM (Meccanismo Europeo di Stabilità) e i suoi poteri dittatoriali, incluse "mirate ipotesi referendarie":

La Camera,
premesso che

I prossimi 28 e 29 giugno avrà luogo un Consiglio Europeo su cui vertono grandi aspettative non solo a livello Europeo ma pressoché mondiale. È unanime l'idea che la moneta unica europea, le economie nazionali dei paesi del vecchio continente e forse la stessa UE siano ad un punto decisivo nel quale è minacciata la loro stessa sopravvivenza. Benché pubblicamente ed ufficialmente si discuta solo del "come" salvare l'euro, molti ufficiosamente si stanno chiedendo "se" l'euro si possa salvare; la domanda successiva, dal nostro punto di vista doverosa per onestà e trasparenza verso i nostri cittadini e quelli di tutta l'Europa, è se, alla luce dei sacrifici che ciò comporteranno per le persone, ne valga davvero la pena;

Il prossimo Consiglio Europeo sarà chiamato a prendere decisioni sui temi della stabilizzazione monetaria, della crescita economica e anche di un nuovo assetto politico per l'Unione Europea, temi sui quali circolano proposte e progetti elaborati dalle istituzioni europee, dalla BCE, da Governi di altri Paesi europei, che avranno un impatto determinato, in positivo od in negativo, sulla vita dei nostri cittadini ma sui quali il dibattito nel nostro Paese è stato del tutto assente e nulla ha ritenuto di comunicare al Parlamento il Governo, nemmeno nell'informativa del Presidente del Consiglio appositamente convocata sui temi europei solo pochi giorni fa, il 13 giugno;

Il vertice dovrà fare il punto sul processo di ratifica ed effettiva entrata in vigore del nuovo meccanismo permanente di stabilizzazione (European stability mechanism, ESM) che subentrerà al meccanismo provvisorio che ha sostenuto finanziariamente fino ad oggi la Grecia. È un fondo cui gli altri Stati UE contribuiscono con le proprie finanze e che a determinate condizioni concede dei prestiti ai paesi in difficoltà, ma è anche l'organismo che ha il potere, a fronte di questi prestiti, di intervenire pesantemente nelle scelte di politica economica e sociale dei paesi beneficiari, di fatto avocandone la sovranità non solo sulle questioni finanziarie ma nella gestione corrente che attiene alle politiche fiscali, della scuola, della sanità, delle infrastrutture e del mercato del lavoro, senza alcun limite prestabilito a questi interventi; l'ESM avrà tutto questo potere, che però sarà gestito da un vero e proprio "consiglio di amministrazione" di membri certamente non eletti ma nominati dai Governatori, che godranno di immunità e insindacabilità in tutti i loro atti. Il paradosso è che le scelte riguardo alle nostre politiche sociali saranno prese da amministratori oscuri che ragioneranno in virtù di una contrattazione finanziaria; si assiste quindi alla definitiva consacrazione della finanza alla guida degli stati sovrani;

Di questo interventismo grossolano dell'UE si stanno accorgendo in molti, compreso il presidente di Confindustria che ha dovuto ammettere, ad esempio, che la riforma del lavoro proposta dal ministro Fornero è una "boiata" ma va fatta lo stesso, perché la vuole l'UE. L'affermazione è emblematica di come ci stiano costringendo a provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con il bene del nostro Paese, che non avranno alcun effetto positivo, che non risolveranno i nostri problemi strutturali che pure ci sono, ma sono solo cieche prove di adempimento disciplinato ai compiti assegnati;

È stato calcolato che solo nel 2012 l'Italia verserà a vario titolo nei vari sistemi di aiuto ai membri dell'Euro in difficoltà almeno 48 miliardi di euro. 48 miliardi sono l'equivalente dell'effetto positivo per le finanze pubbliche italiane delle pesantissime manovre del 2011, culminate con l'introduzione dell'IMU e la riforma pensionistica. Un sacrificio enorme per il paese interamente non investito per la ripresa del paese ed il sostegno a chi ne ha bisogno ma riversato nel buco nero del sistema bancario spagnolo e del debito pubblico greco attaccato dalla finanza speculativa. I sacrifici degli italiani non serviranno a nulla e se ne dovranno fare ancora molti altri perché niente si è fatto per colpire le cause della crisi, nessun prezzo è stato chiesto alle banche fonte della crisi, ed i meccanismi speculativi non sono stati bloccati e nemmeno arginati; le banche vengono aiutate senza che nessuno chieda loro conto degli errori commessi. Sono anzi incentivate a continuare sulla strada della speculazione perché se dal gioco perverso dei mercati ottengono dei guadagni questi finiscono nelle loro casse, se perdono i debiti vengono ripianati dai fondi pubblici e quindi dai cittadini;

La crisi finanziaria nata negli Stati Uniti ha provocato una crisi economica che sta sconvolgendo l'Europa ma che ha frenato e sta minacciando fortemente anche tutte le altre aree del pianeta, compresi i Paesi emergenti, i cosiddetti BRICS, i cui tassi di crescita a due cifre hanno subito una brusca frenata. Ciò aumenta esponenzialmente i rischi di default perché sono questi Paesi che alimentano, attraverso il FMI, i fondi di sostegno e salvataggio di cui stanno già beneficiando alcuni Paesi europei. Si pone inoltre il dubbio morale, avanzato al vertice G20 di Los Cabos del 18 e 19 giugno, se sia giusto pretendere da paesi che di fatto sono ancora in via di sviluppo, le cui popolazioni in larga parte vivono in condizioni di povertà, versamenti di miliardi di dollari per sostenere l'euro e indirettamente la costruzione europea;

Tra le proposte sul tavolo del vertice europeo di fine mese c'è quella dell'unione bancaria: una regolamentazione europea dei requisiti di patrimonializzazione delle banche (che peraltro già esiste), un sistema unitario di monitoraggio, ma anche di ricapitalizzazione, un fondo comune sovranazionale di garanzia dei depositi; questo dovrebbe impedire che l'insolvenza di un istituto o degli istituti di un Paese possa contagiare l'intera area. Un simile meccanismo presenta numerosi punti discutibili: fino ad oggi le norme europee sulle capitalizzazioni bancarie (Basilea I,II e III) con le loro rigidità e costruiti su misura per sistemi economici diversi dal nostro, hanno penalizzato moltissimo la possibilità di concedere il credito necessario al sistema produttivo tipico del nostro Paese, quello della piccola e media impresa, e hanno in questo modo provocato un credit crunch che a tutt'oggi non è stato affatto superato; è inoltre riconosciuto a livello internazionale che il sistema bancario del nostro Paese, fondato su un risparmio privato solido e in assenza di bolle immobiliari e speculative forti, presenta una solidità maggiore a quella di tutti gli altri Paesi del sud Europa e comparabile se non superiore alle banche tedesche; in questo modo il risparmio bancario del nostro Paese confluirebbe in un unico fondo europeo per essere reimpiegato per salvare banche straniere, mettendo a rischio i risparmi dei nostri cittadini che sparirebbe dalle banche italiane per finire nel pozzo senza fondo dei salvataggi bancari di mezza Europa;

Il Consiglio Europeo valuterà la proposta di creare un Fondo europeo di redenzione (European redemption fund, ERF), proposto dalla Germania. Si tratterebbe di un Fondo in cui far confluire l'importo dei debiti pubblici degli Stati dell'Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL, sui quali si emetterebbero titoli garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello nazionale e da asset pubblici (in particolare, riserve auree e di valuta estera) dei Paesi assistiti. Si tratta di un meccanismo complesso, che certamente ipotecherebbe le entrate fiscali di molti Paesi e sposterebbe a livello europeo il momento decisionale relativo alle tasse che ogni cittadino deve pagare; rappresenta probabilmente il massimo che la mentalità tedesca possa accettare rispetto agli Eurobond; è anche l'estremo tentativo di Berlino di far comprendere agli altri partners europei che dopo aver attuato pesanti riforme in casa propria e avere tenuto dritta la barra del rigore non è possibile semplicemente accettare di mettere il frutto dei propri sacrifici nel calderone di Paesi europei che fino ad oggi hanno condotto politiche dissennate come la Grecia, la Spagna, e la stessa Italia che continua a non porre rimedio ai suoi problemi strutturali: una pubblica amministrazione inefficiente e penalizzante, un mercato del lavoro rigido, la mancanza di infrastrutture, un mezzogiorno che non affronta i suoi problemi storici.

In Europa e nel nostro Paese in particolare esistono migliaia di banche di piccole e medie dimensioni, che per grandezza e struttura difficilmente possono essere la causa di un rischio sistemico al pari di colossi transnazionali che invece, proprio perché sono "too big to fail", devono essere sottoposti a controlli e discipline molto rigorose. Non sono i piccoli istituti cooperativi, che raccolgono risparmi privati delle famiglie e danno credito principalmente alle attività economiche del territorio ad avere creato la crisi, bensì questi colossi che hanno abdicato alla funzione di sostegno all'economia per dedicarsi alla finanza speculativa, alimentata da banche di investimento internazionali, e consentita nel recente passato da alcune zone d'ombra di applicazione delle norme prudenziali;

Il riconoscimento del ruolo delle banche commerciali sarebbe un vero strumento per la crescita, perché permetterebbe di distinguere gli investimenti destinati alle attività produttive dai fondi (come quelli della BCE prestati alle banche tra dicembre e febbraio) immessi nel sistema bancario solo per coprire le perdite della speculazione che non sono minimamente arrivati all'economia;

L'esigenza di una normativa per la separazione bancaria sta entrando nella consapevolezza di tutti i paesi europei, ne sono prova la mozione in tal senso presentata al Parlamento svedese, quella proposta da Hollande in Francia, che dovrebbe diventare più specifica in luglio, quella proposta dal presidente dei socialdemocratici tedeschi Gabriel, oltre al dibattito acceso sul tema (anche se non riportato dalla stampa italiana) negli Stati Uniti;

Si è parlato da più parti anche di un progetto "politico" per l'Europa da discutere al tavolo del futuro Consiglio Europeo, senza tuttavia chiarire quale contenuto si intenda dare a questo termine. Se siamo giunti ad un'Unione Monetaria rivelatasi fallimentare, è legittimo, prima di fare ulteriori passi, ragionare sulle cause e sulle debolezze dell'attuale sistema, prima di procedere in ulteriori rafforzamenti. Pare opportuno perlomeno uscire dagli schemi dogmatici delle istituzioni già esistenti e ragionare semmai su un progetto politico europeo che superi gli Stati nazionali, oggi in piena crisi e di fatto svuotati di ogni sovranità, e lavorare per un'Europa dei popoli e delle regioni, fondata sulle persone e sulla loro cultura ed identità anziché sull'aridità del mercato e della finanza che non ha saputo colpire i cuori delle persone e anzi le ha trasformate in puri utilizzatori di Europa, non in protagonisti;

i forti attacchi speculativi alla moneta unica e la crisi del debito sovrano che si sta propagando a molti stati europei hanno causato una vera crisi economica, stanno obbligando gli stati a politiche talmente pesanti e repressive sulle persone fisiche, sulle imprese, e secondo alcuni arriveranno ad incidere pesantemente anche sulle politiche di welfare, tanto da rendere oggi più che legittimo il dubbio se un'eventuale uscita dal sistema della moneta unica, per quanto drammatica, sia più o meno dolorosa del susseguirsi di sacrifici potenzialmente senza limite, e senza alcuna certezza che essi portino alla fine ad una situazione di ritrovata fiducia e serenità;

IMPEGNA IL GOVERNO
A riconoscere insieme agli altri Partners europei in seno al Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno che la attuale situazione di crisi della moneta unica e del sistema economico europeo sono la diretta ed inevitabile conseguenza di una costruzione europea partita al contrario, eretta sulle fragili fondamenta dell'Unione Monetaria e di Mercato, priva di unità politica e soprattutto di legittimazione popolare, e che per queste mancanze subisce ora non solo la crisi economica mondiale ma annaspa nella propria, più grave, crisi di legittimità e di identità;

A farsi promotore del progetto di una vera Europa politica, federale, che superi definitivamente gli Stati Nazionali per rendere protagonisti i popoli e le Regioni dell'Europa, attraverso meccanismi democratici, fondandosi su scelte che devono partire dal basso e mai essere calate dall'alto, pena l'implosione del progetto europeo proprio a causa della sua mancata legittimità popolare;

A pretendere, come unica logica possibilità per la condivisione dei debiti sovrani creati dai singoli Stati, una equivalente cessione del controllo sui meccanismi di bilancio, affinché i meccanismi europei di stabilità non divengano un incentivo alla deresponsabilizzazione degli Stati in difficoltà ed un mero travaso senza fine di risorse da un lato all'altro dell'Europa;

Ad aprire, all'interno del nostro Paese un confronto vero, approfondito, trasparente sui meccanismi economico finanziari e bancari in discussione in sede internazionale e comunitaria, in particolare l'ESM. il Redemption Found e l'unione bancaria, prima di procedere all'assunzione di ulteriori impegni, sia in sede parlamentare che a tutti i livelli di coinvolgimento popolare, comprese mirate ipotesi referendarie;

Nel campo della regolamentazione europea dei mercati finanziari, a promuovere una riforma normativa volta ad affermare la separazione tra "Banca commerciale" e "Banca d'Affari", tenendo conto della necessità di valorizzare il modello di banca tradizionale, non speculativa, e di valorizzarla per il suo ruolo economico e sociale e riconoscerne la specificità che ne impedisce il rischio di crollo sistemico;

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