Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

Dante bandito da Firenze: un altro effetto devastante della "spending review" di Monti?

di Liliana Gorini,
Presidente di MoviSol

30 luglio 2012 (MoviSol) - La mannaia dei tagli al bilancio e della "spending review" di Monti ha fatto un'altra vittima innocente: Dante Alighieri. Il padre della lingua italiana, insegnato all'estero, viene bandito dall'Università di Firenze che ha tagliato i corsi di filologia e critica dantesca. Dante viene dunque bandito per la seconda volta da Firenze, e gli atenei sembrano incapaci di reagire a questo ennesimo attacco contro la nostra cultura. Non a caso Dante fu esiliato, Leonardo fu autodidatta e dovette emigrare, e Giuseppe Verdi non venne accettato al Conservatorio di Musica che oggi porta il suo nome. Non sorprende quindi che dalla Bocconi non esca alcun economista capace di comprendere l'economia reale.

Quanto alla cattedra dantesca a Firenze, il Preside della Facoltà di Lettere Riccardo Bruscagli spiega al Corriere Fiorentino "C'è stata una serie di circostanze negative, decisioni rimandate e mai prese, finché sono sopraggiunti i tagli all'Università che incidono su tutta la facoltà". In un'intervista all'EIR il Preside Bruscagli è stato più specifico: "con un taglio del fondo di 400 milioni e la sostituzione solo del 20% delle persone che vanno in pensione" l'Università di Firenze e la Facoltà di Lettere non possono operare in tranquillità, manca il ricambio naturale. "Da un governo di tecnici e professori ci si sarebbe aspettata una maggiore attenzione per la ricerca". L'annullamento della cattedra dantesca nasce dunque da due circostanze sfortunate: la mancanza di docenti e i tagli al bilancio imposti dal governo Monti, miranti ad abolire la sovranità nazionale per cui si batterono tutti i nostri padri fondatori, da Dante a Giuseppe Verdi.

L'hanno capito i sindaci che sono scesi in piazza il 25 luglio di fronte al Senato, per protestare con forza contro la "spending review" e le sue conseguenze devastanti sulle nostre città. "Da settembre dovrà partire una lotta durissima contro il Patto di stabilità, altrimenti tutti i sindaci saranno pronti a sforarlo, perché dobbiamo far vivere le nostre città e i nostri cittadini in modo dignitoso. Restiamo uniti e vedrete che riusciremo a risollevare il Paese", ha incitato Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia.

La protesta dei sindaci italiani fa eco a quella di centinaia di Comuni ed enti locali americani che hanno presentato ricorso contro le banche coinvolte nello scandalo LIBOR, con cui hanno perso migliaia di miliardi in contratti swap capestro sui tassi d'interesse, che vengono manipolati. Essa fa eco anche alla protesta di sessanta sindaci francesi, che hanno sottoscritto il nostro appello per una Glass-Steagall globale.

La situazione dei Comuni americani è simile a quella dei nostri: sono indotti dalle banche ad acquistare contratti derivati, sperando con questo di mettersi al riparo dagli effetti della crisi, e nel farlo rischiano la bancarotta. I nostri Comuni, d'altra parte, sono salassati dalla manovra del governo Monti, che intende lasciarli senza fondi per le loro normali esigenze: viabilità, sanità, istruzione e cultura.

Invece di vietare i derivati, CDS e gli altri strumenti speculativi sui nostri titoli di stato, che causano l'impennata dello spread, attuando la separazione bancaria che il movimento di LaRouche chiede a viva voce in tutto il mondo, Monti prosegue imperterrito sulla sua strada: rigore, rigore ed ancora più rigore. Chiede alle forze sociali maggiore "senso di responsabilità"; come dire: pagate voi il conto della speculazione, e state zitti. A chiunque osi protestare contro questa insulsa politica, che non fa che peggiorare la situazione dei cittadini e dell'economia reale, si addossa la colpa degli amici di Monti presso la Goldman Sachs, l'agenzia Moody's e le banche d'affari, quella di "provocare l'aumento dello spread". Invece che limitare le azioni dei responsabili della speculazione sul debito nazionale, si accusano le forze sociali impegnate a difendere gli interessi dei cittadini.

Non si può che dar ragione a Benigni, che continua a declamare Dante in piazza Santa Croce a Firenze: Dante avrebbe messo Monti nel girone dei "tecnici", magari insieme agli usurai. Oppure, come ipotizza il Preside Bruscagli "nel girone dei violenti contro il prossimo nelle persone e nelle cose".


Con Virgilio, Dante visita il girone dei violenti, immersi nel Flegetonte e tenuti a bada dai centauri (particolare di un'incisione di Gustave Doré).

Sostieni il Movimento di Lyndon LaRouche in Italia


[inizio pagina]