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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Un golpe inglese, molto italiano

2 settembre 2012 (MoviSol) - Che cosa potrebbe mai accomunare il direttore di Micromega, Paolo Flores d'Arcais, al capogruppo del PDL al senato Maurizio Gasparri? Che cosa tiene legato il giurista e scrittore italiano Franco Cordero al filosofo ed europarlamentare dell'Italia dei Valori Gianni Vattimo? Ma soprattutto che cosa potranno mai avere in comune il vice direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e Barbara Spinelli, quest'ultima tra i fondatori del quotidiano La Repubblica?


Giovanni Fasanella

A dircelo è Giovanni Fasanella, che dalle colonne di un suo interessantissimo articolo[1] li considera facenti parte della fazione "contro il Colle", a motivo delle loro dichiarazioni e dei loro scritti delle ultime settimane. Una fazione che in teoria si schiererebbe a favore della magistratura, all'interno della intricata vicenda rappresentata dalle intercettazioni telefoniche in cui è coinvolto Giorgio Napolitano. Intercettazioni che la procura di Palermo ha conservato, nonostante vi fosse coinvolto il Presidente della Repubblica[2] e nonostante le conversazioni non avessero alcuna rilevanza ai fini delle indagini sulla trattativa Stato-Mafia, come del resto confermato dagli stessi magistrati palermitani. Ma non è la solita "bagarre" estiva pro-contro magistratura, quella raccontata da Fasanella, almeno per due ragioni: la prima è l'altissimo profilo istituzionale delle figure coinvolte nelle intercettazioni, la seconda è la vera e propria raffica di attacchi, più o meno velati, a cui è stato sottoposto il giornalista dopo l'uscita del suo articolo.

Giovanni Fasanella è un giornalista che da molti anni si occupa di studiare in modo puntuale e attento i fenomeni che si celano dietro i grandi eventi che hanno sconquassato la storia politica e sociale italiana. Tra le altre cose, ha affrontato sotto molti aspetti il fenomeno del terrorismo nel nostro Paese, mettendo soprattutto in evidenza i legami internazionali delle organizzazioni terroristiche nazionali. Tra tutti i lavori, quello che sicuramente svela maggiormente i retroscena inquietanti e getta delle ombre su alcuni esponenti politici e personaggi della classe dirigente italiana, dal dopoguerra in poi, è "Il Golpe Inglese"[3]. In questo recente libro viene riportato, su una base documentale precisa, come persone di primo piano del mondo giornalistico, politico ed intellettuale italiano fossero "etero-diretti": al fine di condizionare in modo decisivo la storia del nostro Paese. Visti gli attacchi recenti a Fasanella, possiamo ipotizzare una sorta di "ritorsione" nei suoi confronti per un'opera così dirompente come "Il Golpe Inglese"? Alcuni ambienti internazionali stavano forse aspettando la giusta occasione, presentatasi con l'uscita dell'ultimo articolo di Fasanella, per arrivare alla "resa dei conti"?

Ma forse questa motivazione da sola potrebbe non essere sufficiente per spiegare tanta acredine, venuta soprattutto ed inizialmente da parte del Colle. Fasanella del resto nel suo articolo difende le istituzioni democratiche e ci si sarebbe aspettata tutt'altra reazione da certi ambienti. Perché tanta irritazione? Per rispondere dobbiamo introdurre un altro personaggio.

Barbara Spinelli è figlia di Altiero Spinelli[4], ex-compagna di Tommaso Padoa Schioppa, ed una delle principali sostenitrici del disegno oligarchico-mondialista di distruzione degli Stati Nazionali, in perfetta linea con il pensiero europeista del padre. La giornalista, in una lunga serie di articoli giornalistici, non cela il suo pensiero e spesso attacca gli stati nazionali, definendoli il fondamento di qualunque conflitto e la radice di ogni male in Europa. In un suo articolo[5] del 2010 si spinse a dire: "Le strutture imperiali erano più propizie alla diversità, e il compito di uscire dalle gabbie etniche e restaurare autorità superiori a quelle degli Stati sovrani spetta al potere superiore che in tanti ambiti giuridici oggi s'incarna nell'Unione". Il sodalizio della Spinelli con Il Fatto Quotidiano, pone più di un interrogativo sulla linea "politica" del quotidiano e sui suoi continui attacchi alla classe politica.

Ma quale potrebbe essere ora il legame tra un disegno, un progetto politico che mira alla disintegrazione degli stati nazionali e i contenuti di alcune intercettazioni telefoniche fatte dalla Procura di Palermo? Una possibile e plausibile chiave di lettura ce la fornisce un altro pregievole articolo, apparso sull'Unità a firma di Michele Ciliberto[6]. L'autore qui all'interno di un'ottima riflessione pone la questione attorno allo scontro tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta. La prima sta lentamente cedendo sotto i colpi di una ideologia neo-giacobina che parte dal basso, dalla rete, incarnando quel disprezzo oggi così diffuso verso la politica e le istituzioni rappresentative. La differenza non è da poco, come sottolinea Ciliberto, ed un punto chiave dell'articolo, che meriterebbe tutt'altra attenzione da parte delle forze politiche ed intellettuali del nostro Paese, è racchiuso nella considerazione dell'autore: "L'antipolitica di cui tanto si parla, al fondo, è precisamente questo: un rifiuto drastico, e totale, della democrazia rappresentativa. In questo senso, l'ideologia di Grillo è un effetto e, al tempo stesso, una proposta di soluzione della crisi della sovranità aperta da tempo in Italia e acuitasi al massimo con la decomposizione del berlusconismo. Sta qui l'origine delle sue scelte politiche e anche del suo linguaggio: la democrazia diretta, infatti, è strutturalmente estremista, oltranzista, e sfocia naturaliter nel dispotismo perché cancella la divisione tra i poteri, come ci hanno spiegato i classici."

È necessario poi inquadrare lo scenario internazionale all’interno del quale si muovono i protagonisti di questa vicenda, caratterizzato negli ultimi mesi da una fase di transizione verso un quadro Europeo dove alcuni paesi saranno estromessi dalla moneta unica. La fase "post-Euro" o "Euro 2", con grande probabilità, vedrà l’uscita della Grecia. A Bruxelles e a Francoforte si attende la decisione della Corte Costituzionale tedesca il prossimo 12 Settembre, per capire quali saranno le condizioni per proseguire e quindi l’assetto politico e monetario europeo dopo il "Grexit". Le turbolenze italiane possono avere una delle radici anche nel conflitto tra due correnti di pensiero: una sostiene che il sistema finanziario, quindi l’Euro e questa Europa, reggerà l’impatto della crisi, mentre l’altra corrente di pensiero vede invece la fine di questo sistema monetario come imminente. Le opzioni sul tavolo sono dunque un Euro senza la Grecia o un Euro senza l'intera fetta mediterranea e l'Irlanda. La prima opzione comporterebbe un esborso colossale da parte della Germania (per mettere in sicurezza il debito italiano, spagnolo, ecc…) e condizioni capestro per l'Italia che dovrebbe praticamente consegnare i bilanci in mano alla BCE. Le ripercussioni economiche, sociali e politiche sarebbero dirompenti. La seconda opzione, nel caso che l'uscita dell'Italia equivalesse a una cacciata e in assenza di un Piano B da parte della politica italiana, avrebbe ripercussioni simili.

Si capisce allora la portata dei fatti di questi giorni all'interno dello scenario politico italiano attuale. Aldilà di protagonismi e ambizioni personali, aldilà della buona fede di alcuni, di più o meno consapevoli strumentalizzazioni a cui sono soggetti certi personaggi politici, è certo che il quadro politico italiano sta andando in frantumi e la vicenda delle intercettazioni telefoniche di Napolitano ne è solo un ulteriore tassello. Si comprende la morsa a cui sono sottoposti i principali partiti: spaccature e contrasti al loro interno, mentre dall'esterno si fanno sempre più frequenti e violenti gli attacchi di Beppe Grillo. Si comprende allora la saldatura tra Travaglio e Spinelli e certi circoli della sinistra (Vattimo, Cordero, Sofri, Rodotà, Zagrebelsky, etc…) compatti nell'attacco alla intera classe politica, a tutti i livelli, per demolire ciò che rimane delle istituzioni democratiche di un Paese.


Il panfilo Britannia, a bordo del quale
si pianificò l'assalto all'economia italiana

Si capisce l'intesa del movimento cinque stelle con quello di Antonio Di Pietro, esponente di rilievo di quella parte della magistratura giustizialista (neo-giacobina) che portò alla cruenta fine della Prima Repubblica; a quel vuoto politico istituzionale che favorì l'ascesa di Silvio Berlusconi; alla più grande campagna di privatizzazioni e liberalizzazioni mai realizzata in Italia, pianificata sul panfilo della regina d'Inghilterra (sic!) Britannia; alla firma del Trattato di Maastricht; alle prime cessioni di sovranità del Paese, nei confronti della Comunità Europea[7].

Ed infine si comprendono le recenti dure critiche rivolte a Giovanni Fasanella, reo forse di aver "scoperto i giochi". Possiamo sostenere che lo scontro tra le fazioni attorno alle intercettazioni nasconda una trattativa per una transizione da un "populismo tecnocratico" ad un "populismo di stampo giacobino"?

Crediamo di aver dato alcuni spunti di riflessione, magari importanti per cercare di comprendere lo scenario attuale dietro alle voci gridate e soprattutto per sapere da che parte stare.

Andrea Pomozzi
Movimento Internazionale per i Diritti Civili – Solidarietà


Note:

[1] - "Cosa c'è dentro (e dietro) le intercettazioni di Napolitano", di Giovanni Fasanella – Panorama, numero del 5 Settembre 2012.

[2] - La legge 219 del 1989 prevede che il capo dello Stato non possa essere soggetto ad intercettazione telefonica, "se non dopo essere stato sospeso dalle sue funzioni" con il provvedimento d'accusa previsto dall'articolo 90 della Costituzione ("per alto tradimento e attentato alla Costituzione").

[3] - "Il Golpe Inglese", di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella – Ed. Chiarelettere (2011). Vedi anche l'intervista per l'EIR del 1 ottobre 2011.

[4] - Altiero Spinelli redasse, assieme ad Ernesto Rossi, il Manifesto di Ventotene, il testo fondativo del federalismo europeo. Per questo è considerato tra i padri fondatori dell'Europa, così come per la sua influenza sull'integrazione europea post-bellica. Fu anche fondatore nel 1943 del Movimento Federalista Europeo e poi cofondatore dell'Unione dei Federalisti Europei.

[5] - "Zingari le radici dell'odio" di Barbara Spinelli, La Stampa - 29 Agosto 2010

[6] - "Chi lavora per un'uscita neo-giacobina dalla crisi", di Michele Ciliberto – L'Unità, 30 Agosto 2012

[7] - "L'Italia in bilico. Tra antipolitica e sfiducia", di Andrea Pomozzi - 27 maggio 2012 (MoviSol)

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