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L'UE dice no a Transaqua e condanna l'Africa ad altre tragedie come quella di Lampedusa

9 ottobre 2013 (MoviSol) - La tragedia di Lampedusa ha costretto i media e la politica europei a parlare del problema dell'Africa. L'accento tuttavia è su misure repressive o di accoglienza, evitando accuratamente di affrontare al cuore il problema dello sviluppo di quel continente.

A dir poco vergognoso, se non infame, è l'atteggiamento della Commissione Europea, che ora mostra preoccupazione ma è tra i corresponsabili del genocidio africano per aver letteralmente sprecato i fondi a disposizione in innumerevoli e inutili micro-iniziative, respingendo i grandi progetti infrastrutturali con motivazioni ambientaliste.

Proprio con queste giustificazioni poche settimane fa, rispondendo ad un'interrogazione del parlamentare europeo Cristiana Muscardini, il Commissario allo Sviluppo Andris Piebalgs ha respinto il progetto di trasferimento idrico dal bacino del Congo al Lago Ciad, chiamato Transaqua. Sulla base della nostra notizia (cfr. SAS 29/13), l'on. Muscardini aveva fatto presente alla Commissione che la sofferenza degli africani nel Sahel “potrebbe essere alleviata se si potesse far giungere acqua in quelle regioni”.

Il deputato italiano ha chiesto alla Commissione se fosse al corrente del progetto Transaqua, e se sì, come mai non sia stato preso in considerazione, e se la versione ridotta del progetto, il trasferimento idrico dal fiume Obangui, fosse stata avviata.

Piebalgs ha replicato che l'UE è al corrente di Transaqua, ma l'ha confuso forse volutamente con il progetto Obangui, e affermando che “gli studi preliminari di fattibilità indicano tuttavia che il progetto comporterebbe notevoli rischi ambientali”.

Raggiunto per un commento, Marcello Vichi, che negli anni settanta e ottanta guidò il team dell'IRI che sviluppò l'idea di Transaqua, ha osservato che già a suo tempo gli ambientalisti si opposero perché, sostenevano, il canale avrebbe impedito agli animali di muoversi liberamente nella regione del Congo. “E' come se in Italia, quando fu fatta l'Autostrada del Sole, avessero detto: no, non si può fare perché divide il paese in due”. Si è sempre bravi a difendere l'ambiente a casa degli altri, ha concluso con amarezza.

La Commissione Europea, rifiutando di promuovere i progetti che possono veramente cambiare il volto dell'Africa, si è resa corresponsabile del genocidio in corso.




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