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Firma in Comune: Separiamo le banche!

Ricostruzione post-terremoto e ripresa economica: con la separazione bancaria

14 ottobre 2013 (MoviSol) - Alla manifestazione su "La Ricostruzione che non decolla" organizzata ieri dal comitato Sisma.12, rappresentando MoviSol con alcuni cartelli sulla separazione bancaria, Flavio Tabanelli ha ribadito la necessità e l'urgenza di adottare la netta separazione tra banche ordinarie e banche d'affari.


Preparazione del cartello d'invito a firmare per la separazione bancaria (fonte: Telegiornale di TRC)

Lo scopo, ha avuto modo di dichiarare ai giornalisti de La Gazzetta di Modena, memori di una prima intervista durante la visita di Napolitano a Mirandola (giugno 2012), è il ripristino del legittimo e funzionale esercizio della sovranità nazionale sul credito.

La mancata ripresa economica nazionale, più volte annunciata dai politici di qualunque schieramento, e le difficoltà nella ricostruzione successiva ai terremoti de L'Aquila e della Bassa (ma anche delle zone colpite dalle recenti alluvioni), hanno un'origine comune.

Quarantadue anni fa il sistema finanziario internazionale fu minato dall'introduzione del regime di fluttuazione dei cambi tra le monete, con l'intenzione di erodere la sovranità economica delle nazioni ed esporre queste ultime al "lato vero del liberismo" [1].

Fu così che un sistema di credito fondato a Bretton Woods nel 1944, e servito alla ricostruzione postbellica, è stato trasformato in un sistema monetarista, che capziosamente antepone considerazioni di natura contabile alle leggi della crescita economica, leggi di applicazione ai processi produttivi dei princìpi fisici, noti o ancora da scoprire.

Da almeno vent'anni, inoltre, e cioè a partire dal Trattato di Maastricht, gli Stati sottomessi all'euro della Banca Centrale Europea non possono emettere credito a condizioni più vantaggiose di quelle riscontrate nel mercato interbancario, cioè devono indebitarsi nei confronti del sistema bancario privato e non possono attuare le politiche dirigistiche, specialmente quelle di lungo periodo, che, appunto, caratterizzarono la ripresa postbellica.


Fonte: Annalisa Dall'Oca per Il Fatto Quotidiano

L'intervista

Nell'intervento in occasione della visita di Napolitano "si chiedeva", dichiara Tabanelli alla Gazzetta, "un intervento alla Roosevelt che serva sia per risolvere il problema della ricostruzione", sia quello della ripresa economica in generale.

"Sono problemi", prosegue, "che si vanno accumulando uno dietro l'altro, perché a monte non risolviamo il problema centrale, che è quello dell'esercizio della sovranità popolare sul credito, e stiamo premiando continuamente, invece, delle attività che sono speculative".

"Da quando abbiamo salvato nel 2008 le prime grosse banche, negli Stati Uniti e in Europa [...] queste banche hanno aumentato il volume di giochi in derivati".

"Il gioco loro va avanti, però adesso cominciamo a pagarne [...] nel personale - nel quotidiano -, gli effetti".

Sui tempi della ricostruzione Tabanelli ha ironizzato: "Non c'è in generale quella spinta, quell'anelito come abbiamo visto in Friuli [...] Quando sento dire che le chiese verranno ricostruite in dieci anni, e che dobbiamo pazientare, mi vien da ridere: nel Rinascimento certe chiese gotiche, con tutti i ricami, con tutti i disegnini, ecc. furono erette in due anni..."

"Stiamo calando le braghe", ha continuato nella sua analisi, "davanti a un sacco di emergenze; ormai la gente è rassegnata e crede che le scuse che [accampano] i governi che si avvicendano siano credibili, ma in fondo stiamo soltanto salvando speculatori a livello mondiale e internazionale".

"Antonio Costa dell'Ufficio [Anti]Droghe dell'ONU", ha concluso Tabanelli, "due o tre anni fa dichiarò che l'unica fonte cospicua e garantita di credito al sistema bancario internazionale è il denaro che viene dal traffico della droga. Quindi siamo proprio alla frutta".

 


Note:

[1] - Naturalmente, l'esposizione a questo "vero lato" è ottenuta anche tramite i cosiddetti "sicari economici", che hanno mandato di porre fine alla vita di patrioti e politici particolarmente incorruttibili, caparbiamente impegnati a sviluppare il tessuto economico nazionale, anziché svenderlo agli interessi degli eredi della Compagnia delle Indie Orientali. Finché in vita, hanno lottato contro le forze del liberismo figure immortali come Enrico Mattei e Martin Luther King.




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