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Russia e Cina rispondono al crescente pericolo di guerra

16 novembre 2013 (MoviSol) - Cina e Russia convergono sulla valutazione che gli USA di Obama mirano alla destabilizzazione a breve termine dei due rivali strategici. A Mosca e Pechino considerano le politiche di Washington nel Golfo Persico un tentativo di stabilire il controllo sulle vie del petrolio e del gas (contro la Cina) e di cacciare la Russia dal Mediterraneo.

Anche se a Washington ci sono fazioni che, seriamente contrarie a questo scontro, sono riuscite a impedire per ora un attacco militare alla Siria, il pericolo di guerra continua a crescere nel contesto del crollo dell'economia transatlantica.

L'amministrazione Obama ha abbracciato la dottrina della "Battaglia Aeronavale", che mira apertamente a lanciare una guerra preventiva contro la Cina. A questo scopo, gli USA hanno consolidato la propria presenza militare nell'area Asia-Pacifico. In risposta, i cinesi hanno mandato chiari segnali del fatto che stanno potenziando la capacità di secondo colpo. Il 18 ottobre, Pechino ha condotto le sue prime manovre aeronavali integrate con tutte e tre le sue flotte. Durante l'esercitazione, che è durata fino al 1 novembre, la marina ha fatto un lancio dimostrativo dei missili balistici portati dai sottomarini, a cui è stato dato ampio spazio su tutti i media ufficiali.

Durante le manovre, alcune unità della flotta giapponese hanno penetrato l'area in chiaro gesto provocatorio, continuando l'intrusione per quattro giorni.

Il 28 ottobre, il Quotidiano del Popolo ha pubblicato un resoconto dettagliato della capacità di risposta nucleare cinese, rivelando per la prima volta al grande pubblico che la Cina può lanciare missili SLBM e colpire centri abitati lungo la costa del Pacifico degli Stati Uniti, e può colpire i centri della costa orientale con ICBM che seguono la traiettoria artica (cfr. EIR Strategic Alert 45/2013).




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