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Renzi-Grillo, impariamo dagli anni '60!

21 febbraio 2014 (MoviSol) - Pubblichiamo un contributo di Claudio Giudici rivolto a Matteo Renzi e Beppe Grillo

Renzi-Grillo, impariamo dagli anni '60!

A poche ore dal vis à vis tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, non è tanto importante l'analisi di questo scontro mediatico – infatti non ci darebbe niente più di ciò che già sappiamo – quanto ricordare che il percorso del primo, da "Prossima fermata Italia", ai meeting della Leopolda, alle primarie con Bersani prima e Cuperlo poi, fino ad arrivare all'incarico per la Presidenza del Consiglio dell'ultima settimana, e quello del secondo, da un apparentemente velleitario blog delle prime battute, alla tentata candidatura alle primarie Pd, all'odierno peso elettorale, raccontano di due uomini dalle capacità mentali – cosa diversa dall'intelligenza come capacità di comprendere la realtà nella sua verità – fuori dalla norma. L'aforisma gandhiano "prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, infine vinci" si adatta a Renzi e Grillo come a poche altre persone.

Il punto adesso è: vincere per fare cosa? Renzi ha dimostrato una capacità straordinaria nel perseguire obiettivi personali: un jet che punta un obiettivo e lo raggiunge portandosi dietro, senza nessuno scrupolo, tutto ciò che si trovi lungo la sua strada.

Ora però che il pallino in mano ce l'ha lui, ha un dovere storico. Questa straordinaria capacità mentale di "tenere il pezzo" deve essere messa a servizio della gente. A Firenze non lo ha fatto. È stato forte con i deboli e debole – o al massimo ignavo – con i forti. Ha fatto sì riparlare di Firenze nel mondo, ma non le ha dato mezza di quelle tante infrastrutture annunciate, che avrebbero consentito alla Città di rimettersi al passo con i tempi e di guardare al futuro. La "Città più semplice e coraggiosa" della sua campagna elettorale non c'è!

Adesso sia Renzi che Grillo devono aprire uno spazio di riflessione circa cosa sia la natura umana, se non vogliono fare il gioco dell'attuale complesso culturale, che è intrinsecamente marcio!

Possono aiutarli in ciò una riflessione sugli anni '60.

Devono essere riprese le fila del discorso interrotto negli anni '60!

Tra il 1962 ed il 1968 furono uccisi, in ordine: Enrico Mattei, John Fitzgerald Kennedy, Martin Luther King e Robert Francis Kennedy. Questi omicidi eccellenti rappresentarono sostanzialmente un avviso all'umanità ed alle classi politiche dirigenti, che la tradizione rooseveltiana, a cui a pieno titolo quei leader potevano essere ricondotti, doveva essere immediatamente interrotta. Questa tradizione è riassumibile nel discorso di Franklin Delano Roosevelt sulle quattro libertà: la libertà di parola, la libertà di culto, la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura, come libertà da riconoscersi ad ogni uomo di ogni latitudine e longitudine del pianeta.

È quello, non a caso, il decennio in cui le due religioni pagane anti-umane dell'ambientalismo e del liberismo, ancora oggi imperanti, venivano a rimettere radici e ad interrompere quel percorso umano che il grande filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz preconizzò qualche secolo prima, con l'idea della progressiva costruzione di una società delle scienze e delle arti; a questa idea, a sua volta riconducibile agli scritti di grandi umanisti come Tommaso Moro e Campanella, si rifà tutta la tradizione rivoluzionaria ed anti-imperialista americana (oggi drammaticamente persa a causa degli influssi britannici mai definitivamente annientati, nonostante il grande repulisti attuato da FDR nel periodo 1932-45).

La fine di quel decennio portò, non a caso, alla regressione della fase di industrializzazione e infrastrutturazione per lo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo, all'abbattimento tra il '68 ed il '71 degli Accordi di Bretton Woods che avevano garantito una sostanziale stabilità monetaria e finanziaria globale, e alla fase di instabilità del petrolio. Il tutto, grazie al riavvio della sciagurata stagione, oggi più che mai imperante, del predominio dei processi speculativi su quelli produttivi, come già era avvenuto nella prima parte del '900 fino all'arrivo di FDR.

Tutto questo, ha voluto dire passare da Prometeo a Dioniso. Tutto questo ha voluto dire, passare da un modello culturale che mirava a portare il fuoco ad ogni uomo, ad uno che al massimo offre panem et circenses.

Queste due religioni del liberismo e dell'ambientalismo sono quelle che oggi rimettono il controllo di tutte le dinamiche economiche e democratiche a quel rito satanico chiamato "mano invisibile del mercato", che in concreto significa la sudditanza dell'umanità ad un'oligarchia finanziaria, che grazie agli aggregati finanziari, tra una speculazione e l'altra, tra un paradiso fiscale e l'altro, ha interrotto ogni possibilità di emancipazione economica del Terzo Mondo ed il progressivo regresso del Primo Mondo. L'ambientalismo, in parallelo col liberismo, ha progressivamente corrotto la coscienza umana facendo pensare che l'unica legittima forma di progresso tecnologico-scientifico sia rappresentata dall'hi-tech, portando così a pensare che vie di comunicazione, sistemi energetici, reti elettriche o idriche siano, invece che la base per lo sviluppo di ogni società, un tentativo di cementificazione colonialista. Ma uno smartphone, proprio come una metropolitana o un treno a levitazione magnetica, altro non è se non la complessità dell'azione creatrice umana sulla materia, che viene piegata secondo preordinate leggi universali in funzione di un ampliamento degli spazi di libertà da poter avere dalla materia stessa. Ed invece, per troppa parte della società, nel caso dell'iPhone abbiamo di fronte uno strumento fighissimo che se non è posseduto fa sentire cittadini di serie B, nel caso di un'infrastruttura pesante abbiamo lo stupro di Madre Terra Gaia che va difesa dai bruti che vogliono trasformare in un "groviera il suolo pubblico"!

Oggi c'è da chiedersi quante siano le persone, anche nello stesso Primo Mondo, che sul pianeta possano dire di godere ancora di tutte e quattro le libertà individuate da FDR.

Per riavviare quel cammino di civiltà c'è bisogno dunque di tornare a quegli anni, riprendere gli ingredienti che caratterizzarono il discorso di quei grandi leader e cestinare quelli che fecero da sostituti, e che oggi sono purtroppo dominanti. Così, controllo pubblico della moneta e del credito (ripristinare Glass-Steagall è solo il primo passo), indipendenza energetica (si riprenda il cammino della fusione nucleare), scienza e tecnologia (infrastrutture e studio del sistema solare), produzione e lavoro (è necessario un nuovo New Deal su scala nazionale e globale), fratellanza tra i Popoli (i principi del Trattato di Westfalia devono essere riadottati), sono gli ingredienti a cui deve farsi riferimento.

Sarà una partita lunga e difficile, ma l'alternativa è continuare con una fiction dove ogni personaggio che arriva salta, come i più vecchi, da un letto all'altro, dentro uno schema di gioco sempre più prevedibile e squallido.




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