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Putin e Obama: due approcci verso l'Asia

8 maggio 2014 (MoviSol) - In vista della visita in Cina il 20 maggio, il Presidente russo Vladimir Putin starebbe lavorando assiduamente alla messa a punto di un accordo trentennale per il petrolio e il gas con la Repubblica Popolare Cinese. Questo accordo segnerà un passo importante verso l'"Asia Pivot" della Russia, e la presa di distanza dalla politica di esportazioni energetiche eurocentrica che Mosca ha perseguito per decenni.

Ciò contrasta fortemente con il viaggio compiuto da Obama in Asia dal 22 al 29 aprile, che è stato ampiamente considerato un fiasco. Tutti gli osservatori ammettono che Obama non ha fatto alcun progresso sull'accordo di libero scambio (Partnership Trans-Pacifica), anche se lo stesso Obama aveva sottolineato, in un incontro con il Primo ministro giapponese Shinzo Abe ai margini della conferenza dell'Aia alla fine di marzo, che il successo del suo viaggio in Asia sarebbe dipeso dai progressi sul TPP.

Ma i giapponesi, i sud coreani e i malesi hanno rifiutato le condizioni imposte. Il Vicepremier giapponese Taro Aso, che è anche ministro del Tesoro, ha dichiarato che il TPP è per ora lettera morta.

In aggiunta, i leader sud coreani, alleati importanti in Asia, hanno fatto capire di non essere interessati a farsi risucchiare in un conflitto con la Cina. E persino Abe ha rifiutato di cedere alle pressioni degli USA affinché il Giappone adotti sanzioni contro la Russia, al di là di quelle meramente simboliche.

L'unico successo, Obama lo ha ottenuto negli sforzi per isolare la Cina militarmente. Durante la sua conferenza stampa a Tokio ha dichiarato che gli Stati Uniti invocherebbero il Trattato di Difesa Reciproco con il Giappone nel caso di un conflitto tra Tokio e Pechino sulle isole del Mar della Cina Orientale. Finora la linea americana era stata quella di tenersi al di fuori delle dispute territoriali e di offrire casomai la mediazione americana per evitare il conflitto.




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