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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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"È in gioco l'equità e la giustizia del sistema internazionale"

15 luglio 2014 (MoviSol) - Intervista a Fabio Porta, membro della Commissione Esteri della Camera, presidente del Comitato Permanente Italiani nel Mondo e Promozione del Sistema Paese e tra i promotori della petizione parlamentare a sostegno del governo argentino. L'intervista è stata condotta da Claudio Celani.

MoviSol: Il Partito Democratico ha iniziato una petizione in sostegno dell'Argentina dopo la sentenza del tribunale americano che ha dato ragione ai "fondi avvoltoio" (vedi "Proteggere l'Argentina dagli avvoltoi della finanza: il nostro appello e l'iniziativa parlamentare del PD"). Come si sta svolgendo la petizione?

Porta: L'iniziativa è stata presa da me assieme ad altri amici del Partito Democratico e alcuni parlamentari come Enzo Amendola, capogruppo in Commissione Esteri alla Camera, Stefano Fassina e Paolo Guerrieri che sono oltre che parlamentari anche degli economisti, quindi degli esperti in materia; oltre a loro i responsabili del Dipartimento America Latina e Italiani nel mondo Francesca D'Ulisse e Eugenio Marino. Abbiamo organizzato un seminario al quale sono stati invitati anche degli esperti, come Donato di Santo, che è stato organizzatore delle conferenze Italia-America Latina, Jose Luiz Rhi-Sausi, segretario socio-economico dell'Istituto Italo-Latinoamericano. Abbiamo voluto riflettere su quello che stava succedendo a seguito della sentenza della corte americana che di fatto prova ad impedire all'Argentina di ristrutturare il suo debito dopo uno sforzo gigantesco che ha portato questo paese all'accordo con oltre il novanta per cento dei creditori per riparare una situazione le cui cause, come sappiamo, risalgono a molti anni fa.

Ci sembrava preoccupante, anche assurdo che un due per cento di azionisti potesse compromettere un accordo fatto il novantatre per cento degli stessi titolari di azioni e di debito argentino. In questo senso è venuta fuori l'idea di fare qualcosa, e quindi di scrivere un appello - che poi abbiamo proposto ai parlamentari di tutti i partiti e che oggi ha raccolto oltre cento firme - a sostegno di questo sforzo argentino, ma più in generale di un nuovo modello finanziario mondiale o comunque di un lavoro che porti il sistema internazionale a interrogarsi, a trovare anche una soluzione perché casi del genere non si ripetano; perché oggi è l'Argentina sotto scacco, ma domani non solo paesi emergenti o in via di sviluppo, ma anche paesi europei potrebbero trovarsi nella stessa situazione.

MoviSol: Vede questo come parte della deriva generale del diritto internazionale, ad esempio come nel caso delle guerre per il "cambiamento di regime"?

Porta: Io credo che in questo momento sia in gioco non semplicemente il diritto internazionale, ma diciamo l'equità e la giustizia di questo diritto. È ormai chiaro a livello finanziario, ma anche a livello politico, economico in generale, che nel mondo vige il sistema dei due pesi e due misure. Quando i problemi riguardano paesi come gli Stati Uniti si chiudono non uno o due occhi, ma dieci o venti. Quando i problemi riguardano paesi che non sono dominanti dal punto di vista politico ed economico si attuano altre misure. Quindi, quello che c'è da ridiscutere è proprio un nuovo equilibrio internazionale in cui a tutti i paesi vengano assicurate le stesse garanzie e dove a parlare più forte non siano le potenze finanziarie o i poteri speculativi ma il diritto e la sovranità dei popoli.

Mi pare che sia questo un po' il tema che abbiamo voluto mettere al centro dell'appello e credo che siamo sulla strada giusta, perché proprio lo stesso presidente del Consiglio Renzi ha scritto alla Presidentessa argentina un paio di giorni fa, assicurando il sostegno dell'Italia a questo sforzo argentino. Credo che in questo momento l'Italia abbia, in Europa e quindi nel mondo, una responsabilità per cominciare a cambiare questi equilibri, queste linee di pensiero dominanti che per troppo tempo hanno visto in Italia e nel mondo la legge del mercato parlare più forte della legge della politica e del diritto.

MoviSol: Dopo sette anni, la crisi mondiale non è risolta. Il Papa dice: quest'economia uccide. Negli stessi Stati Uniti, dove noi siamo molto attivi, cresce il sostegno politico a una svolta e viene preso come riferimento ciò che fece il grande Presidente Roosevelt negli anni Trenta. La punta di diamante di questo è un'iniziativa al Congresso per separare la finanza speculativa dall'economia reale e si riassume nella reintroduzione della famosa legge Glass-Steagall. La scorsa settimana sono state consegnate seicentomila firme popolari, raccolte da sindacati e associazioni, in calce a una petizione in sostegno di questa proposta di legge. Secondo noi, con questa riforma gli Stati Uniti potrebbero imprimere la svolta. La vede anche lei in questo senso?

Porta: Sicuramente. Negli Stati Uniti è iniziata la crisi ed è iniziata proprio nel cuore di quell'economia, di quel paese che pretendeva dettare norme, regole anche dal punto di vista finanziario a tutti gli altri paesi, a partire da quelli dell'America Latina che più negli ultimi decenni hanno sofferto l'imposizione di certi meccanismi finanziari internazionali. È giusto e anche saggio che proprio dagli Stati Uniti debba partire un nuovo sforzo di riorganizzazione del sistema bancario e finanziario internazionale, a partire proprio dai meccanismi vigenti in quel paese, quindi mi pare molto interessante quello che sta succedendo. Il fatto che intorno a questa proposta si sia mobilitata una parte così grande non solo del congresso ma anche dell'opinione pubblica e della società civile americana dimostra che questi sette anni non sono passati invano. È uno sforzo trasversale che deve essere fatto non solo negli Stati Uniti ma, a questo punto, anche tra i paesi e tra i sistemi politici e tra le società civili di tutti i grandi paesi. Mi pare che il momento sia quello giusto e siamo nel cammino giusto, speriamo.

MoviSol: Tornando all'iniziativa sull'Argentina, se ho capito bene voi proponete di riaprire il negoziato che fu condotto in seno al FMI fino al 2003 per stabilire nuove procedure, nuove regole internazionali che impedissero alle minoranze di creditori di bloccare la ristrutturazione del debito sovrano. Giusto?

Porta: È così. Nel sistema privato vige questa legge di buon senso, dove quando c'è una grande maggioranza di azionisti che all'interno di un'impresa trova un consenso rispetto a una determinata opera di ristrutturazione di un'impresa, quell'accordo vale per tutti. Non si capisce perché lo stesso meccanismo non debba essere applicato al debito e alla sovranità degli stati. Un decennio fa eravamo vicini ad un accordo che andasse incontro a questa esigenza, poi l'accordo saltò. Oggi forse quello che sta accadendo attorno all'Argentina ci dà la forza di riproporre questa tematica e mi pare che le adesioni, o comunque che la sensibilità che dagli Stati Uniti alla Francia allo stesso FMI sta avendo questa discussione, possano essere di buon auspicio in questo senso.

MoviSol: La vostra iniziativa parlamentare non porterà ad un atto legislativo però ha già fatto muovere il governo italiano, come ha notato in precedenza. Lei ha poi accennato all'azione generale dell'Italia come presidente di turno dell'UE. Ha già un'idea di quali passi concreti possano essere compiuti in quella sede?

Porta: Come dicevo, l'Italia è il presidente di turno. Renzi ha scritto alla Kirchner. Al di là della questione argentina c'è già l'impegno italiano nel dare a questo semestre ma in generale all'Unione europea dei prossimi anni un diverso orientamento in materia di politica economica e anche in materia di organizzazione interna del mercato finanziario.

Per quanto riguarda l'Argentina, il prossimo passo, citato anche nella lettera di Renzi a Cristina Kirchner, sarà la visita del ministro degli Esteri Mogherini il prossimo agosto a Buenos Aires. Credo che questa visita in qualche modo sarà in linea e darà un'ulteriore spinta in questo senso al sostegno italiano a questo sforzo dell'Argentina, ma più che altro a questo sforzo a livello europeo e internazionale che tutti dobbiamo fare per cambiare un sistema che ha dimostrato di essere ingiusto e anche inefficace.




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